Orario di lavoro e mense aziendali di Arturo Barone

Orario di lavoro e mense aziendali I nostri soldi Orario di lavoro e mense aziendali Qualche giorno fa, i dipendenti di una delle maggiori banche italiane hanno protestato in maniera piuttosto originale; procuratisi delle sedie a libro c degli sgabelli, si sono sistemati lungo i marciapiedi di una piazza centralissima e 11 hanno cominciato a mangiare tramezzini e a sorseggiare vino dei Castelli sotto gli occhi — sorpresi e divellili — dei numerosissimi passanti. Scopo della protesta: sottolineare pubblicamente la loro condizione di lavoratori senza mensa e con indennità, insufficiente per pagarsi un pasto in tratloria. Dopo averlo sollecitato per anni, i 150 mila bancari italiani — col contratto entrato in vigore il primo luglio — hanno oltenuto l'orario continuato o « giornata corta ». Esso prevede un'interruzione per il pasto di un'ora soltanto, invece delle due o tre ore del passato. E' prevista una deroga per i Comuni con meno di 100 mila abitatili, dove l'intervallo può essere di un'ora e mezzo, così da consentire ai lavoratori di mangiare in famiglia. Nelle città con popolazione superiore si dà invece per scontato, nella stragrande maggioranza dei casi, che sia impossibile fare altrettanto. Troppo faticoso Ciò significa, in mancanza di mense aziendali, che i bancari debbono arrangiarsi con qualcosa di freddo portato da casa o andare in trattoria dove è ben difficile cavarsela con meno di 1000-1200 lire. Per la verità, se ci fosse abbondanza di « tavole calde » con «selfservice », sarebbe forse possibile risparmiare denaro e tempo, ma locali del genere ancora scarseggiano in Italia, essendo estranei alle nostre tradizioni. Ora, con l'orario continuato, è giocoforza rinunciare a molte « care vecchie » abitudini: non solo al pranzo in famiglia, ma anche alla pastasciutta, alla « pennichella », alla lunga interruzione meridiana. 11 pasto di mezzogiorno deve essere, necessariamente, sobrio e frettoloso. Non è un sacrificio da poco, specie per gli abitanti dell'Italia centro-meridionale, dove — durante la lunga estate — il caldo si fa più sentire. Ma il sacrificio non sarebbe inutile se fosse garantito il rispetto dell'orario d'uscita per tulli. Alle 17,15 non è ora di punta per il traffico cittadino: si potrebbe tornare a casa in fretta e godere di una lunga serata con la famiglia o con gli amici. Sarebbe persino possibile andare a teatro e più facile andare al cinema; sarebbe pure più invitante la lettura di un libro, perché potrebbe essere più intensa e durare più a lungo. Purtroppo, per i bancari addetti ai servizi di sportello c'è la riapertura pomeridiana e, con la riapertura, la « chiusura » dei conti. Col nuovo contratto le organizzazioni sindacali hanno cercato di cautelarsi, stabilendo clic nel pomeriggio molte operazioni non sono più possibili: pagamento di cambiali, di bollette (affino, gas, luce, telefono, ecc.), di cartelle esattoriali. Novità ancora più importante: la chiusura quotidiana dei conti dovrebbe riguardare le operazioni del pomeriggio del giorno prima e solo quelle della mattinata, così da rendere più facile il rispello dell'orario. Di fatto, però, solo le Casse di Risparmio, che non riaprono gli sportelli nel pomeriggio, riescono a rispettarlo. Le banche vere e proprie debbono il più delle volte ricorrere allo straordinario: o perché la meccanizzazione è insufficiente o perché vogliono, nonostante il nuovo contratto, svolgere nel pomeriggio i servizi tradizionali e « chiudere » i conti alla vecchia maniera. Ma l'orario continuato ha un senso solo se non si prolunga, sistematicamente, oltre la durata contrattuale (otto ore e quarantacinque minuti al giorno, compresa la pausa, per cinque giorni); altrimenti diventa troppo faticoso. Questo spiega, fra l'altro, il « mugugno » di molli bancari perché mancano le mense o perché la relativa indennità è troppo modesta (500 lire a pasto nelle città con oltre un milione di abitanti, 300 lire in quelle con olire 100 mila): in realtà, si è più preoccupati per lo straordinario obbligatorio e per la scarsità di tavole calde nella stagione invernale Sono inconvenienti che le stesse banche hanno interesse ad eliminare al più presto. Ci siamo dilungati sull'argomento perché, in ogni paese ad economia avanzata, l'orario delle banche esercita una influenza non trascurabile sulle abitudini di categorie mollo numerose, a cominciare da quella dei commercianti. In Inghilterra, i giorni di chiusura straordinaria delle banche assurgono addirittura all'importanza di feste nazionali. Per connessione d'argomento vorremmo perciò dire qualcosa della proposta di legge dei deputati liberali Pucci e Gamba di estendere l'orario continuato a tulle le aziende della Repubblica, a partire dal primo settembre prossimo, «eccezion falla per gli esercizi pubblici e commerciali », per i quali l'orario di chiusura può essere protratto oltre le ore 17 « per esigenze particolari di ciascun settore ». Sebbene favorevoli, in linea di massima, ad orari di lavoro « compatti » — per evitare il doppio tragitto casa-ufficio ed aumentare la durata del « tempo libero » —, non condividiamo l'idea dell'uniformila degli orari di lavoro imposta dalla legge. Nei piccoli centri dove le distanze sono minori e ci si può muovere anche a piedi, l'orario spezzato può essere tuttora preferibile. Quanto ai negozi, se si vuole davvero tener conto degli interessi dei consumatori, l'uniformità degli orari è da respingere con fermezza. Noi sappiamo benissimo che molti commercianti sono favorevoli all'accorciamento degli orari di apertura dei negozi, ma solo a patto che il prefetto disponga la chiusura simultanea per l'intera categoria. Non da oggi siamo persuasi che la formula « tutti chiusi o lutti apci ti » sia inopportuna — soprattutto nelle grandi città — anche dal punto di vista dei commercianti. Noi preferiamo una soluzione assai più liberale: una volta stabilita — per legge o per accordo sindacale — la durata massima di apertura settimanale, ciascun negoziante dovrebbe essere libero di scegliersi l'orario che preferisce, dandone avviso al pubblico con una targa che deve essere esposta in permanenza così da rendere più difficili gli abusi nei confronti dei dipendenti e più facili i controlli da parie dei vigili urbani. A partire dal prossimo settembre l'Unione nazionale consumatori inizierà la raccolta delle firme per una proposta di legge ispirata al criterio della libertà degli orari dei negozi. Sarà interessante vedere se avrà successo, e in quale misura. Arturo Barone

Persone citate: Castelli, Pucci

Luoghi citati: Inghilterra, Italia