Sconcertante intervista con la ragazza prigioniera di una donna che la sfruttava di Remo Lugli

Sconcertante intervista con la ragazza prigioniera di una donna che la sfruttava Sconcertante intervista con la ragazza prigioniera di una donna che la sfruttava Il suo racconto alla polizia ha già provocato 19 denunce e due arresti: un uomo e una'donna che per due anni l'hanno fatta intrattenere nel loro alloggio con degli uomini - Nomi in vista tra gli incriminati - La quattordicenne, sconvolta dallo scandalo, si era rifugiata nei boschi dove ha dormito per tre notti in capanne improvvisate da un suo giovane amico (Dal nostro inviato speciale) Varese, 10 luglio. Ancora una storia dì una lolita. E' una ragazzina dì quattordici anni: per lei Varese trattiene il fiato. Ci sono almeno cinquanta uomini che vivono nel terrore di essere trascinati nello scandalo. Diciannove persone, di cui tre donne, sono già identificate e denunciate, due in galera, e le altre a piede libero; proprio domattina quelle in libertà dovranno presentarsi in Tribunale con un mandato di comparizione: sono imputate dì violenza carnale, atti di libidine e ratto di minorenne. Ci sono nomi grossi, come il prof. Mario Adamo Fiamberti, 76 anni, primario emerito dell'ospedale psichiatrico di Varese; Bruno Martignoni, 57 anni, proprietario di un night a Portofino; il dott. Gian Enrico Conconi, agente generale di una azienda di acque minerali per Varese e via di questo passo. Laura Nigro, eccola la lolita. Statura media, rotondetta, bionda, con occhi azzurri; della bionda non ha soltanto i capelli che sono lunghi e sciolti sulle spalle, ma anche la pelle che è tra il pallido ed il roseo. Siamo nella sua casa, in via Valgella 10, un alloggio decoroso e ben tenuto. La madre, vedova dal '60, si è risposata nel '68 con'un barbiere che adesso è in negozio, qui in città. Ricapitoliamo la storia di Laura con lei stessa. Incomincia nel luglio del '68, quando sua madre non è ancora risposata, mantiene la famiglia con la sua fatica di donna a ore, dalla mattina alle 6 alla sera alle 8 da una casa all'altra. Abitano in via Rainoldi, un alloggio che trasuda miseria in una casupola quasi all'ombra di un condominio altissimo, tra i più lussuosi di Varese. Qui, al sesto piano, abita la coppia Luciano Fiore, 46 anni, agente di vendita di una fabbrica di automobili, e Giuliana Malugani, 32 anni. Entrambi sono sposati e separati dai rispettivi, coniugi; insieme hanno avuto due gemelli. E' questa coppia l'origine della perdizione di Laura. La Malugani ha come servetta Mariuccia Dogge, tredicenne, la quale conosce Laura e l'invita nella casa che la ospita, su pressione della donna. Dischi, dolci, profumi, grandi specchiere. Laura, dodicenne, è ammirata, stordita. Poi c'è il tranello. Racconta Laura: « Un giorno Mariuccia mi disse: "Il signor Fiore vorrebbe darti un bacio ". Io non capivo bene che significato avesse quella richiesta e risposi: "Va bene, ma soltanto uno ". Mi fecero entrare nella camera ed erano tutti a letto, lui, lei, la Mariuccia; poi si spense là luce e mi trovai sola con l'uomo. Tutto quello che è successo dopo è successo per quel fatto. La Malugani mi diceva: "Tu adesso devi fare quello che voglio io, altrimenti lo racconto a tua madre ". E mi imponeva di andare da lei tutte le mattine e là mi faceva incontrare con degli uomini ». La vicenda si trascina per mesi. La madre frattanto s'è sposata, si è trasferita con la famiglia in via Valgella, nell'attuale alloggio, bello, decoroso; ma le è rimasto il senso di ammirazione e di devozione per la Malugani che lei vede ricca, altolocata, influente come un mito. Sa che affidandole la bambina la mette in mani