A quando la pace? di Igor Man

A quando la pace? ANALISI A quando la pace? (Nel Medio Oriente si continua a sparare malgrado gli sforzi delle Potenze) Il Cairo, giugno. Si riparla di pace nel Medio Oriente, proprio mentre la mischia si riaccende furiosa. Si combatte sulle alture del Golan con asprezza mai vista. I siriani avrebbero concentrato su quel fronte un gran numero di carri armati mettendo a dura prova le forze israeliane. L'offensiva della Siria, che non ha mai accettato la risoluzione delVOnu del novembre '67, non va necessariamente collegata con le decisioni « per una lotta a oltranza » prese al recente vertice di Tripoli; in ogni caso complica in partenza il già diffìcile impegno americano volto a spegnere l'incendio mediorientale. «L'iniziativa politica» americana, per citare le parole di Rogers, mira « ad incoraggiare le parti a cessare il fuoco e ad avviare colloqui sotto gli auspici dell'ambasciatore Jarring, in armonia con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza » affinché si possa « procedere verso una pace equa e duratura che tenga pienamente conio delle legìttime aspirazioni e preoccupazioni di tutti i popoli della regione». Il segretario di Stato americano ha aggiunto di ritenere che « non sarebbe utile rivelare in questo momento (il più opportuno per una iniziativa del genere) dettagli dell'iniziativa politica o discutere pubblicamente l'assistenza militare a Israele ». Finora le reazioni degli arabi sono negative. Nasser ha pronunciato stasera un duro discorso. I guerriglieri hanno detto che respingeranno tutte le proposte di soluzione che equivalgano a una resa e alla liquidazione della questione palestinese. Al Patah ha avvertito gli americani che, se daranno altri aerei a Israele, i fedayn «colpiranno gli interessi vitali dell'America nel Medio Oriente ». La risposta della Siria è nell'attacco scatenato mercoledì sul Golan, in quanto all'Irak (che ha messo a disposizione dei « fratelli siriani » le sue truppe dislocate sul fronte orientale) appare dubbio che quel regime baasista voglia mostrarsi più cedevole del concorrente regime baasista al potere a Damasco. Al Cairo gli osservatori diplomatici ritengono che Israele abbia già risposto, e negativamente, col « duro » discorso pronunciato da Golda Meir. Tuttavia le dichiarazioni « possibiliste » di Dayan (« dobbiamo prepararci a. cedere alcuni dei territori arabi conquistati per raggiungere la pace ») rivelerebbero una netta discordanza di vedute in seno al governo di Gerusalemme. L'israeliano Yedioth Aharonoth scrive che un certo numero di ministri del partito laburista Mapam e del partito liberale indipendente premono perché Israele riveda la sua posizione d'intransigenza. Il giornale egiziano Al Arham, (portavoce di Nasser) ha scritto che questa settimana sarà « cruciale » per le sorti del Medio Oriente, aggiungendo che il ministero degli Esteri egiziano « è slato informato delle nuove idee americane per la soluzione della crisi ». D'altra parte, secondo il giornale, « queste idee noti sono altro che una formula modificata delle proposte avanzate alla fine del 1969 dal segretario Rogers ». Rifacendosi alle conclusioni del vertice di Tripoli, A! Arham afferma che « la lotta rappresenta l'unica soluzione ». Non si può essere molto ottimisti, anche se sarà bene attendere il ritorno di Nasser dalla Russia prima di trarre delle conclusioni. Ma è chiaro che Nasser non può vedere di buon grado la proposti) di una zona smilitarizzata nel momento in cut le sue forze esercitano finalmente una severa pressione sul nemico. In una recente intervista alla tv americana, Nasser ha detto che potrebbe accettare una tregua limitata solo se congiunta al totale sgombero di Israele dai territori occupa ti. Tutto, in definitiva, sembra ruotare intorno alla « tacita intesa » fra Mosca e Washington. Se veramente esista questa « intasa ». Igor Man ^ HdiLtJ ...^ev- V- r 1 AGOl, -^irrr--^ TìBEHIADE] w " - I Ipvf^ISRAELEl ^ TEL AVIV/ ^ - Gi'rusu.'emmti i?g i t t o sinai