Bruce ha nuove proposte per il Vietnam o si affida solo all'arma della pazienza? di Giorgio Fattori

Bruce ha nuove proposte per il Vietnam o si affida solo all'arma della pazienza? Guiderà la delegazione americana ai colloqui di pace Bruce ha nuove proposte per il Vietnam o si affida solo all'arma della pazienza? Scetticismo a Parigi sulla-missione dell'inviato di Nixon - Diplomatico di lunga esperienza, appassionato d'arte, fu anche presidente della National Gallery - Domani il primo incontro con i rappresentanti di Hanoi e del Fin (Dal nostro inviato speciale) Parigi, 4 agosto. Sessantacinque minuti di conversazione con il capo della delegazione di Saigon, Pham Dong, hanno inaugurato la missione parigina del nuovo inviato di Nixon, David Kirk Patrick Bruce, per la pace nel Vietnam. Un sem-* plice « allenamento a porte chiuse », in vista del primo scontro che si inizierà domani. I pronostici non sono favorevoli. Se Bruce non avrà qualcosa di nuovo da proporre (e sembra proprio di no) le delegazioni nordvietnamito e del Fronte di Liberazione vietcong bloccheranno, come nel passato, le trattative su due richieste base: partenza senza condizioni di tutti gli americani dal Vietnam e governo di coalizione, con i Vietcong, per preparare le elezioni. David Bruce ha 72 anni, un prestigioso passato diplomatico alle spalle e una fama dì liberale che, nelle speranze del presidente Nixon, dovrebbe servire ad ammorbidire psicologicamente la posizione di Hanoi. Venne in Francia per la prima volta nel 1917 con il corpo di spedizione americano alla guerra mondiale. E' un uomo ricco, culturalmente raffinato, e possiede una delle più belle collezioni d'arte negli Stati Uniti. Dopo le brillanti cariche politiche ed economiche di una lunga Barriera (capomissione del piano Marshall, rappresentante americano nella Comunità carbone e acciaio, segretario di Stato supplente alla- Casa Bianca), era rimasto nella vita pubblica come presidente della National Gallery di Washington. La designazione di Nixon a capo della delegazione per i colloqui sul Vietnam l'ha strappato ai suoi studi sugli impressionisti, rilanciandolo in una missione senza molte speranze. E' il terzo capomissione americano dopo Averell Harriman e Cabot Lodge. Il suo arrivo ha messo in movimento un centinaio di giornalisti, ma non ha emozionato Parigi, spopolata dall'afa e dalla fuga generale per le vacanze. Non è più il tempo quando una piccola folla di curiosi si radunava ogni mattina sotto l'Hotel Crillon, in attesa di Cabot Lodge che prima di ogni ritmione con i vietnamiti si metteva in forma pedalando per un'ora sulla cyclette nella sua camera d'albergo. Ormai, questi incontri di Parigi sembrano una stanca ripetizione dei colloqui ventennali sul trentottesimo parallelo. Si fanno per riaffermare posizioni dì principio, ma quasi nessuno crede che possano portare almeno per ora a qualche risultato. Bruce non deve soltanto tentare di aprire un varco nella dogmatica posizione di Hanoi, ma anche muoversi cautamente per non urtare la sospettosità vigilante dell'alleato di Saigon. E' ancora recente il ricordo di una polemica fra Harriman e il presidente Thieu, per avere l'americano affermato che Saigon nìcchia a discutere francamente con la delegazione vietcong.' Bruce fui cominciato con un minuscolo passo falso dicendo all'aeroporto di essere pronto alla « conferenza». Una parola che ha irritato i sudviethamiti,' perché i colloqui di Parigi sono definiti « riunione », in quanto il termine « conferenza » significherebbe, sul piano diplomatico, un riconoscimento di governo al fronte rivoluzionario vietcong. E' in questo clima di bizantinismo asiatico che l'elegante collezionista d'arte deve manovrare. I capi delle, delegazioni nordvietnamita e vietcong hanno nei giorni scorsi ribadito che il presidente Nixon si fa illusioni se pensa che la pressione militare con l'intervento in Cambogia abbia modificato di un centimetro la loro posizione. David Bruce ha in tasca qualche carta segreta per sbloccare il dibattito? Se ci si affida solo alla sua consumata esperienza di diplomatico, difficilmente tornerà a Washington con qualche controproposta nuova da parte di Hanoi. Il signor Bruce, l'ha detto subito, confida nella « pazienza ». Comunque, il suo viaggio a Parigi non sarà sprecato: ha già detto che si propone una nuova lunga visita al Louvre. Giorgio Fattori f