Tillich, lo scuotitore di Remo Cantoni

Tillich, lo scuotitore Quasi un moderno Kierkegaard Tillich, lo scuotitore La sua inquietudine religiosa scontenta, ma coinvolge, tutti Paul Tillich: « Si scuotono le fondamenta ». Ed. Ubaldini, pag. 172, lire 2200. Paul Tillich, il teologo che fu leader del movimento socialista religioso in Germania e riparò esule in America dopo l'avvento di Hitler, è ormai scomparso da cinque anni. Ma la vitalità del suo pensiero semina in costante espansione negli Stati Uniti e in Europa. A Stuttgart stanno preparando le Gcsammelle Werke, In Italia l'editore Ubaldini ha già pubblicato otto volumi di questo Kierkegaard moderno che dialoga fraternamente con gli atei. E proprio in questi giorni è apparso l'eccellente libro dal titolo apocalittico Si scuotono le fondamenta, che è una sintesi rapida, vivace e lucida del j suo pensiero. Poiché da uno spirito coraggioso e moderno come Tillich vi è sempre qualcosa da apprendere, vale la pena di rintracciare le ragioni della sua straordinaria fortuna negli ambienti più diversi. La sua religiosità cerca sempre l'incontro con le avanguardie culturali e scruta le esigenze, i disagi e la speranze dell'uomo contemporaneo. La sua fede cristiana, che poggia su salde basi teologiche, non si chiude mai in alcuna dogmatica di tipo angusto. Tillich vuole sempre scoprire dimensioni attuali e creative nell'antico messaggio o Kerygma. Le immagini, i miti, i simboli dall'antico e del nuovo testamento divengono per lui occasioni per entrare nel vivo di temi oggi urgenti, come, ad esempio, la scissione esistente Ira uomo e uomo o quella, non meno dolorosa, tra uomo e natura, la frattura tra mezzi e fini, che capovolge e altera, come nella fiaba dell'apprendista stregone, le vere funzioni del sapere scientifico e tecnico. Questi problemi appartengono a tutti, quale che sia l'ideologia o il livello di cultura. E' questo il dramma che i marxisti affrontano quando parlano, forse troppo ideologicamente, di « alienazione » e «r reificazione » dell'uomo. E' ovvio che un cristiano convinto trovi in Dio la tonte e la profondità dell'esistenza, ma Tillich si rivolge soprattutto ai non credenti. A proposito della parola « Dio » non si formalizza e dichiara: « Se per voi quella parola non significa gran che, traducetela, e parlate denti abissi della vostra vita, della sorgente del vostro essere, del vostro interesse supremo, di ciò che prendete sul serio senza alcuna riserva. Forse, pei farlo, dovrete dimenticare tutto ciò che avete appreso di tradizionale intorno a Dio, forse la parola stessa. Non potete pensare né dire: La vita non ha profondità! la vita stessa è piatta. L'essere stesso è superficie soltanto ». * * Per Tillich linguaggio religioso e linguaggio « laico » possono dunque incontrarsi e convergere nella ricerca dei fondamenti, delle « profondità », di quei valori e significati che danno un senso alla storia, ai rapporti tra gli uomini, a una natura non degradata o avvilita. Tillich parla per quelli che sperimentano la caducità e il tragico dell'esistenza quotidiana, a quanti non si chiudono nell'arroganza e nel fanatismo di pseudocertezzc ma cercano, in buona fede, i modi per rinnovare e ricostruire se stessi e la società. Ripercorre, con vibrante partecipazione, gli antichi testi profetici di Geremia, Isaia o Ezechiele, rimedita i Salmi e i testi più drammatici di Luca, Matteo e Giovanni, commenta ex novo Paolo. Quei testi hanno, come è noto, accenti profetici e apocalittici, sono miti, immagini, simboli che ancora non hanno perduto il loro significato perché in quell'arcaico linguaggio già è conosciuta la condizione dell'uomo che le metamorfosi storiche e sociali modificano certamente ma non al punto di annullarla. E' la condizione, per Tillich, dell'uomo oppresso e travagliato. « L'uomo lavora e tribola, perché è l'essere che sa della sua finitezza, della sua caducità, del pericolo di vivere, è del carattere tragico dell'esistenza. La paura e l'angoscia sono patrimonio di tutti come sapeva Paolo quando guardava i giudei e i pagani L'inquietudine sollecita l'uomo per tutta la vita, come sapeva Agostino. Un occulto elemento di disperazione è nell'anima di ogni uomo, come scoprì il grande protestante danese Kierkegaard. Fratture e lacune sono in ogni anima ». Tillich, che scrive Si scuoto- fjco no le fondamenta dopo gli orrori del nazismo, di Hiroshima e di Varsavia, sa che veramente la terra ha tremato. Ma egli non predica lamentazioni e sconforto, anche se sottolinea, in accordo con molte filosofìe laiche, la caducità e il tragico annidati negli uomini, nelle nazioni, negli Stati, nelle società. L'uomo è enigma. La volontà di potenza ha qualcosa di demonico quando distrugge la natura e trasforma in idoli gli strumenti preziosi della scienza e della tecnica. Ciò che noi crediamo un intero è sempre solo un frammento di un frammento. La pascaliana miseria dell'uomo sta appunto nel carattere frammentario della sua vita e del suo sapere. La sua grandezza nella capacità di sapersi frammentario ed enigma- Certo il protestante Tillich è un cristiano inquietante, come Pascai o Kierkegaard. C'è in lui di che scontentare, in uguale misura, credenti di ogni confessione e non credenti di ogni partito. I credenti possono infastidirsi del suo colloquio troppo amichevole con Marx e con Nietzsche, con la psicologia del profondo e con l'ateismo. I non credenti sono imbarazzati quando ogni impegno umano vissuto con radicale se¬ rietà viene interpretato come una scelta religiosa. Alcune affermazioni di Tillich aprono un dibattito scomodo tra le par ti in causa, perché sconvolgono il giuoco delle parti. Eccone alcune tipiche: « La protesta contro Dio, il desiderio che non ci sia alcun Dio, e la fuga nell'ateismo sono tutti autentici elementi di profonda religione. E la religione ha senso e potere soltanto sulla base di questi elementi ». * * Le religioni positive sono oggi in fermento. Molti vogliono sganciare le chiese da vecchie tentazioni conservatrici e autoritarie. Vogliono recuperare vocazioni religiose più autentiche Questo fermento innovatore è trasparente in tutte le nuove teologie. Basti pensare a Bultmann, a Niebuhr, a Bonhoeffer, a Teilhard de Chardin. Il cosiddetto pensiero « laico », come hanno intravisto i sociologi più acuti, da Durkheim a Max Weber, non si sottrae a temi religiosi quando scava sotto le ipotesi di lavoro e cerca anch'esso, a suo modo, quali siano i fini, il valore e il significato della nostra presenza nel mondo. Forse per questi motivi Tillich scontenta tutti, ma tutti anche provoca e appassiona. Remo Cantoni

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