Per chi lavorava prima del 1950

Per chi lavorava prima del 1950 La sicurezza sociale Per chi lavorava prima del 1950 Gli impiegati hanno diritto a riscattare quel periodo ai fini della pensione - Ma pochi riescono a trovare la documentazione necessaria La scala mobile per i pensionati telefonici Molti impiegati che avevano chiesto di riscattare i periodi di lavoro rimasti scoperti di contribuzione hanno saputo che le loro domande non potranno aver seguito a causa dell'insufficiente documentazione che, peraltro, essi non sono in grado di completare. Si tratta dei periodi di lavoro svolti anteriormente al primo settembre '50, quando gli impiegati non erano soggetti all'obbligo assicurativo se percepivano uno stipendio superiore a 800 lire mensili prima ed a 1500 poi. La legge 153 del '69 consente di riscattare i contributi relativi a quei periodi di occupazione e naturalmente si sono avvalsi di questa facoltà tutti coloro che hanno interesse di colmare i vuoti scavati nella loro posizione assicurativa dall'assurda limitazione. Le domande di riscatto devono essere corredate da una documentazione « idonea a comprovare l'esistenza e la durata del rapporto di lavoro dichiarato, nonché la natura impiegatizia della qualìfica rivestita e l'ammontare delle retribuzioni percepite ». Se l'azienda esiste ancora ed ha conservato i libri paga e matricola dell'epoca, l'interessato può facilmente reperire la documentazione richiesta. Ma se l'azienda non esiste più, o nel frattempo ha mandato al macero i libri, è praticamente impossibile che il lavoratore riesca a conferire formale validità alla sua richiesta. E capita spesso, perché si tratta di rapporti di lavoro ormai lontani ed in ogni caso anteriori al settembre '50, cioè da quando l'obbligo assicurativo è stato esteso a tutti gli impiegati, qualunque sia l'importo del loro stipendio. Ecco perché la maggior parte delle domande di riscatto non possono essere accolte e questa facoltà (che nelle intenzioni del legislatore doveva consentire il recupero di periodi lavorativi altrimenti sterili agli effetti pensionistici) vale soltanto per quegli impiegati che hanno la fortuna di reperire i certificati richiesti. Perché possano beneficiarne tutti coloro che a suo tempo vennero esclusi dall'obbligo assicurativo a causa dell'entità del loro stipendio, bisogna condizionare il riscatto a documentazioni meno remote, concedendo maggior credito alle dichiarazioni dei lavoratori interessati. Avevo letto su La Stampa che le pensioni dei telefonici avrebbero dovuto essere rivalutate nella misura del 7 per cento sull'importo base. Tale aumento verrà corrisposto dal 1» gennaio '69. indipendentemente dalle proposte per la modifica del sistema, che non mancheranno dt essere presentate dal sindacati di categoria? - Gina Manenti, Treviso. La lettrice si riferisce all'applicazione della scala mobile, istituita con legge n. 583 del 13 luglio '67, secondo cui le pensioni a carico del Fondo di Previdenza per il personale telefonico devono essere riliquidate se nel triennio successivo all'ultimo aumento l'indice medio del costo della vita, calcolato dall'Istat, ha registrato un aumento pari o superiore al 10 per cento. Al Comitato che amministra 11 fondo di previdenza dei telefonici dicono che tale aumento dell'indice potrà verificarsi soltanto alla fine di quest'anno. Se cosi fosse (ma non ne siamo convinti) la rivalutazione delle pensioni di questi lavoratori verrebbe disposta soltanto a decorrere dal 1" gennaio '71. A meno che nel frattempo non si concludano con successo le trattative in corso fra i sindacati e i competenti uffici romani, nel qual caso l'adeguamento potrebbe essere anticipato, soprattutto se si terrà conto del fatto che con l'attuale sistema di scala mobile la rivalutazione delle pensioni telefoniche è sempre tardiva. Molto più realistici 1 criteri che disciplinano la scala mobile per la rivalutazione delle pensioni dell'assicurazione obbligatoria, al quali sarebbe opportuno che gli amministratori del fondo telefonico si allineassero se non vogliono che 1 pensionati della categoria continuino ad arrancare distanziati dietro alla dinamica dei prezzi. * * LEONARDO PALOSCIA: La dimensione previdenziale. Casa Ed. Le Opere, Roma. — L'autore riassume con chiarezza gli aspetti più significativi del nostri ordinamenti previdenziali che, appena abbozzati al principio del secolo, coprono ormai i rischi più ricorrenti. Paloscia ne denuncia i limiti, ma senza mai cedere alla facile tentazione di erigersi a censore di una legislazione che al di là delle sue manchevolezze lascia intravedere, magari lontana ma raggiungibile, quella sicurezza sociale che egli identifica nella libertà dal bisogno. Paloscia è riuscito a rendere comprensibili le più astruse espressioni tecuicho e legislative, trasferendone il significato in un linguaggio conciso e limpido. Anche per questo 11 libro avrà successo fra i lavoratori a cui ricorda e spiega le prestazioni di competenza, ivi comprese, quelle a carico dell'Inain e dell'Istituto nazionale per l'Assicurazione contro l'Infortunio. Lo apprezzeranno soprattutto gli esperti ai quali offre parecchi validi motivi di riflessione. Osvaldo Patta

Persone citate: Gina Manenti, Leonardo Paloscia, Osvaldo Patta, Paloscia

Luoghi citati: Roma, Treviso