Proclamato santo il torinese Murialdo di Filippo Pucci

Proclamato santo il torinese Murialdo SOLENNE CERIMONIA IN SAN PIETRO Proclamato santo il torinese Murialdo Erano presenti 25 mila religiosi, alunni ed ex alunni degli istituti murialdini - Paolo VI mette in risalto la personalità sociale del nuovo santo che operò a Torino « città eletta e benedetta » nostro servizio Roma, lunedì mattina. Mai forse dal tempi delle canonizzazioni di Pio X e di Maria Coretti, compiute da Pio XII, folla tanto grande si era raccolta a San Pietro per la proclamazione di un santo, come è avvenuto ieri. Ieri è stato proclamato santo Leonardo Murialdo, fondatore dei Giuseppinl. Le campane di San Pietro si sono sciolte a distesa verso le 10, nel momento in cui Paolo VI ha letto la formula solenne della canonizzazione, 25.000 religiosi, alunni ed ex alunni degli istituti murialdini convenuti a Roma da ogni parte della penisola, dagli Stati Uniti, Equador, Brasile, Argentina, Cile e Spagna, hanno applaudito con entusiasmo. A mezzogiorno, quando il Papa, concluso ormai il rito, è apparso alla finestra dello studio per la consueta benedizione festiva, in piazza San Pietro non v'erano meno di cinquantamila persone: il Murialdo, ha detto loro Paolo VI, è « un esempio di grandissimo valore che fa scuola: dobbiamo avvertire le esigenze' di una progrediente giustizia per le categorie meno abbienti della popolazione, i poveri, i disoccupati, i bisognosi di qualsiasi specie; bisogna dare a chi lavora, a chi soffre, a chi è in umili condizioni il senso e la tutela della sua persona umana ». Su queste linee, che rappresentano la trama dei meriti religiosi e sociali del Murialdo, Paolo VI si è particolarmente diffuso nel discorso letto durante la cerimonia sacra nella basilica vaticana, iniziata alle 9,30, e conclusa poco prima delle 12. Dottamente, Paolo VI ha spiegato: « Noi siamo così avidi di incontrare l'uomo grande, l'uomo eccezionale, l'operatore di miracoli, l'eroe, il campione, il divo, il " leader " che non possiamo sottrarci al fascino del santo che appunto personifica un essere superiore... L'agiografia è uno studio di antropologia superlativa, dovuta al fattore religioso ». Poi ha citato e fatto suo il giudizio dello scrittore mons. Giuseppe De Luca, per cui « il Murialdo è uno dei fuochi di quell'incendio cristiano che forma la gloria del secolo passato, gloria come d'uno stellato nella notte». Paolo VI ha parlato di Torino come di « città eletta e benedetta, una città di santi ». Il Murialdo, Don Bosco, il Cafasso, Domenico Savio, la Mazzarello rappresentano un solco di tradizioni che hanno la loro lontana origine in San Massimo e nella Sindone: « Si direbbe che colà — ha detto il Pontefice — si respira una atmosfera di spiritualità favorevole alla fioritura della santità, che colà si è formata una scuola di robuste virtù morali da cui escono alunni e maestri di un cristiane simo rinnovato e moderno. Non vogliamo trascurare il ricordo di altri coefficienti, che caratterizzano, specialmente nel secolo scorso, l'ambiente piemontese, come quello politico, reso vivace e Von. Rumor, ieri in San Pietro, rende omaggio al Papa drammatico da grandi correnti di idee, da grandi figure e da memorabili avvenimenti, e come quello industriale, destinato a straordinari svi¬ luppi con riflessi evidenti e diffusi ancor oggi nel campo economico e sociale ». Il presidente del Consiglio on. Mariano Rumor, ex allie¬ vo del Patronato Leone XIII di Vicenza diretto dai religiosi murialdini, era intervenuto alla testa di una delegazione ufficiale governativa. A lui Paolo VI ha espresso « commossa e riconoscente soddisfazione ». La Messa in San Pietro è stata concelebrata da Paolo VI con l'arcivescovo cardinale Pellegrino, il superiore generale dei Giuseppini Paolo Minciacchi, gli ex superiori generali Casaril, di 87 anni, e Boschetti, il vicario apostolico nel Napo (Equador) mons. Spiller, mons. Jose Cottino in rappresentanza del clero torinese. I « miracolati » per intercessione del Murialdo, secondo il riconoscimento ufficiale ecclesiastico, Fabrizio Miglio di 17 anni e Tiziana Briccarello, di 6, hanno portato all'altare il pane al momento dell'offertorio, mentre il vino, prodotto nella colonia agricola di Rivoli Torinese, è stato recato da un lavoratore e da uno studente. Prima di lasciare il tempio Paolo VI ha benedetto il gonfalone di Torino al quale era stato riservato un posto accanto all'altare; poi nella cappella di San Sebastiano, separata dal resto della basilica da tendaggi di damasco, ha improvvisato una udienza particolare per il presidente del Consiglio Rumor e per la delegazione governativa, per l'avvocato Dezanì, che rappresentava il sindaco di Torino, e per il presidente della provincia Oberto. Filippo Pucci