Malvivente ucciso con cinque colpi di pistola Il cadavere bruciato con benzina in un prato

Malvivente ucciso con cinque colpi di pistola Il cadavere bruciato con benzina in un prato Enigma di un morto sfigurato presso un capannone dell' Aspera Frigo a Moncalieri Malvivente ucciso con cinque colpi di pistola Il cadavere bruciato con benzina in un prato La zona è cintata, ma è facile entrare inosservati - Ieri mattina un contadino nota un « pupazzo » in mezzo all'erba bruciato - Va a vedere con il custode: « E' un uomo, irriconoscibile » - Polizia e carabinieri lo identificano grazie a un lembo di pelle del pollice destro - Il morto aveva guanti bianchi e suole di caucciù - Perché andò al tragico appuntamento? Vendetta? Regolamento di conti? - Ucciso in un deposito di legname e trascinato per 80 metri Un uomo è stato ucciso à rivoltellate, il cadavere bruciato in un prato. Era irriconoscibile. Non si poteva nemmeno affermare se era persona giovane o anziana. E' s'alo identificato per la buo'.ia collaborazione tra polizia c carabinieri e per l'eccellente lavoro della « ScienMica ». E' Luigi D'Aguanno, '12 anni, faceva vita balorda. Di lui e dei suoi delitti diciamo più sotto. Erano in parecchi a volere la sua morte. Ma il delitto è, per ora, misterioso. Ucciso da chi e per quale motivo e perché in quel prato e perché il cadavere è stato carbonizzato per rènderlo irriconoscibile? Tutti interrogativi perJ quali non c'è ancora una risposta. Luogo del delitto. Borgata Santa Maria, che si trova tra Moncalieri e Nichelino. Qui corre la bealera Mangino, vi è un vasto prato cintato con tre capannoni al centro. Fino a sei anni fa qui vi era la ditta Fnet con 250 operai. Ora i capannoni sono in disuso: cadenti, con l vetri a pezzi, le porte sghangherate che chiunque può aprire ed entrarvi. Uno del capannoni è affittato alla Aspera Frigo, che ne ha fatto un deposito di ghisa. Un altro è affittato al signor Aldo Meinardl di Moncalieri, che vi tiene legname e poltrone che aspettano di essere imbottite. Ci sono duecento metri di prato, con la casetta abitata dal custode Corrado Grassi, 65 anni, e da sua moglie. C'è anche una misera costruzione, che è abitata da Ernesto Del Vecchio, 42 anni, padre di due figli e diviso dalla famiglia. SI è detto che questa zona è cintata, ma la cinta può essere facilmente scavalcata. Per entrarvi in auto, Invece, si deve superare un cancello, che il custode Grassi chiude tutte le sere. C'è un contadino — Costanzo Costantini di 67 anni, abitante in strada Carignano 8 — che viene a fare fieno In questo vasto prato. Domenica ha lavorato di fal- ce fino alle 21. Vi è ritornato ieri mattina alle 9 per continuare 11 lavoro. Dice: « Ho visto ad un'ottantina di metri dai capannoni un pupazzo e attorno l'erba era bruciata. Cenere ». Non ci fa caso: altre volte il Del Vecchio ha acceso qua e là dei falò lasciando cenere. Un quarto d'ora dopo il Costantini è preso da curiosità e va a vedere 11 « pupazzo ». E' qualcosa carbonizzato, non si capisce che cosa sia. Il contadino chiama 11 custode Grassi: « Vieni un po' a vedere che cosa c'è ». Grassi arriva, inorridisce: « Ma è un uomo ». Corre a telefonare. Arrivano i carabinieri con 1 capitani Formato e Ruggeri, la Squadra Mobile con 11 dott. Montesano e 11 dott. Cuccorese. Le prime indagini danno questo risultato. L'uomo è stato ucciso nel capannone affittato al signor Meinardl. Qui vengono trovati bossoli e cinque proiettili (due conficcati nel muro, gli al- tri per terra) di pistola calibro 9. Arma da guerra. Qui si scoprono chiazze di sangue. C'è anche una spalliera di poltrona rossa di sangue. Usata come clava, da chi: dalla vittima o dall'assassino? Poi la vittima è stata trascinata in mezzo al