sicure. Non sospetta nulla: non sa che la Malugani per ogni incontro di Laura, di Mariuccia e di una terza minorenne, Anna Caradosso di 12 anni e mezzo, percepisce dalle 50 alle 75 mila lire (senza dare nemmeno un soldo alle ragazzine); e che per dì più il giro della sua casa squillo comprende un gruppo di signorebene dì Varese. La nuova attività di Laura naturalmente non si addice con lo studio, i professori si lamentano per le molte assenze e per l'impreparazione: l'allieva, nell'ottobre '68 viene mandata in collegio a Salerno. Cinque mesi dopo è di ritorno e ricade nel giro. « Ogni mattina, quando mi alzavo, mi sentivo angosciata ai pensiero che per me ricominciava una nuova giornata di nausea. Provavo schifo per tutto quello che facevo, per quegli uomini, quasi tutti vecchi, che mi aspettavano bavosi, ma non avevo il coraggio di ribellarmi: ero schiava del ricatto che lei mi continuava a fare, avevo paura di dover affrontare le ire di mia madre ». Nell'ottobre '69 Laura va in collegio, a Milano, ritorna il sabato per ripartire il lunedì ma il sabato alla stazione c'è ad aspettarla la Malugani e subito la porta a casa propria dove c'è la coda dei clienti. E' nel giugno scorso che finalmente Laura spezza la catena del ricatto che la stringe in una morsa. « Ci sono riuscita — racconta — per due motivi. Sono andata da una chiromante la quale mi ha dettq: "Tu sei stata violentata" e io mi sono messa a tremare, mi sembrava che la mia storia la sapesse tutta Varese. E poi, proprio in quei giorni, la Malugani aveva incominciato a farmi andare a casa dei clienti, allargava sempre più il mio giro di lavoro. Allora mi sono presentata alla polizia e ho raccontato tutto ». La Malugani e il Fiore so¬ no stati arrestati con una serie di imputazioni — organizzazione di casa chiusa, sfruttamento, violenza carnale, ratto ecc. — che prevedono una condanna a 24 anni. Per la madre di Laura è crollato il mito che lei s'era creata intorno alla figura della Malugani, è angosciata, avvilita, piange; non picchia la figlia, ma la opprime con continue recriminazioni, con rimproveri che diventano ossessivi. Lunedì pomeriggio Laura esce per fare delle compere, il bottegaio la scaccia dal negozio: « Non voglio averti per i piedi dopo quello che hai fatto ». Racconta lei: « Mi è venuta una gran vòglia di piangere, sono andata fuori e ho incontrato due amiche, ma entrambe si sono voltate dall'altra parte per non salutarmi. Allora ho sentito il desiderio di scomparire. In questo suo peregrinare ha incontrato un giovane di 23 anni, che lei chiama Andrea, ma che ha un altro nome. « Non voglio comprometterlo — dice — è uno che conoscevo da tempo e che era innamorato di me. Gli ho chiesto di accompagnarmi e lui ha accettato. Siamo andati per le campagne fino in prossimità di Gallarate, abbiamo dormito tre notti nei boschi. Quando ci fermavamo per fare tappa, lui tagliava delle frasche e costruiva una specie di capanna. Non mi ha mai toccata, perché mi vuole bene, vorrebbe sposarmi, ma io non voglio, sono ancora bambina. Ieri ho deciso di tornare e mi sono fatta riaccompagnare a casa. Ora parto per un collegio. Spero che piano piano ci si dimentichi di me e di quello che ho fatto ». Il suo viso è sereno, oltre che fresco di giovinezza; le sue parole sono pacate ma il linguaggio sembra quello di una donna matura; le mani sono abili nel togliere dal pacchetto la sigaretta e nel manovrare l'accendino. «Laura, qual è la sensazione che più le è rimasta impressa nell'animo dopo questa dura esperienza? ». « Lo schifo per gli uomini con i quali dovevo andare, ma soprattutto l'odio per quella donna che mi aveva resa prigioniera delle sue minacce ». Remo Lugli