Una miniera di 118 mila parole

Una miniera di 118 mila parole LA NUOVA EDIZIONE DI UN GRANDE VOCABOLARIO Una miniera di 118 mila parole L'illusione di trovare nel dizionario, bell'e scodellata, la lingua che ci serve e ci onora, è inguaribile: onde la fortuna che arride a ogni nuovo dizionario della lingua italiana e, con effetti più palpabili, a ogni nuova ristampa di dizionario famoso. Più palpabili: perché essendo noi divisi in tante « parrocchie » lessicografiche — la petrocchiana (sempre più esigua e deliziosa), la palazziana, la migliorimami, la garzantiana e via dicendo — la soddisfazione che tocca a una di esse mette agitazione e invidia in tutte le altre; né sono rari i casi di apostasia dizionariesca dovuta appunto a una semplice « ristampa ». Questo per dire che gli zingarelliani sono oggi in festa per una nuova edizione di quel glorioso vocabolario che, uscito primamente nel lontano marzo del 1922 e tuttavia aggiornato in successive tirature, andava però progressivamente invecchiando rispetto alle esigenze di « una lingua in movimento » (e che movimento!) quale è ormai là nostra, talché 109 specia listi, diretti e coordinati da M. Dogliotti, L. Rosiello e P Valesio, lo hanno oggi ristrutturato ab imis, restituendoci uno Zingarellì perfettamente riconoscibile e al tem po stesso nuovo, ricco di ben 118.000 voci in oltre duemila pagine' (oltreché di 3200 illu strazioni e 57 tavole dì nomenclatura), corredato di tutti 1 neologismi umanamente reperibili fino a questo momento (alla bisogna ha provveduto il Centro Elettronico della Casa Editrice), generoso di parole straniere entrate nell'uso comune (stress, stressato) e insomma improntato al massimo rispetto per « la lingua viva » nel suo essere e nel suo divenire. Per contro, « la lingua morta » non è totalmente bandita; e gii antiquari possono ricrearsi di tanto orrido tecnologico con qualche bel composto come nubifendente o in genere sostando, con pathos romantico, a tutti l lem mi contrassegnati da una ero cellula che vuol dire « qui giace ». Ovviamente, trattandosi di un dizionario d'uso comune, il cui terreno costa caro, non si troveranno l'antico rema (Catarro) o lo sto¬ rico profosso (Carceriere dei militi) o tavolaccino (Servo dei magistrati) o donadello (piccola grammatica latina) e consimili defunti ormai traboccati nella fossa comune; mentre dispiace un po' più che della voce infantile bua manchi l'accezione magalottiana di Magagna, Guaio; che a troppe voci pulciane siasi dato di bianco, e che fra i tanti composti di in- non abbia trovato posto il leopardiano inesercizio. Ma 11 lemma zanichelliano, risultante dall'agglomerato di lemmi affini disposti per ordine alfabetico, per cui Amicizia e Amico sono compresi in Amicabile e ci stanno un po' strettini, è tradizionalmente lesto ed eminentemente pratico. E a proposito degli avverbi in -mente, bisogna cercarvi con la lente d'ingrandimento quel praticamente che ai giorni,nostri è pur co sì stucchevolmente abusato, facendo da sé solo le veci di Quasi, AH'incirca, « Si potrebbe dire ii e altri modi limi tativi Tale trascuranza, perché normativa, ci piace e speriamo vada a colpire al cuore « il blu che praticamente è nero » e soprattutto la donna, frequentissima nella narrativa, « praticamente nuda » (cioè nuda salvo che per un brindello o coriandolo di stoffa), la quale per contraccolpo evoca l'idea di un nudo teorico (cioè totale), che viceversa poi, nella pratica del contesto (vedete che pasticcio), risulterebbe molto più pratico dell'altro. Parcheggiare è spiegato bene; ma senza cautelare l'utente sul carattere spesseggiativo del suffisso -eggiare: cosicché, a rigore, colui che una volta arriva a mettere l'auto nel parcheggio e poi. disgustato, non ci prova più, parca più che non parcheggi Bellissima, antica e senza crocellina è la parola Screzio, di etimologia incerta, significante Divisione, Rottura e quel che in grecò dicesi Scisma. Secondo i Deputati alla correzione del Decameron (dove quella voce ha un bel l'esempio) si deve alle donne ( « panni screziati » ) se essa si conservò fino al Trecento alle donne « che quanto meno conversano con forestieri, cotanto ritengono il parlare più puro e più schietto ». Ma poiché Screzio e Screziato si dicono anche oggi, bisogna che la ragione di tanta vitalità sia altrove che nella ritiratezza delle donne. All'altro polo troviamo Ecceità, Tripanosoma, Isocrimena e altri duri enimmi. Ma un dizionario interessa tanto nel cognito quanto nell'incognito; è una lettura forzatamente spezzata e occasionale ma stimolante sempre, come quella che sommuove quel tanto di vera lingua, di lingua creatrice, che abbiamo in noi. Per tacere dei puntuali servizi in ordine a difficoltà e misteri del parlare moder no, che un dizionario di media portata come questo (tra scienza e strumentalismo ) può rendere a tutti, specie rispetto alla pronunzia delle parole non pure straniere ma nostrane, che viene agevolata, oltre che dai modi ordinari, dalla trascrizione fonematica del vocabolo nei simboli del l'Associazione Fonetica internazionale, in grazia di che Amore frange in a'more e Amorazzo in amo'rattso. Leo Pestelli

Persone citate: Dogliotti, L. Rosiello, Leo Pestelli, Magagna, Rottura, Valesio