I fedeli si ribellano al vescovo che punisce il prete contestatore

I fedeli si ribellano al vescovo che punisce il prete contestatore A Conversano (Bari) un nuovo «caso Isolotto» I fedeli si ribellano al vescovo che punisce il prete contestatore Un giovane parroco ha scritto al presule invitandolo a un dialogo sull'opportunità di abolire il celibato obbligatorio per i sacerdoti - Il vescovo lo ha sospeso a a divinis » - Chiusa la chiesa, si svolgono animate assemblee prò e contro il prete dal corrispondente Bari, lunedi mattina. A Conversano, antico centro a sud-est di Bari e sede vescovile, è sorto un secondo « caso Isolotto ». Il vescovo, mons. D'Erchia, ha sospeso a divinis il parroco della chiesa del Carmelo, don Vincenzo D'Aprile, di 31 anni, che gli aveva inviato una lettera per iniziare un dialogo sull'opportunità di metter fine al celibato obbligatorio per i sacerdoti. Don Vincenzo aveva sostenuto la sua tesi anche con qualche frase non troppo riverente. Secondo lui, il diritto dei preti a sposarsi si riassume con questa frase scritta nella missiva: « Se incontro una ragazza della quale mi innamoro, la sposo anche a costo di dover lasciare l'abito talare ». Mons. D'Erchia da parte sua ha così motivato la sua decisione: «La tua presenza è motivo di grave e pubblico turbamento dell'unità ecclesiale, sia nell'ambito della stessa parrocchia, sia di riflesso nella comunità diocesana. Il tuo comportamento e le relative motivazioni ingenerano pericolosi equivoci circa i principi dottrinali ed i criteri di ministero pastorale, nonché sul dovere di obbedienza sacerdotale al vescovo e di disciplina ecclesiastica». Don Vincenzo D'Aprile è stato inoltre invitato a trascorrere un periodo di penitenza presso i padri Passionisti di S. Giovanni e S. Paolo in Roma. Questi fatti, per la verità un po' strumentalizzati, hanno indotto i parrocchiani di don Vincenzo a costituirsi in comunità ecclesiale ed a decidere che la lotta contro il vescovo continui con manifestazioni in favore di don Vincenzo finché non sarà revo¬ cato il provvedimento; ogni domenica vi sarà assemblea con lettura del Vangelo davanti alla chiesa di S. Maria del Carmine finché non verrà riaperta al culto la chiesa ora chiusa per volere del vescovo. Telegrammi sul fatto sono stati inviati al Papa, ed è stata chiesta un'assemblea con la presenza del vescovo per dibattere l'argomento. Un primo dibattito pubblico fra i sostenitori e gli oppositori di don Vincenzo D'Aprile (al quale però il vescovo non ha voluto partecipare) si è svolto sabato sera. Don Vincenzo D'Aprile era nel cinema dove ha avuto luogo l'assemblea, ma non ha preso la parola. Per lui sono intervenuti don Giacomo Fiore di Altamura, don Vito Incampo, pure di Altamura, Tony Sansone di Firenze ( « Voi mi date l'idea di un popolo cui hanno sempre tappato la bocca... »), don Luigi Rosadoni di Firenze («La Chiesa distrutta di Firenze saluta la Chiesa distrutta di Conversano ») e l'insegnante Paolina Amodio che a nome dei parrocchiani ha detto: «Non ci sentiamo di lasciarlo solo: è un autentico missionario ». Contro di lui si sono pronunciati mons. Zaramella, abate di Noci, mons. Cosmo Francesco Ruppi, segretario aggiunto della Conferenza episcopale pugliese, e mons. Giovanni Nuzzi, professore di teologia e di diritto canonico. Essi si sono fatti portavoce di quasi tutto il clero conversanese, in prevalenza sacerdoti anziani. Ieri mattina don Vincenzo D'Aprile, davanti alla sua chiesa chiusa, ha letto il Vangelo ad una folla imponente di fedeli. «Quali sono j motivi di attrito tra la gerarchia ecclesiastica e la sua comunità parrocchiale? » gli abbiamo chiesto. «E' il vecchio motivo di contrasto tra un'autorità che non è più "servizio", e diventa autoritarismo che schiaccia con l'appoggio del danaro » ci ha risposto. E' possibile comunque riprendere il dialogo con l'autor, tà costituita? « A mio avviso — egli ha risposto — sì. Se si prende in mano il Vangelo e si tiene conto degli errori e dei limiti di ciascuno di noi (la storia è storia di errori di uomini) si può avviare certamente un dialogo con qualsiasi uomo di buona volontà ». E qual è la sua posizione? «Il dialogo auspicato già da tempo con il vescovo può avviarsi quanto prima; però mentre fino a ieri ritenevo che il discorso con l'autorità fosse un fatto personale, il mio popolo mi ha insegnato che non è possibile un vero dialogo se non nell'ambito della comunità e nel rispetto delle opinioni di ciascuno, soprattutto dei più umili e dei Più vicini alle sofferenze di Cristo ». Don Vincenzo ha detto inoltre: « Desidererei che ciò che esprimo con tanta semplicità alla mia gente non venisse travisato e sfruttato politicamente da chi, specie in questi giorni, ha interessi speculativi ». Aurelio Calitri