Posta NORD/SUD

Posta NORD/SUD Posta NORD/SUD Lo chiamavano il «terrone pazzo»; è diventato il fotografo ufficiale della Juventus Protesta di impiegati trasferiti al Nord : « Ci strappano alle nostre case » - Quando il padrone di casa non vuole famiglie numerose - Felice a Stoccarda con il marito siciliano Quando alla domenica sbuca dalla scaletta degli spogliatoi ed entra in campo, dal settore dei popolari si levano grida e applausi. I ti/osi lo salutano come si fa con un vecchio amico, gli vogliono bene perché e anche uno di loro, uno che vive e soffre per la sua squadra. E' il cav. Pasquale Petrone, nato a Spinazzola di Bari H4 anni fa, fotografo ufficiale della Juventus da quasi 40 anni. « Sono arrivato a Torino nel '23 — racconta — appena congedato dal corpo delle Guardie di Finanza, dove avevo prestato servizio per sei anni. Già allora ero appassionato di fotografia, un'arte, sia pure minore, che stava nascendo ». Ad un ricevimento ha incontrato uno dei primi fotografi di Torino, Ottolenghi. « Si arrabattava con scalette, lampi al magnesio, lastre. Ho cercato di aiutarlo e così è nata la nostra amicizia ». Il giorno dopo viene assunto come aiutante. ii Allora ero un vero sportivo — prosegue — d'inverno andavo a sciare, mi chiamavano il "terrone pazzo" perché correvo sugli sci come un forsennato, e scattavo foto a tutti. Erano i tempi eroici del Sestriere, quando vi andava anche il figlio del re, il principe Umberto ». Petrone diventa così il fotografo ufficiale dell'ex re di maggio e la sua fama aumenta, ii Frequentavo 11 bar di Combi, il leggendario portiere della Juventus. Un giorno mi ha proposto di fare delle foto ai giocatori. Ho incominciato ad andare allo stadio, ho visto le prime partite di pallone » E ci ha preso gusto. Pochi anni dopo diventa II fotografo ufficiale della squadra, ii Metà della mia vita l'ho trascorsa sui campi di calcio. Il tifo qualche volta mi ha giocato dei brutti scherzi. Ricordo che durante una partita difficile, la Juve perdeva due a zero, i nostri giocatori hanno rimontato lo svantaggio in maniera sorprendente. Quando hanno segnato il secondo goal, ho mollato la macchina e mi sono messo a saltare di gioia. I colleglli mi hanno guardato stupefatti: loro avevano scattato la foto, lo no ». A 64 anni continua a lavorare con lo stesso entusiasmo del primo giorno, ii Davanti al mio obiettivo sono passati campioni di tutti i tempi. Vede questa foto? E' l'ultima scattata alla formazione del grande Torino: pochi giorni dopo morivano tutti nella sciagura di Superga ». Sfoglia l'album dei ricordi: immagini ingiallite dal tempo, attimi di gloria fermati dalla sua macchina fotografica. La porta si apre: entra un ragazzotto sui 15 ami, accompagnato dalla madre. E' impacciato nell'abito della festa, con giacca e cravatta. Con gesto fiero presenta una lettera: « Mi ha mandato l'allenatore della squadra dei "pulcini" della Juventus. Deve farmi la foto per la tessera ». Petrone sorride, accende i riflettori, lo mette in posa davanti al telone bianco. Chissà, forse domani sarà un campione. Due impiegati siciliani a nome di un gruppo di colleghi, protestano contro il sistema, in uso nell'amministrazione pubblica, di trasferirli al Nord appena assunti, lontano dalle famiglie che hanno bisogno del loro aiuto. «Siamo un gruppo di giovani della Valle del Belice (colpita dal terremoto nel gennaio '68), trasferiti al Nord appena assunti nella pubblica amministrazione. Giovani in esilio nella propria nazione: così ci sentiamo noi, ragazzi della Valle Belice, mandati lontani da casa perché abbiamo avuto la fortuna, o la sfortuna, di vincere un concorso statale. « E' vero che gli uffici del Settentrione presentano carenee dt personale rispetto a quelli del Sud, ma lo Stato dovrebbe agire più oculatamente e non trasferire in altre regioni giovani che sono l'unico sostegno delle loro famiglie, ridotte a vivere in baracche in attesa di ricevere gli aiuti promessi tanto tempo fa per l terremotati e mai arrivati . ii Assistiamo ad un fenomeno strano e incongruente: mentre da una parte lo Stato concede sia pur minimi contributi alle famiglie sinistrate per la ricostruzione della casa, per la ripresa delle attività commerciali ed artigiane, dall'altra strappa inesorabilmente 11 giovane vln. citore del concorso, sovente unico sostegno per la famiglia, al ■suo ambiente naturale e-lo spedisce di punto tn bianco a più di mille chilometri di distanza. ii