Una giornata con i "Beatles"

Una giornata con i "Beatles" LE PRIME VISIONI SULLO SCHERMO Una giornata con i "Beatles" « Let it be » : tanta musica, con il celebre quartetto inglese - « Quella piccola differenza », di Duccio Tessari, con Pino Caruso : il siciliano virile cambia sesso - « Riuscirà la nostra cara amica a rimanere vergine fino alla fine della nostra storia?»: titolo piccante, per una commedia d'intrigo (Romano) - Una giornata con i Beatles è l'invito del documentario inglese a colori Let it be, presentato poco tempo fa a Londra per il lancio di un « long-playing » con l'omonima canzone e subito tradotto in italiano per un pubblico essenzialmente giovanile. Il film non è una storia del popolare quartetto né un'analisi del suo successo, ma la testimonianza dell'impegno e della preparazione che i quattro riversano in canzoni originali ed esibizioni trascinanti. Si dà per scontata un'incredibile carriera che in meno di dieci anni ha portato i quattro giovanotti di Liverpool ad un posto di assoluto rilievo nel mondo dello spettacolo. I difficili esordi sotto il nome di « Quarrymen », il lancio della moda dei capelli lunghi, le follie delle minorenni e i consensi dei critici, il titolo di baronetto concesso dalla Regina, le interpretazioni di film pazzi e divertenti, il favore che si rinnova ad ogni tournée e ad ogni incisione (sempre più rare queste) sono lasciati alla buona memoria degli appassionati. Oggi i Beatles sono anche avveduti industriali e anche questo loro film è una mossa programmata con cura in un autentico piano d'investimenti. I quattro cantanti non inflazionano il mercato con produzioni in serie ed hanno aperto le sale d'incisioni a complessi qualificati come il Modem Jazz Quartet, che sotto l'etichetta della « Apple » ha registrato due ottimi microsolchi. Di tanto in tanto cessa il clamore sui Beatles, si levano voci discordi sulla loro attività e si parla di uno scioglimento inevitabile; sembra che il mito si possa aggiornare solo con accorgimenti pubblicitari come la campagna pacifista di John Lennon e Yoko Ono; ma poi esce un nuovo disco, accuratissimo, che subito diventa un best seller. Il fatto si ripete ovunque; in Italia proprio « Let it be » è la canzone che da maggior tempo si trova nei primi posti degl'indici di vendita. Come si vede nell'accorto documentario da loro stessi finanziato, i Beatles fanno sempre sul serio. Alle eccezionali doti di Paul McCartney che fonde esperienze classiche e folcloristiche in musiche non, convenzionali, si uniscono l'estro poetico di John Lennon, le qualità interpretative di Harrison e l'accompagnamento di Ringo Starr alla batteria. Il regista Michael Lindsay-Hogg non ha paura di mostrarli lividi dal freddo in un'esibizione sui tetti di casa o in un momento di lieve crisi durante un'improvvisazione collettiva; con un certosino lavoro di montaggio (ma dando a tratti l'impressione di sazietà), sciorina in eleganti immagini ravvicinate le esecuzioni definitive. Tra i titoli già in voga, ri¬ cordiamo oltre a « Let it be » e « Get back », più volte riprese, « Two of us », « Kansas City », « Don't let me down » e un'allegra fantasia a quattro mani sul piano a ritmo di « boogie » da parte di Ringo e McCartney. * * (Ambrosio) Più volte la cronaca ha registrato casi di mutamenti sessuali; a tal fenomeno s'ispira, in forma grottesca, il film a colori di Duccio Tessari Quella piccola differenza, scritto da Sergio Corbucci, sceneggiato dallo stesso regista con Giorgio Salvioni e da Tessari diretto con l'assistenza dell'ex attrice Lorella De Luca. La « piccola differenza » è appunto quella che c'è tra uomo e donna. Marino Maria Marini è un gagliardo industriale siciliano trapiantato a Roma nel ramo cosmetici, fiero del proprio fisico, delle proprie amanti, ed euforico per natura fino al giorno in cui, in seguito a certi esami clinici, si sente dire da uno specialista tedesco che è prossimo a diventar donna per un'anomalia progressiva del suo organismo. Costernazione del sanguigno individuo, che in quel «Maria» collocato tra nome e cognome vede l'emblematica prede¬ stinazione d'una realtà forse impossibile a differire. In attesa del paventato evento, il ■Marini si dispera, è vittima di allucinazioni, alimenta penosi equivoci. Poi trova modo di rassegnarsi, grazie soprattutto alle sagge parole d'un monaco vecchissimo che lo incoraggia dicendogli « L'anima non ha ses! so », e lo rimanda tonificato in famiglia (Marino è sposato e padre). A metf strada, sempre, tra il grottt-^o e il reale, la vicenda affronta così l'epilogo sul filo del paradosso; anzi, con una strizzatina d'occhio finale, accontenta tanto il pubblico quanto il protagonista attraverso un inopinato risvolto. Il divertimento non manca, sia pure epidermico, in questa novelletta e se è di grana grossa e talvolta di relativo buon gusto, ciò è dovuto a uno sviluppo facilmente macchiettistico del caso, mandato avanti con i toni da frettoloso sketch di vecchia rivista. Va detto che il personaggio principale, anche là dove appare più greve e meno disinvolto, è disegnato con sobria efficacia da un attore non di rivista ma di cabaret: Pino Caruso, esatto e a tratti anche patetico nel profilo d'un tipo che da una situazione dolorosamen¬ te stramba deve cavare non solo risate. Tra gli altri si distinguono Juliette Mayniel, Carlo Hintermann e l'ottantenne Enrico Ragusa, nella bianca tonaca del frate. (Metropoli — Una battuta del dialogo dà il titolo ita''ano al filmetto austriaco àuscirà la nostra cara amica a rimanere vergine fino alla fine della nostra storia? In verità le ragazze protagoniste della storiella sono due: una teoricamente pudica, l'altra disponibile senza riserve. Finiscono con un paio di studenti sulla costa dalmata in un punto dove si pratica il nudismo: di modo che la casta donzella, ivi giunta, si li- ì bera, insieme, di inibizioni e j reggiseno. Dietro a questo episodio c'è un intrighetto casalingo alimentato da bugie di papà e mamma della « cara amica », disinvolti entrambi nel tradirsi a vicenda. Oltre agli esterni di mare in bei colori, l'occhio dello spettatore può compiacersi d'ammirare la fresca grazia della protagonista, Marie Liliedal, nella quale la venustà compensa l'immaturità . recitativa, per nulla attenuata dalla modesta regìa di Hubert Frank. vice

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