L'atomo in Francia di Loris Mannucci
L'atomo in Francia L'atomo in Francia (L'industria nucleare dispone di 4 centri di studio, 6 centrali che lavorano per l'esercito e 7 civili) Parigi, 23 luglio. L'industria nucleare francese ò ad una svolta. Esistono quattro centri di studio, sei centri che lavorano per le forze armate, undici fabbriche, sette centrali nucleari appartenenti alla Electricité de France. Ma si è creata una situazione dalla quale il governo non sa come uscire. Gli obiettivi militari, certo, sono stati più o meno raggiunti. La bomba atomica è stata realizzata, sia pure di potenza relativa rispetto a quella degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica, poiché non supera i due megaton; essa ha tuttavia una potenza pari a quella di quattrocento milioni di cannoni da 75 (il più moderno della guerra del "14). Ma le commesse belliche diminuiscono a causa dei problemi finanziari e l'entrata in servizio dei sommergibili atomici dotati di missili è prevista soltanto per il 1975, nella migliore delle ipotesi. Rimangono gli obiettivi civili, e qui sono sorte difficoltà. Sulle sette centrali nucleari costruite per VElectricilé de France, tre o quattro sono ferme a causa di guasti, ed il governo ha decisp di abbandonare, per la costruzione di altre centrali, il sistema francese basato sull'impiego di uranio naturale metallico, grafite e gas, per adottare il metodo america^ no basato sull'impiego dell'uranio arricchito. La decisione è considerata come una condanna dello sforzo fatto dal Commissariato per l'energia atomica in quindici anni ed ha provocato le dimissioni di Francis Perrin, alto commissario dal 1951. Dopo aver riflettuto ed esitato a lungo, il governo è ripiegato sul sistema americano, che fa perdere alla Francia la totale indipendenza per la produzione di energia nucleare. Vi è stato indotto da considerazioni finanziarie. Le centrali elettronucleari costruite secondo il sistema francese esigono investimenti molto superiori di quelle fabbricate con il metodo americano. Ma dovendo scegliere fra i reattori proposti dalla Westinghouse e dalla General Electric il governo non si è ancora deciso. Vorrebbe associare una grande azienda francese ad una delle due americane, ma i tentativi in tal senso sono finora risultati vani. Il governo si trova in un vicolo cieco. L'uranio prodotto dalla Francia, infine, non è competitivo. La Francia è al quarto posto nel mondo — dopo la Gran Bretagna, gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica — per le riserve di uranio e la produzione delle materie di base dell'industria nucleare. Perciò intende partecipare attivamente, come ha sottolineato il Commissariato all'energia atomica nella relazione resa pubblica ora, al mercato internazionale dei combustibili nucleari. Uno sforzo particolare è stato fatto nel 1969 nel campo della ricerca e della produzione, tanto che alla fine del dicembre scorso le riserve francesi di uranio naturale erano valutate a 54 mila 200 tonnellate, alle quali si devono aggiungere le 50.000 tonnellate esistenti nel Niger, le 10.000 del Gabon e le 8000 della Repubblica centro-africana. In tutto, 118.000 tonnellate di riserve. Per quanto riguarda la produzione, il commissariato all'energia atomica ha precisate che nel 1969 quella delle miniere è sfata di 1267 tonnellate in Francia, mentre in Africa il solo giacimento attualmente sfruttato — a Mounana, nel Gabon — ha fornito quattrocento tonnellate. Le officine della Francia metropolitana che trattano il minerale hanno dato una produzione totale di 1715 tonnellate di uranio (50 tonnellate in più rispetto al 1968) e di 250 tonnellate di torio. La quantità di uranio arricchito prodotto a Pierrelatte e quella del plutonio a Marcoule, utilizzati a scopi militari, non viene naturalmente precisata, ma è considerata soddisfacente, come lo è la produzione di litio, di tritio, di acqua pesante (venticinque tonnellate all'anno) e di grafite (3500 tonnellate). Tutto ciò, malgrado le difficoltà cui si è accennato, viene giudicato di buon auspicio per l'avvenire dell'industria nucleare francese, la quale ha accordi di collaborazione con l'italiana e la giapponese, che sono sue clienti. Loris Mannucci
Persone citate: Francis Perrin
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