Frattura fra gli arabi di Igor Man

Frattura fra gli arabi Il piano Usa accettato da Nasser Frattura fra gli arabi Irritato dall'ostilità dei palestinesi, Nasser ha sospeso le loro radio al Cairo - Appello dell'Irak per un « fronte unito » contro le proposte di tregua - Israele decide oggi: è probabile che accetti il piano Rogers (Dal nostro inviato speciale) Gerusalemme, 28 luglio. La notizia che Nasser ha « sospeso » le due emittenti della resistenza palestinese installate al Cairo, è stata accolta al Parlamento israeliano con soddisfazione ma anche con riserve. Va detto subito però che la prima sovrasta le seconde. La «sospensione» decisa da Nasser è un atto politico di notevole portata, inteso a dimostrare l'effettiva volontà di pace della Rau. Ieri si erano avute dimostrazioni di piazza ad Amman promosse dal «Fronte popolare» di Habash e dal « Fronte democratico » dì Nawatmeh contro il « piano Rogers » accettato dal Cairo e da Hussein. Stamani il quotidiano di Al Fatah minaccia di « colpire gli interessi americani nel Medio Oriente, che non sono più al riparo come una volta, ma a tiro dei palestinesi ». Il giornale, nei giorni scorsi, aveva pubblicato il testo di un presunto piano segreto di pace fra Stati Uniti, Israele, Rau e Giordania, denunciando « una manovra contro i diritti del popolo palestinese, contro la guerra di liberazione ». Il gesto di Nasser rafforza indubbiamente le argomentazioni di quanti in Israele chiedono l'accettazione del « piano Rogers ». Domani il governo è convocato per una riunione « di straordinaria importanza, se non risolutiva ». Diciotto dei 24 ministri sono per il « sì », i sei ministri che non si sono ancora pronunciati appartengono al Gahal (destra), ma solo due, i ministri senza portafoglio Geigin e Landau, sono fermi sul rifiuto, gli altri favorevoli in linea di principio. La decisione di Nasser riduce senza dubbio le apprensioni israeliane, ma le forze di destra si domandano se una misura come quella adottata dal presidente egiziano non comporti « un'altra trappola ». Pensano infatti che essa servirebbe a sollevare l'Egitto e la Rau da ogni responsabilità in ordine al futuro comportamento dei palestinesi, in modo da poter accusare Israele di rottura della tregua (è questa la prima condizione del « piano Rogers »), qualora i suoi fossero costretti a reagire ad un attacco dei guerriglieri. La crisi fra la Rau e i palestinesi è una delle prime conseguenze, nel mondo arabo, del « sì » di Nasser e dimostra quanto la partita ingaggiata dal Rais sia difficile e come la via della pace si presenti ancora lunga e cosparsa di ostacoli. Occorre dunque far presto, perché oggi Nasser può controllare i palestinesi, ma se l'iniziativa di pace dovesse dare magri risultati, alla lunga egli non potrebbe più disporre di quello spazio di manovra che oggi dimostra di possedere. Una rottura totale fra i governi arabi e i palestinesi è impensabile, non conviene a nessuna delle partì. La resistenza ha bisogno degli aiuti di quei governi, primo fra tutti della Rau; i paesi arabi non possono trascurare l'importanza politica del movimento palestinese, la sua presa sulla massa araba. Per conseguenza, dicono gli osservatori, Israele deve decidere tempestivamente, non foss'altro per « mettere alla prova » gli arabi. L'influente Haaretz scrive che « Nasser ancora una volta ha dimostrato di essere capace di dare il "la", di poter deteminare gli avvenimenti, anche in senso pacifi- co, se veramente lo vuole ». Igor Man