"Ora la pace dipende da America e Urss,, di Igor Man

"Ora la pace dipende da America e Urss,, "Ora la pace dipende da America e Urss,, Commenti favorevoli in Israele (Dal nostro Inviato speciale) Gerusalemme, 5 agosto. Le prime reazioni arabe al discorso di Golda Meir sono negative. Lo furono anche quelle israeliane al discorso di Nasser. Peraltro, successivamente, Israele rettificò il tiro ed ebbero buon gioco i moderati che volevano che il governo accettasse il « piano Rogers ». Il presidente egiziano si mostrò scettico riguardo alle nuove proposte americane e parlò duramente: « Quel che ci è stato tolto con la forza, solo con la forza potremo riaverlo », tuttavia, aderendo al « piano Rogers », implicitamente finiva con l'accettare la « realtà Israele ». Di questo si fecero forti i moderati israeliani per condurre una battaglia politica fra le più difficili. Un sondaggio di opinione pubblica rivela oggi che, nella stragrande maggioranza, gli israeliani approvano l'accettazione del « piano Rogers ». ancorché molti dubitino ch'esso porterà a risultati concreti. Il dibattito al Parlamento riflette questo stato d'animo. Golda Meir l'ha riassunto nel suo discorso dove esprime la speranza d'una soluzione pacifica, ma, insieme, enuncia riserve e prospetta le « precauzioni » prese da Israele per parare un fallimento dell'iniziativa americana. Secondo la proposta degli S. U., una volta detto « sì », i Paesi interessati avrebbero dovuto inviare una lettera a Jarring invitandolo a riprendere la sua missione. Nello spirito dell'iniziativa americana, le lettere dell'Egitto, della Giordania e dì Israele ' dovrebbero essere identiche, formulate secondo i suggerimenti di Rogers, ed è stato a questa condizione, a quanto si sa, che Nasser ha ac¬ cettato il piano. La lettera d'Israele, così come Golda Meir l'ha letta al Parlamento, differisce sensibilmente, e nei punti più importanti, dal testo comune proposto da Rogers. Nel suo discorso,' Golda Meir ha prima citalo la lettera nella versione americana, poi ha letto il testo integrale di quella che Israele invierà a New York. Israele afferma che «tutte le parti (arabe) dovranno essere responsabili degli atti di guerra commessi da irregolari in azione dai territori da loro controllati ». C'è dì più: Israele accetta il ritiro delle sue truppe dai territori, come detto nella risoluzione dell'Onu, ma « su frontiere sicure e riconosciute da fissare con accordi di pace ». Tuttavia, per evitare che queste riserve vengano considerate alla stregua di un rifiuto ad accettare puramente e semplicemente il piano Rogers. il capoverso finale della lettera israeliana a Jarring precisa che Israele non pone condizioni vincolanti. In definitiva — si dice qui — tutto dipenderà dalle pressioni che le due superpotenze sapranno, e vorranno, esercitare sui rispettivi « protetti ». L'Urss non può ammettere la sconfitta di Nasser, ma non pare disposta ad avallare avventure belliche. Gli Stati Uniti sono decisi a garantire l'integrità di Israele, ma appaiono egualmente decisi a subordinare aiuti e garanzie alla flessibilità del suo governo. Se è logico pensare — concludono gli osservatori politici — che né russi né americani vogliono trasformare il Medio Oriente in un nuovo Vietnam, ne viene ehm un giorno, non certo vicino, si avrà la pace. Igor Man