Il "miracolo austriaco,, di Arturo Barone

Il "miracolo austriaco,, I nostri soldi Il "miracolo austriaco,, Torno spesso, ed ogni volta con piacere, in questo piccolo paese che ha nome Austria. Poco più di mezzo secolo fa era il cuore di uno dei più grandi imperi del mondo; oggi, di quell'impero sopravvive — ma solo Ira le classi anziane — una certa romantica nostalgia. Le classi che attualmente governano il paese hanno saputo far tesoro delle terribili esperienze del ventennio tra le due guerre mondiali, allorché gravi errori furono compiuti battendo vie diverse e contraddittorie: i socialisti tentarono , la rivolta rivoluzionaria; i cattolici risposero con la dittatura reazionaria; i nazionalisti di stampo pangermanista non esitarono ad appoggiare l'annessione al Reich hitleriano. L'Austria è oggi un paese ordinato, che gode di una invidiabile stabilità sociale, politica ed economica. Rinunciando ad ogni sogno di potenza, ha accettato la propria condizione di piccolo Stato, simpatizzante ideologicamente per l'Occidente ma consapevole della posizione geografica di territorio cuscinetto tra i due blocchi in cui è divisa l'Europa. In queste settimane si parla, con crescente insistenza, di una possibile rivalutazione dello scellino. A parte ogni giudizio sull'opportunità tecnica dell'operazione, questa voce non mi sorprende: essa viene a convalidare l'esistenza di un « miracolo austriaco », di cui pochi si erano accorti per il fatto che « i popoli felici non hanno storia », specie se di modesta consistenza demografica, ma che non era sfuggita agli osservatori più attenti. Durante gli Anni Sessanta, con lavoro paziente e tenace, l'Austria ha costruito le premesse di una crescente prosperità. Ha potenziato e diversificato le sue industrie, ha sviluppato la propria agricoltura, ha migliorato' la rete del trasporti e delle attrezzature ricettive (alberghiere e familiari) , concedendo ' il meno possibile alle tensioni inflazionistiche. Paese fra i più a buon mercato d'Europa, l'Austria è ormai da tempo uno dei principali beneficiari dell'annuale invasione turistica tedesca. Come sempre accade, i miracoli non sono frutto del caso o di oscuri disegni provvidenziali. La classe politica ha saputo mantenersi compatta negli anni difficili dell'occupazione straniera e della ricostruzione: per un ventennio democristiani e socialisti hanno governato insieme, praticamente senza opposizione (questa contava in Parlamento meno del 10 per cento dei seggi) e con una' distribuzione sistematica del potere che ha suscitato critiche a non finire (ad ogni ministro democristiano faceva riscontro un sottosegretario socialista, e viceversa) . Poi, persuasi che la patria .non fosse più in pericolo, al condominio bipartitico si è preferito sostituire un regime di alternativa: per quattro anni ha governato il partito popolare, sia pure con una maggioranza risicata; dall'aprile scorso è al potere, con la semplice maggioranza relativa, un governo socialista, presieduto da Bruno Kreisky, figlio di un banchiere ebreo. Già debole in partenza, il ministero Kreisky si trova ora nella situazione singolarissima di avere perso la maggioranza iniziale: in seguito ad irregolarità commesse dal piccolo partilo sedicente liberale ma di fatto neonazista, sono state annullate le elezioni del irarzo scorso in tre collegi della capitale, provocando la decadenza dei rispettivi deputati, tutti socialisti. Le nuove elezioni, che si terranno a Vienna il 4 ottobre, decideranno delle sorti del governo socialista. I democristiani si sforzano naturalmente di rovesciare i risultati delle elezioni di primavera che, per la prima volta nel dopoguerra, li hanno costretti a sedere sui banchi dell'opposizione. A tale scopo essi battono soprattutto sul tasto dell'inflazione. 11 governo cerca di reagire con alleggerimenti fiscali (sulla margarina ed altri grassi, sull'olio combustibile) e con riduzioni delle sovvenzioni statali ai produttori dì latte, ma questi ultimi sono scesl in piazza e — per prolesta — hanno distribuito gratis ai viennesi « cartoni » pieni di latte. Sapremo nei prossimi mesi se anche l'Austria sarà toccata dall'ondata inflazionistica che, finora, l'aveva risparmiata. Sarebbe un duro colpo a quella politica dei redditi che era stala praticata, con indubbio successo, nell'ultimo decennio. 11 leader dcll'OGB, la Confederazione austriaca dei sindacati, Anton Benya, è considerato a giusto titolo uno dei maggiori artefici della « pace sociale » che ha caratterizzato la vita economica del paese negli Anni Sessanta. , Fautore di una « politica salariale di solidarietà ». Benya sostiene che presupposto di questa politica è che « le rivendicazioni di più alti salari non debbano essere pagate da altri gruppi di lavoratori sotto forma di prezzi più alti ». Il ricorso allo sciopero, arma estrema dei lavoratori, è oggi in Austria ridotto al minimo: nel 1969 vi hanno fatto ricorso solo 17 mila lavoratori, di cui 14 mila maestri per uno sciopero di avvertimento, con una perdita complessiva di 4250 giornale lavorative. Arturo Barone IUIlMnillinK!l(IIIMÌI!llrlliM!Ill)MIHIMI11ltll

Persone citate: Anton Benya, Bruno Kreisky, Kreisky

Luoghi citati: Austria, Europa, Vienna