prato, cosparsa di benzina. Un rogo. Alcuni che abitano nella zona affermeranno di avere sentito verso le 23 dei colpi, come esplosivi: ma chi va a pensare a delle rivoltellate? E un falò, di notte, in un prato, non è cosa sorprendente. Ora polizia e carabinieri sono attorno a un cadavere irriconoscibile e non trovano nulla che possa aiutare l'identificazione. Si scope, a poca distanza dal cadavere, un portamonete con una banconota da 5 mila lire, e poche monetine. Anche un mazzo di chiavi ha resistito alle fiamme. Ma da questi elementi si può cavare ben poco. A una cinquantina di metri si trova un libretto di lavoro, intestato a Ernesto Del Vecchio, di Benevento. Lo si cerca e non lo si trova. Questo non stupisce e non significa nulla: nella sua vita randagia, capita che non lo vedono per quindici, venti giorni. Comunque, egli viene cercato attivamente, potrebbe essere un testimone decisivo. Quattro, cinque ore dopo la scoperta del delitto, si ignora ancora chi è la vittima. Finora si è riusciti ad accertare soltanto questo: l'uomo ucciso era di bassa statura, aveva capelli biondicci o rossicci, un maglione bianco girocollo, camicia gialla e un foulard verde con disegni rossi, una giacca di flinta pelle, calzoni scuri di fustagno e scarpe scamosciate con suola di caucciù, nell'interno si legge: « Paris-New York-London » (si è scoperto esaminando lembi e frammenti quasi inceneriti). Si stabilisce anche un particolare assai importante: la vittima aveva guanti bianchi. Ci dicono polizia e carabinieri: « Suole di caucciù per non fare rumore, guanti per non lasciare impronte: potrebbe trattarsi di un ladro ». Si torna ad esaminare li cadavere. Gli hanno sparato una rivoltellata allo zigomo, forse un'altra alla mascella. C'è, sul mento, un segno che sembra una cicatrice o una profonda fossetta. Qualcuno ricorda: « D'Aguanno ha una fossetta cosi ». Polizia e carabinieri si mettono subito sulla strada giusta: Luigi D'Aguanno. Le mani della vittima sono carbonizzate, soltanto dal pollice destro si può estrarre un lemba di pelle. Impronta digitale. SI confronta con le Impronte del D'Aguanno che sono nell'archivio della polizia. Non c'è più dubbio: è lui. Più tardi 11 padre della vittima — Alfonso D'Aguanno, 67 anni, pensionato delle Ferrovie — identifica il figlie. Anche in un corpo de¬ vastato dal fuoco un padre riesce a riconoscere 11 Aglio e scoppia in pianto? «Perché? » si chiede tra I singhiozzi. Anche la polizia si chiede: a Perché? ». Che cosa è andato a fare D'Aguanno, domenica sera, in quel capannone? Non c'era nulla da rubare, vi è andato per incontrarsi con qualcuno. Per una spartizione di bottino o per risolvere una vecchia questione o per chissà quale motivo. E' caduto in una trappola o lui ha voluto tendere una trappola ad altri, ma il suo progetto è fallito. Domenica sera, verso le 23. La maggior parte degli italiani, a quest'ora sono davanti al televisori per la partita. Invece, in un capannone in mezzo a un prato, c'è una lotta feroce, ci si ammazza. Poi, un rogo. Perché 11 fuoco? L'assassino o gli assassini potevano lasciare il cadavere nel capannone, tra gli scheletri di poltrone. Invece, rischiando di essere visti da qualcuno, lo hanno trascinato per un'ottantina di metri, si sono procurati della benzina. Hanno gettato un fiammifero e sono fuggiti. Può essere il gesto di un pazzo. O di qualcuno che aveva Interesse che la vittima non potesse essere Identificata. Un corpo carbonizzato in un prato della periferia: non si sa ancora chi sia, le indagini sono difficili. Il capannone dove la vittima è stata uccisa a rivoltellate domenica notte Luigi D'Aguanno è rimasto vittima di una feroce vendetta?

Luoghi citati: Benevento, Moncalieri, New York, Nichelino