Oscura storia di telefonate minacciose nel "giallo,, dell'artigiano strangolato

Oscura storia di telefonate minacciose nel "giallo,, dell'artigiano strangolato Difficoltà nelle indagini sullo sconcertante delitto di Roma Oscura storia di telefonate minacciose nel "giallo,, dell'artigiano strangolato La moglie della vittima, che dice di averle ricevute, le attribuisce ai falegnami della zona invidiosi della fortuna che il marito aveva nel lavoro - Qualche contraddizione nel racconto dell'assassinio ripetuto alla polizia (Nostro servizio particolare) Roma, 5 agosto. In questura sono sconcertati: « in questo delitto ci sono troppe cose che non quadrano », spiegano. Gli investigatori non hatìntì drtdórà trovato una logica alla morte di Vincenzo Mei.-il falegname dì 47 anni strangolato ieri pomeriggio sul suo letto da due fantomatici giustizieri che gli hanno stretto una lunga calza di nailon attorno al collo. Le indagini seguono la pista fornita dalla moglie della vittima, Giuditta Meandri, 49 anni, che ha veduto entrare in casa sua gli assassini ma è stata tenuta fuori con la forza dalla stanza del delitto. Gli agenti della squadra mobile ve l'hanno ricondotta oggi per una sommaria ricostruzione della scena cui ha assistito ieri. Il sopralluogo nell'appartamentino al numero 40 di via Renato Fucini, nella Montesacro Alta, è durato un paio d'ore ma non se ne conosce l'esito. Sembra, tuttavia, che la donna abbia sostanzialmente confermato la versione dell'accaduto fornita fin dal primo momento, sia pure con qualche contraddizione. Altrettanto hanno fatto il figlio ventenne Lorenzo, che ha chiamato la polizia dopo avere trovato il padre morto rientrando dal lavoro, e le altre due figlie dei Mei, Annamaria di 24 anni e Paola di 13, tornate ieri sera dalla villeggiatura in seguito alla lut* tuosa notizia. Ma gli interrogativi rimangono e stasera non è possibile escludere alcuna ipotesi. Secondo la ricostruzione la porta che gli assassini ave vano chiuso a chiave andan compiuta dalla polizia, Vincenzo Mei è tornato a casa ieri verso le 12 e mezzo; la moglie afferma che hanno mangiato insieme ma nella casa non è stata trovata traccia di rifiuti: di certo c'è soltanto che l'uomo va poi a riposare nella sua stanza da letto. Non è passata un'ora, racconta la signora Aleandri, che suona il campanello della porta d'ingresso: lei va ad aprire e si trova di fronte due uomini, uno dietro l'altro, che la spingono da una parte ed entrano. Il primo dei due è armato di pistola, le chiede minacciandola dove si trova il marito e ottenuta la risposta si precipita con il complice nella stanza in cui l'uomo sta ormai dormendo. Giuditta Aleandri resta fuori, con gli occhi sbarrati sulla porta della stanza che l due sconosciuti si sono chiusa alle spalle, terrorizzata, incapace di reagire. Sono circa le 15,15, sono trascorsi tre quarti d'ora durante i quali la donna non ha udito una parola né un gemito, quando l'uomo armato e il compagno riappaiono e le annunciano di «avere sistemato il marito ». Aggiungono che non provi a chiedere aiuto, perché « altrimenti aspet tiamo tuo figlio e facciamo fuori anche lui ». E Giuditta Aleandri nou chiede aiuto a nessuno, anche lei se ne resta muta sulla sedia in cui s'era accasciata all'arrivo dei due Soltanto quando poco dopo torna il figlio Lorenzo dosene viene abbattuta a spai late dal giovane e si scopre il cadavere di Vincenzo Mei Il corpo dell'uomo è disteso sul letto, composto, non ha abrasioni o segni esterni di alcun genere. Si direbbe che non abbia neppure tentato di difendersi. Ma se è stato colpito nel sonno perché i due assassini gli sono poi rima¬ sti accanto tanto a lunga? Nella stanza non manca nulla e neppure sembra che vi sia stalo cercato qualcosa. Gli agenti, giunti verso le 15,40, trovano tutta la casa in ordine e in una borsa della signora Mei una chiave che apre la stanza da letto. Nell'angoscia del momento, madre e figlio non hanno pensato a cercarla e Lorenzo Mei ha preferito fart cadere la porr ta con la'forza. Gli investigatori chiedono iòrÒ^sé'hanno idea di chi potessero essere gli uomini che hanno ucciso il congiunto: viene fuori una storia di telefonate minacciose che la signora Mei attribuisce ai falegnami della zona, invidiosi della fortuna che il marito aveva nel lavoro. Ma a riceverle è stata sempre lei, che ne ha poi parlato più volte ai familiari. Così^non si riesce a capire se all'altro capo del filo le voci fossero sempre maschili o talvolta ve ne siano state di femminili. E anche la descrizione che la signora fa degli assassini del marito non aiuta molto la polizia: è l'immagine stereotipata di due « killers » da romanzo a tinte fosche. Ma la donna ha subito qualche tempo fa un forte esaurimento nervoso e lo choc subito ieri certo non l'aiuta a ricordare. « Io non capisco, mi sembra una storia folle: non posso togliermi dagli occhi mio padre con la calza stretta al collo e tuttavia mi sembra impossibile che sia accaduta questa tragedia », dice Lorenzo Mei. Ed esprime lo stato d'animo di tutta la famiglia e di quanti conoscevano il falegname assassinato. « Hanno ucciso un uomo tranquillo », dicono di lui i vicini. 1. z. Roma. I fratelli Mei, figli dell'ucciso, arrivano in Questura (Telcfoto Associated Press)

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