La vocazione nucleare di Ennio Caretto
La vocazione nucleare AJSfAJLISI La vocazione nucleare Arduo applicare il trattato anti H ; altri Paesi preparano la bomba" Bruxelles, agosto. All'inizio di settembre, la Aiea (Agenzia internazionale dell'energia atomica) concluderà i primi accordi per il controllo delle installazioni e dei materiali nucleari con i paesi aderenti al trattato di non proliferazione. Il trattato è entrato in vigore il 5 marzo, quando più di 43 Stati lo hanno ratificato, come stabilito dal regolamento. Un comitato dell'Alea ha dedicato gli ultimi mesi alla preparazione di un accordotipo applicativo che contempla misure non solo contro l'impiego militare di reattori ed energie destinati a fini pacifici, ma anche contro lo spionaggio industriale. Alcuni particolari dell'accordo-tipo potranno essere definiti solo tra un mese dall'assemblea generale dell'Aiea. Si tratta degli obblighi del risarcimento danni in caso d'incidente e del finanziamento delle operazioni di controllo. L'Aiea dispone di 54 ispettori e di un bilancio annuo di un miliardo e 300 milioni di dollari: entro un decennio, perché si applichi seriamente il trattato di non proliferazione, occorrerà decuplicare il personale e triplicare il bilancio. Questi problemi tecnici sono tuttavia superabili. Assai più gravi sono le esitazioni di qualcuno tra i paesi che hanno firmato, ma non ratificato il trattato, o che non 10 hanno firmato affatto; e soprattutto le ambizioni di quelli che non lo firmeranno « mai », come la Cina e la Francia. Esiste da tempo un gruppo di Stati « potenzialmente nucleari », capaci cioè di sviluppare un deterrente atomico proprio. Gli elenchi originari sono noti: il Giappone, l'India,. l'Australia, il Brasile e, nell'ambito del Mec,' la Germania, l'Italia e forse l'Olanda. Ciascuno di questi Stati ha motivi precisi por volere la force de frappe. Il Giappone si sente schiacciato tra la Russia e lo-i:Cina, Wndla*T»«nac- , i ciata ai. confini, l'Australia I temè' per la stabilità dell'Estrèmo Oriente. In Europa, la vocazione nucleare è meno forte, ma non meno allettante: vi concorrono ragioni di prestigio e tecnolo- - giche. Contrariamente alle speranze, negli ultimi anni, altri nomi .si sono aggiunti sugli elenchi degli Stati « potenzialmente nucleari ». I casi più recenti e clamorosi paiono .quelli d'Israele e del Sud Africa. Il mese scorso, la stampa americana annunciò che Israele stava costruendo la bomba atomica. Fu smentita, ma pochi dubitano che Israele, volendo, possa creare il deterrente in un periodo di tempo molto breve. Sembra certo che anche l'Egitto sia in grado di formarsi una force de frappe. Tali prospettive danno al conflitto medio-orientale una nuova drammatica dimensione e sottolineano l'immediata necessità di pace. Il Sud Africa è il primo produttore d'oro del mondo, e il terzo d'uranio: tra il '52 ed oggi, le esportazioni di quest'ultimo gli hanno fruttato oltre mille miliardi di lire. Fino a luglio non gli si attribuivano programmi nucleari molto vasti. Ma a luglio, il premier Vorster ha . annunciato la scoperta « di un nuovo metodo per l'arricchimento dell'uranio », precisando che « una fabbricapilota sta sorgendo ii località segreta». Le nostre ricerche atomiche, ha detto Vorster, hanno esclusivamente scopi pacifici; offriamo la nostra collaborazione a tutti i paesi non comunisti e ci riserviamo di firmare il trattato di "non proliferazione dopo che l'Aiea avrà completato l'accordo-tipo. Dichiarazioni rassicuranti, ma che confermano che anche 11 Sud Africa ha la bomba a portata di mano. L'applicazione del trattato sta diventando una corsa contro ij tempo. I progressi nucleari dei dieci o quindici paesi che tallonano le superpotenze, ne esasperano l'urgenza. La Cina e la Francia parlano di una « Monaco atomica », di una spartizione tra l'America e la Russia, ai danni di tutti gli altri, e auspicano la « democratizzazione del deterrente». E' importante che il trattato di non proliferazione venga applicato in tutto il mondo presto e bene, affinché, come disse Nixon al suo Ingresso alla Casa Bianca, « l'èra del negoziato succeda all'èra del confronto ». Il trattato, infatti, rappresenta soltanto il primo passo verso il disarmo nucleare, e trova il suo sviluppo logico nei negoziati in corso a Vienna tra l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti per la limitazione dei missili strategici. Ennio Caretto
Persone citate: Nixon
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