I deputati non protetti di Carlo Cavicchioli

I deputati non protetti ANALISI I deputati non protetti (In Gran Bretagna non godono di immunità: rispondono dei loro atti alla giustizia ordinaria) Londra, 2 luglio. L'incriminazione, la condanna e l'incarceramento di Bernadette Devlin hanno verosimilmente sollevato in Italia qualche perplessità non limitata alle mere valutazioni di merito sulla decisione dei giudici nord-irlandesi. Bernadette è deputata al Parlamento britannico, eletta dalla circoscrizione del Mid-TJlster sia nella legislatura testé conclusasi sia in quella che si è appena iniziata. Quale membro della Camera dei Comuni, non gode la piccola « Giovanna d'Arco » dei cattolici di Londonderry di immunità o di speciale trattamento di fronte ai tribunali? Molti lettori debbono essersi posta questa domanda avanzando un para- 1 gone immediato con la procedura della penìsola: da noi, per incriminare un deputato o un senatore il pubblico ministero si rivolge al ministro di Grazia e Giustizia, questi comunica la richiesta al Parlamento, quindi una speciale commissione interpella l'accusato e decide se concedere o negare l'autorizzazione a procedere. Nulla di simile esiste nel Regno Unito. Fuori dalle mura del Parlamento ogni deputato o Lord (l'equivalente all'incirca di un nostro senatore) non è niente di più d'un qualsiasi cittadino e come tale risponde, dei suoi atti alla giustizia ordinaria. All'inaugurazione delle sessioni parlamentari, ogni anno, e all'inizio delle nuove legislature, lo speaker o presidente della Camera dei Comuni invoca con solennità « gli antichi e indubitabili diritti e privilegi » dell'assemblea. Questi risalgono sostanzialmente al Bill of rights, legge sui diritti, del 1689, in cui si stabiliva che « la libertà di parola, i dibattiti e i procedimenti in Parlamento non debbono esser messi in questione o in stato di accusa in alcuna corte o luogo fuori del Parlamento ». Il Parlamento — vocabolo femminile in inglese, come equivalente di « madre della democrazia » — è sovrano nel proprio ambito, e in questi limiti giudice dei propri privilegi. Quando vi sia il sospetto di una breach of privilege, o infrazione alle prerogative, esso può trasformarsi in un vero e proprio Tribunale e ha facoltà di condannare il reo, sia esso un cittadino entrato fra il pubblico o un onorevole e magari di « affidarlo al sergente d'armi perché lo rinchiuda nella cella della torre dell'orologio ». Nessuno comunque è stato più portato nella famosa prigione di Westminster dal 1880. Le breaches of privilege si possono riassumere brevemente in queste voci: disobbedienza a un ordine delle Camere, violenza o diffamazione contro un parlamentare, Inter, ferenza coi funzionari dei Comuni o dei Lòrds nell'adempimento dei loro doveri. La libertà di parola garantita agli oratori in aula stimola non di rado espressioni forti. Se queste raggiungono l'insulto, interviene lo speaker e invita il colpevole a ritirare il vocabolo, quasi che fosse un oggetto. E se l'oratore rifiuta il presidente prende il provvedimento disciplinare ritenuto severissimo di chiamarlo per nome, contrariamente alla pratica usuale che è di rivolgersi ai membri dei Comuni citandone solo la carica e la circoscrizione (l'ex premier Wilson è per esempio « il giustamente onorevole rappresentante di Huyton »). Il deputato named, vale a dire chiamato per nome, è sospeso per una settimana alla prima infrazione e de" ve lasciare all'istante la seduta. In definitiva la limitata « immunità » dei deputati e dei pari di Gran Bretagna è pure a doppio taglio. Usciti di sotto le volte di Westminster non hanno nessuno scudo in più dei loro elettori: dentro. In « madre della democrazia » IL tutela un poco, ma pure li punisce, come tutte le madri all'antica. Carlo Cavicchioli

Persone citate: Bernadette Devlin, Giovanna D'arco

Luoghi citati: Gran Bretagna, Italia, Londonderry, Londra, Regno Unito