I nostri paesi ormai sono ridotti a ricovero di vecchi, bambini e disoccupati: lo Stato si ricorda della Valle del Belice solo quando i giovani sono chiamati al servizio militare o entrano nella pubblica amministrazione. Ci pare che non sia ammissibile: noi vogliamo renderci utili e contribuire attivamente alla ricostruzione dei nostri paesi, cosa che non possiamo fare dal nostro esilio ». Nicolò Grafjagninl Ufficio postale dì Bra Giovanni Vaccaro Ufficio postale dì Settimo T. Il padre di cinque figli ha infine trovato casa Un operaio immigrato da Co. senza, con moglie e cinque figli, lui risolto il problema dell'alloggio in modo brillante ed economico. «Scrivo sperando che questa mia lettera possa aiutare quegli immigrati come me che, carichi di prole, non riescono a trovare un alloggio o, quando, lo trovano, devono pagare somme enormi per pochi, malsani locali. Arrivato a Torino due anni fa, | sono stato assunto presso una grande industria. Dopo cinque mesi, ormai sicuro del posto, ho fatto arrivare la mia famiglia: moglie e quattro figli (11 quinto era in viaggio). « Ho agito d'impulso, senza preoccuparmi di trovare prima un alloggio: per 1 primi tempi abbiamo vissuto in un modesto alberghetto; poi, siccome 1 soldi sfumavano come neve al sole e l'alloggio non riuscivo a trovarlo, siamo finiti in una pensione squallida e maleodorante. In quel periodo ho risposto a decine di inserzioni, ne ho fatte altrettante, ma la casa non me la volevano affittare, perché avevo troppi figli. L'unico " alloggio " che ho trovato, alla barriera di Milano, era composto di una stanza e cucina, gabinetto sul balcone in comune con altre tre famiglie, e chiedevano 45 mila lire al mese di affitto. Disperato, ho abbandonato l'idea di trovare un alloggio in città. ii Un mese dopo, girando per la provincia, ho affittato parte di una piccola cascina vicino a Villanova e da quel giorno abitiamo 11. I miei figli crescono sani e robusti, sempre all'aria aperta, lontani dal pericolo del. j le auto. Ho un piccolo orto, do! ve coltivo l'insalata, un pollaio, j qualche coniglio. E' pur vero che ogni giorno devo sobbarcarmi la fatica di un'ora di viaggio I in pullman per andare e tornai re dal lavoro, ma in compenso ! ho risolto tutti 1 miei problemi». Antonio Slbio j ! I Una ragazza di Savigliano ha sposalo, contro il desiderio dei suoi, un siciliano. Vive con lui a Stoccarda, in perfetta felicità. ii Unico legame con l'Italia, oltre alle lettere dei parenti, è i La Stampa, il giornale del mio | Piemonte che ogni tanto riesco a trovare in edicola. Ho visto J perciò nascere questa rubrica, ho seguito 1 suoi primi passi, I ho visto la sua affermazione fra ; il pubblico. Purtroppo devo conI statare, quasi ogni volta, che la | polemica fra settentrionali e « terroni » continua aspra ed inutile. A noi italiani che viviamo all'estero, questo sciocco campanilismo fa male al cuore. « Per questo ho voluto scrivervi, come emigrante e come donna piemontese sposata con | un siciliano nato a Trapani. Il j mio matrimonio, avvenuto tre i anni fa, è stato contrastato da ' parenti e genitori. Anziani con- I ladini, i miei non vedevano di buon occhio il mio fidanzato, | scuro di pelle e con l'inconion- j dibile accento siciliano. Il fatto i che lui lavorasse come mecca- nico, dal mattino alla sera, non era sufficiente a tranquillizzarli. Erano convinti che, una volta sposati, avrebbe tirato i remi in barca, vivendo alle loro spalle e di .quel po' di terreno che hanno. « I più contrari erano, naturalmente, 1 fratelli. Io l'ho sposato Io stesso, quasi in segreto. Credevo di aver risolto in tal modo tutti 1 miei guai, invece ho scoperto che 11 peggio doveva ancora venire. Non so in che modo, ma 1 miei fratelli sono riusciti a far perdere il po. sto a mio marito. Abbiamo attraversato momenti difficili e un giorno, al colmo della disperazione, abbiamo deciso di emigrare. «Adesso viviamo in una casa modesta, mio marito ha un buono stipendio, siamo felici. Una felicità appena turbata dalla nostalgia del nostro bel paesn, dove però siamo stati trattati in modo crudele proprio dalle persone più care. Io sonò fiera di mio marito, 11 " terrone ", mentre invece lo sono molto meno del miei parenti piemontesi ». Segue la firma Pasquale Petrone: da 40 anni fotografo ufficiale della Juventus

Persone citate: Antonio Slbio, Combi, Giovanni Vaccaro, Nicolò Grafjagninl, Ottolenghi, Pasquale Petrone, Petrone, Villanova