Moro tornato ieri a Roma dopo il sondaggio al Cairo

Moro tornato ieri a Roma dopo il sondaggio al Cairo Continua l'azione italiana per il Medio Oriente Moro tornato ieri a Roma dopo il sondaggio al Cairo Il nostro ministro ha soprattutto ascoltato - Nasser e Ryad sono intransigenti, ma il «comune desiderio di pace darà i suoi frutti» - Dopo Schumann e Ryad, incontra Stewart e, a giugno, Abba Eban dal nostro inviato Il Cairo, lunedì mattina. Il ministro Moro ha cotieluso la visita al Cairo ed è ripartito ieri mattina alle 13,35 diretto a Roma, via Atene. Il nostro ministro degli Esteri, nei tre giorni di sosta al Cairo, ha avuto colloqui' con il collega egiziano e, sabato sera, con il presidente Nasser. La visita di Moro è stata preceduta da un incontro ad Ankara con i nostri ambasciatori nel Medio Oriente e da quello avvenuto a Parigi con Maurice Schumann. Di ritorno dall'Egitto, Moro incontrerà il collega inglese Stewart e, verso la metà di giugno, a Roma, il ministro degli Esteri israeliano Abba Eban. Rimane perciò difficile isolare la visita ufficiale di Moro dal contesto di incontri che l'hanno preceduta e che la seguiranno. Si sa che l'Italia è uno dei pochi paesi europei ritenuti dagli arabi «con le mani pulite ». Lo stesso interscambio, che nel 1969 ha raggiunto gli 800 miliardi di lire, ha giocato a favore del nostro ministro. E tuttavia, nonostante le voci su una missione di Moro in Egitto è da escludere che si sia trattato di una offerta di mediazione. La stessa Farnesina preferisce parlare di sondaggio. Che cosa ha ottenuto Moro nel suo viaggio al Cairo? Nasser non cede di un pollice; la Rau resta sulle sue posizioni di intransigenza, dice di volere la pace, ma pone come condizione l'applicazio- ne integrale della risoluzione votata dall'Onu nel novembre 1967. Insomma, fino a quando i territori occupati dagli israeliani non saranno sgomberati non si potrà parlare di soluzione pacifica. La colpa di quanto accade non può essere attribuita agli arabi; semmai è il sionismi) che con la sua politica fondata sull'aggressione e sull'espansionismo calpesta i diritti dei palestinesi usurpando territori arabi ed occupandoli. L'Egitto fida nei paesi amanti della pace, tra i quali l'Italia. Questo il succo del discorso tenuto da Nasser al nostro ministro durante il colloquio di due ore e un quarto nella villetta che Nasser occupa a Manshiet El Barky. Nulla di nuovo dunque, nessun segno di « flessibilità » da parte egiziana? Eppure non potremmo dire che il viaggio di Moro abbia mancato l'obiettivo. Lo ha detto il nostro ministro e lo ha ripetuto lo stesso ministro degli Esteri egiziano Ryad. Moro non portava nessun progetto di soluzione pacifica, non aveva suggerimenti da dare, nonostante l'Italia abbia tanti interessi nell'area del Mediterraneo e sia interessata al suo equilibrio. Moro è venuto in Egitto per « ascoltare e verificare », cioè in missione informativa. Gli incontri avuti con Nasser, con Ryad e con tutti gli altri uomini politici sono serviti per una esatta comprensione dei termini del problema. Infatti ne è emerso un « comune desiderio di pace che darà i suoi frutti nel quadro della cooperazione internazionale» per citare quanto ha detto Moro. Il quale ha aggiunto che « non è possibile, oggi come oggi, considerare con ottimismo, sia pure moderato, la situazione ». Anzi sono da prevedersi nuove cadute, l'acutizzarsi della crisi. Ma non per questo bisona disperare. Ciò che occorre, considerata l'intransigenza delle due parti in conflitto, è scongiurare il pericolo che le due superpotenze mondiali, nella difesa dei propri interessi, superino il punto di rottura. Nei colloqui si è parlato anche dell'equilibrio aereo. Nasser avrebbe detto a Moro che i « Phantom » sono apparecchi tipicamente offensivi; mentre i russi avrebbero fornito solo i « Mig 21 » e non i «Mig 23». jgor Man