Napoli : il triste ritorno in patria degli italiani cacciati dalla Libia di Adriaco Luise
Napoli : il triste ritorno in patria degli italiani cacciati dalla Libia Napoli : il triste ritorno in patria degli italiani cacciati dalla Libia I primi 230 rimpatriati hanno abbracciato i parenti - Il prefetto: « Nessuno si illude di potervi restituire la serenità e la sicurezza. Ma credetemi, qui troverete dei fratelli pronti a darvi l'aiuto e la solidarietà» (Dal nostro corrispondente) Napoli, 25 luglio. Un migliaio di persone ha atteso in porto l'arrivo dalla Libia della nave traghetto « Sicilia » che ha riportato in patria 230 profughi italiani, il primo gruppo di connazionali, dopo il provvedimento di confisca dei beni, annunciato nei giorni scorsi dal colonnello Kaddafi. Ad accogliere i rimpatriati erano i parenti venuti da ogni regione d'Italia, autorità cittadine e di governo. La motonave è giunta alle 15,45 con oltre sei ore di ritardo. Difficoltà burocratiche alla partenza da Tripoli, cattive condizioni atmosferiche incontrate nel Mediterraneo e una breve sosta a Siracusa e a Catania dove sono sbarcati 29 profughi, ne hanno ritardato l'arrivo Quando la nave è apparsa all'ingresso della diga foranea, trainata dai rimorchiatori, sulla folla in attesa è calato un improvviso silenzio e tutti hanno seguito le manovre di ormeggio con trepidazione. Sui ponti della « Sicilia » i profughi cercavano di individuare nel¬ la marea di gente i volti dei loro familiari. Dopo il disbrigo delle formalità, il prefetto di Napoli, dott. Francesco Bilancia, è salito per primo sul traghetto. Nel salone di prima classe ha tenuto un breve discorso: « Nessuno, ha detto, si illude di potervi restituire quella serenità e sicurezza che godevate nella vostra patria di adozione e che avevate conquistato con duro lavoro e sacrifici. Ma credetemi, qui troverete dei fratelli pronti a darvi aiuto e solidarietà, disposti a farvi dimenticare questo triste ritorno ». Alcuni esponenti del msi hanno tentato di prendere la parola, ma non ne hanno avuto il tempo. Dai profughi si è levato un coro di proteste e si è udito gridare: « Non vogliamo politica, abbiamo lasciato la Libia per essere liberi ». Assistenti sociali e della polizia femminile, funzionari del ministero degli Esteri ed il personale di bordo si sono adoperati per facilitare al massimo le operazioni di sbarco e per avviare i rim¬ patriati al centro raccolta della «Canzanella» di Fuorigrotta. Qui il loro soggiorno sarà brevissimo, il tempo sufficiente per far scattare il programma di assistenza predisposto dal governo. I primi nuclei familiari che sono scesi a terra sono apparsi sconvolti dal dramma ed hanno cercato di sottrarsi alle domande dei giornalisti. Poi, hanno incominciato a parlare sia pure con reticenza. Discorsi amari, disperati, ma anche coraggiosi. Si tratta per lo più di piccoli commercianti, artigiani, impiegati e contadini che dopo il colpo di Stato si sono sentiti circondati da sentimenti ostili. Continue manifestazioni antiitaliane hanno fatto temere il peggio: venduti frettolosamente i loro averi gli italiani hanno pensato di lasciare al più presto la Libia. « Non fatemi parlare — dice con gli occhi gonfi di lacrime Idaldo Fiorini, 64 anni, oriundo di Bologna — E' vero non abbiamo sofferto rappresaglie, ma ho lasciato Tripoli con la morte nel cuore. Le autorità non hanno vo¬ luto concedere il passaporto a mio figlio Gualtiero di 21 anni, che lavora in un'industria di detersivi. Eccomi qui con mia moglie ed altri tre figli dopo aver venduto per poco o nulla la mia cartoleria. Chissà quando mi sarà concesso di riabbracciare l'altro ragazzo. Le autorità libiche per timore di indebolire le loro industrie, non lasciano partire coloro che sono ai posti chiave ». Mario Voltaggio, 32 anni, siciliano, con la moglie Anna Maria Capuzzo e con una bambina dì circa 7 anni e mezzo. « Sono nato in Libia come mia moglie e mia figlia. Stenterò ad abituarmi in Italia che non ho mai visto prima di oggi Purtroppo, la paura per la famiglia è stata più forte. Se fossi stato solo avrei affrontato qualunque Adriaco Luise (Continua a pagina 2 in seconda colonna) (A pag. 12: La folla tenta d'assaltare l'ambasciata italiana a Tripoli).
Persone citate: Anna Maria Capuzzo, Canzanella, Francesco Bilancia, Mario Voltaggio
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