Franchi: "Abbiamo protestato con la Fifa,,

Franchi: "Abbiamo protestato con la Fifa,, Il retroscena svelato dal presidente federale a Città del Messico Franchi: "Abbiamo protestato con la Fifa,, Il dirigente italiano ha definito assurde le insinuazioni - Ha poi ricordato la tentata aggressione dei tifosi uruguaiani contro le riserve azzurre nella tribuna di Puebla - Molti telegrammi dall'Italia per i nostri giocatori (Dal nostro inviato speciale) Città del Messico, 16 giugno. Una nuova clamorosa polemica chiama in causa la squadra italiana ai mondiali del Messico. Gli azzurri ora non fanno la parte dei protagonisti ma quella delle vittime: l'iniziativa è dovuta agli uruguaiani, evidentemente abilissimi nell'attuare tattiche provocatorie non solo sul campo, di calcio ma anche fuori gara. L'Uruguay accusa gli italiani di aver « comperato » i risultati sin qui conseguiti in questi campionati del mondo, ottenendo così la qualificazione alle semifinali grazie a irregolari « manovre di corridoio » dei dirigenti, più che al gioco praticato dalla squadra azzurra. Le accuse della delegazione uruguaiana hanno preso piede nelle ultime ore sotto forma di voci che circolando velocemente sono giunte sino ai dirigenti italiani. La reazione del « clan » azzurro è stata naturalmente decisissima: lo stesso presidente federale Artemio Franchi ha svelato il clamoroso retroscena stamane nel corso della consueta conferenza stampa. « Le accuse che ci vengono rivolte sono assurde, incredibili — ha dichiarato Franchi —. Naturalmente le abbiamo subito respinte, facendoci sentire presso il Comitato organizzatore della Coppa Rimet e presso la Fifa, per protestare contro questo atteggiamento provocatorio usato nei nostri confronti dagli uruguaiani ». La polemica fra Italia e Uruguay fa seguito ad uno spiacevole episodio che si era verificato a Puebla in occasione del confronto fra le due Nazionali nel girone eliminatorio. Durante l'incontro alcuni dirigenti uruguaiani incitarono i tifosi ad aggredire alcune « riserve » azzurre (Ferrante, Puia, Prati) che seguivano la gara dalla tribuna. Il pronto intervento della polizia evitò un'assurda rissa e avrebbe portato al fermo degli aggressori se l'atteggiamento dei dirigenti italiani (che insistettero per una pacifica soluzione della vicenda) non avesse consentito di lasciare subito liberi i facinorosi spettatori. Proprio in considerazione di questo fatto e della qualificazione che anche l'Uruguay ha ottenuto (insieme con l'Italia) è difficile giustificare il comportamento de¬ gli uruguaiani. Del resto non si riesce a capire quale risultato possa esser stato « comprato » dagli azzurri: non certo i pareggi contro Israele (con due gol annullati all'Italia) e Uruguay o la vittoria sulla Svezia (basta ricordare il gioco durissimo degli scandinavi ai nostri danni lasciato correre dall'arbitro) né tanto meno il successo sul Messico (la nostra superiorità è apparsa nettissima e non certo per aiuti ricevuti dal direttore di gara o per « accondiscendenza » dei messicani, più che mai decisi a non farsi eliminare davanti al propri tifosi). Probabilmente le accuse mosse dall'Uruguay sono una conseguenza dell'estremo nervosismo che caratterizza in questi giorni il « clan » della Nazionale sudamericana, costretta a trasferirsi a Guadalajara da una modifica del programma per incontrare il Brasile in semifinale. Per fortuna l'imprevisto « caso » non dovrebbe avere conseguenze «diplomatiche» e non ne ha avute sul mora¬ le della squadra che resta elevatissimo grazie al trionfo sul Messico e ai numerosi telegrammi di congratulazioni e di incitamento che giungono quotidianamente dall'Italia. n. b.

Persone citate: Artemio Franchi, Prati, Puia