Conosce Satana, signore?

Conosce Satana, signore? Tortuoso ma seducente "Là-bas,, di Huysmans Conosce Satana, signore? Joris-Karl Huysmans: « L'Abisso (Là-bas) », Ed. Sugar, pag. 304, lire 3000. Del diavolo, si presume, è stato detto tutto. Eppure, chi ricorda Là-bas non ignora che perfino la più delicata mutazione della cultura artistica moderna, quella che dal naturalismo e dal positivismo conduce all'estetismo e allo spiritualismo, s'è operata sotto il segno e per il diretto intervento del Maligno, come del resto era accaduto, in parte, quando l'illuminismo era stato messo in dubbio dai romantici. Accingendosi ad affrontare il tema della demonologia e della cabala, dello spiritismo e dei Rosacroce, dell' alchimia, della teurgia, dell'invasamento, del vampirismo e della messa nera, Huysmans — che, dopo aver dato A rebours, si dirigeva con passo sempre più spedito verso il decadentismo cattolico che culminerà ne La Cathédrale e ne L'Oblat — sapeva dunque che a Lucifero non mancavano di certo gli illustri patroni, come Baudelaire o Flaubert o Barbey d'Aurevilly, che da qualche tempo lo scrittore si compiaceva d'opporre chiassosamente agli ex amici della scuola naturalista di Médan, sotto i cui auspici aveva scritto i suoi primi lavori. La singolarità di Là-bas non risiede quindi nell'onnipresenza del Nemico (tema romantico assai banale) ma nell'intelligente spostamento dell'interesse da Satana al fenomeno culturale e sociale del satanismo, interpretato come un sintomo grave dell'insufficienza delle soluzioni laiche, e nell'utilizzazione polemica del Prìncipe del Male che, finalmente strumentalizzato, viene chiamato a contestare con violenza, più per la constatazione del culto frenetico e blasfemo che alcuni gli andavano tributando che per l'ipotesi della sua realtà, le certezze ritenute paciose e spiritualmente mutilanti della fede « moderna » e « borghese » nella ragione, nella scienza, nelle banche, nell'indùstria, nella politica, nella bruttezza e nel progresso. Una doppia storia Il progetto messo a punte con puntigliosa perizia da Huysmans era insomma di svolgere parallelamente la duplice storia della crisi di un'anima (quella del protagonista Durtal, portavoce dell'autore) soffocata da un incoercibile ribrezzo per la sua epoca « utilitaria » e « americana » e sempre più tentata di opporre alle evidenze dei « pizzicagnoli » il « mistero del sovrannaturale » caro ai « santi », ai « forsennati » e ai veri « artisti », e la storia d'una cultura ugualmente in crisi, quella del positivismo liberale c radicale. Integrando con grande abilità tecnica i due piani del discorso in modo da conferire all'opera un valore ideologico esemplare, quasi da manuale, Huysmans si proponeva in sostan za di corrodere 11 naturalismo, considerato ormai come un movimento « borghese » (perché materialista e quindi tendenzialmente ottimista e progressivo, oltre che sordo ad ogni appello dell'aldilà), e la borghesia positivistica in quanto classe egemone che era riuscita ad imporre la sua interessata visione del mondo all'intera società, degradando ogni valore, dal gusto alla morale. Progetto saggistico, dunque, e tortuosamente apologetico, che tuttavia non pregiudica l'alta qualità intellettuale del libro e la schiettezza nevropatica dell'esperienza personale. Notevole è fra l'altro la coerenza con cui il romanziere, stabilita l'equazione fra culto del progresso e sfruttamento dei poveri, fra utilità e bruttezza, sa trarre alcune conseguenze antitetiche (preparate, in verità, di lunga mano) rivalutando nella nuova prospettiva d'una civiltà pienamente industriale i temi romantici e individualistici del Medioevo, della mistica, del fantastico, del culto dell'arte, del primitivo, dell'erotismo sadico, dell'inconscio. Con Gilles de Rais La relazione dei rapporti fra il protagonista e gii adepti della demonologia s'intreccia infatti di continuo con la storia del maresciallo Gilles de Rais, il celebre assassino sadico e necrbfilo del Quattrocento, che lo scrittore Durtal, sedotto dalla scoperta di un Des Esseintes alchimista e feudale, va redigendo. Abbia-mo così la sorpresa di leg-gere (in un'opera che è già un romanzo-saggio, un librofourre-tout) un romanzo den-tro il romanzo e di seguireil contrappunto fra un pre-sente mediocre, inattendibileperfino nelle sue segrete ver-tiginl demoniache, e un pas- sato sublime anche nell'abnormità morbosa dei suoi peccati. In Gilles, Huysmans riesce inoltre a mostrare un nesso così lucido fra l'eros e il demonismo, fra il culto del Male estremo e la spiritualità ascetica da farci intendere che Là-bas è l'anello indispensabile per collegare Sade a Bataille e a Klossowski, sintomaticamente responsabili, fra l'altro, dell'edizione degli atti del processo e della condanna del maresciallo. Ma il trionfo più specifico di Huysmans continua ad apparirci lo stile che, senza rinnegare le crudezze della scuola di Zola ed anzi esasperandole alla fiamminga, tende esplicitamente a un « realismo sovrannaturale », a un « naturalismo spiritualista » di stampo gotico quat- trocentesco, per rendere la violenza degl'impulsi più torbidi della psiche o la nevrotica sontuosità dell'arte prediletta. La « lettura » della crocifissione del Grùnewald, la scorribanda nella foresta bretone di Gilles che, allucinato, scorge orrende forme falliche e mostruosi accoppiamenti nei profili degli alberi e nel vario dispiegarsi delle nubi, la descrizione della messa nera in una sinistra cappella sconsacrata della periferia parigina, pur essendo dei pezzi d'alta ed esibita bravura, rimangono tuttavia fra i momenti più intensi di quella « scrittura dei nervi » che Huysmans, in parte, aveva preso dai Goncourt, ma ripulendola da ogni fronzolo e dotandola di una vivezza eccezionale. Ivos Margoni

Persone citate: Abisso, Bataille, Baudelaire, Flaubert, Gilles De Rais, Goncourt, Klossowski