Pensione e mutua per gli emigranti? di Giancarlo Fossi

Pensione e mutua per gli emigranti? Una proposta del Cnel al governo Pensione e mutua per gli emigranti? Il progetto prevede anche la tutela contro gli infortuni sul lavoro - Le pensioni sarebbero liquidate dall'Inps e i versamenti dei lavoratori potrebbero variare fra le 5 e le 50 mila lire, con un contributo dello Stato (Nostro servizio particolare) Roma, 16 giugno. I nostri lavoratori emigranti dovrebbero usufruire di un nuovo sistema di assicurazioni sociali che preveda, in ogni caso, un trattamento di pensione, l'assistenza di malattia e la tutela contro gli infortuni sul lavoro. La proposta sarà presentata al governo e al Parlamento dal Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, riunitosi oggi in assemblea plenaria per approfondire i problemi dell'emigrazione e suggerire soluzioni idonee sul piano interno e internazionale. II tema è stato trattato sulla base dei risultati di un'indagine promossa dalla commissione lavoro e previdenza sociale e di una voluminosa relazione (oltre cinquecento pagine) predisposta dal consigliere Raffaele Vanni. Il relatore ha affermato che la collettività nazionale deve assolutamente compiere ogni sforzo « al fine di affrontare le cause del fenomeno dell'emigrazione che permane tuttora come elemento obiettivamente limitativo della uguaglianza dei cittadini e del loro diritto al lavoro ». Vanni ha anche rilevato che le insoddisfacenti condizioni di lavoro e di vita degli emigranti e delle loro famiglie sono un indice significativo dei grossi e gravi problemi umani, sociali e economici posti dall'ampiezza dei flussi migratori. Il più elevato tasso di malattia e di infortunio tra gli emigrati è 'conseguenza diretta della notevole diversità del nuovo ambiente di lavoro e civile, della particolare pesantezza e rischiosità dei lavori che sono spesso chiamati a svolgere, delle disuguaglianze e differenziazioni che subiscono, della loro scarsa preparazione professionale e delle difficoltà linguistiche. « Tutto ciò, ha rilevato Vanni, mentre in molte zone del territorio nazionale, in particolare nel Mezzogiorno, si registrano tuttora profondi squilibri derivanti dal persistente sottosviluppo economico che, a sua volta, provoca l'esodo della manodopera sìa verso l'estero che verso altre zone del Paese ». Illustrate le principali questioni (infrastrutture e servizi sociali, alloggi, riunificazione delle famiglie, istruzione scolastica, preparazione professionale ecc.), il relatore si è soffermato sulla valida «copertura assicurativa», che rappresenterebbe un indubbio elemento di tranquillità e di sicurezza per l'emigrante. Per i lavoratori occupati in paesi non convenzionati (Canada, Australia, Stati Uniti, Venezuela ed altri) si dovrebbe stabilire, con le opportune iniziative legislative, un nuovo sistema di assicurazioni sociali finanziate in parte dallo Stato, in parte dagli stessi lavoratori emigrati. Vanni ha esposto, a nome della commissione lavoro e previdenza sociale, organiche soluzioni. Interessante quella che riguarda le pensioni. Le prestazioni pensionistiche dovrebbero essere erogate attraverso una gestione speciale dell'Inps, alla quale potrebbero iscriversi facoltativamente i lavoratori occupati in paesi non convenzionati. I versamenti mensili degli iscritti potrebbero variare fra le 5.000 e le 50.000 lire a scelta degli interessati. Il contributo statale sarebbe proporzionato all'entità dei versamenti dei lavoratori in modo inverso alle disponibilità economiche dell'emigrato. Ad esempio: un contributo statale di L. 2.000 per un versamento di L. 5.000 a carico del lavoratore, di L. 4.000 per un versamento di L. 50.000 sulle somme accreditate agli iscritti, comprensive dei versamenti individuali e dei contributi statali, verrebbe calcolato annualmente l'interesse composto nominale del 4,500-ii, pari effettivamente al 60'ò circa, nell'intento di incrementare il risparmio. I lavoratori avrebbero facoltà di chiedere, in qualsiasi momento, la risoluzione del proprio rapporto con la gestione optando per alcune possibilità vantaggiose (costituzione di una rendita vitalizia, trasferimento delle somme sul rispettivo conto presso la gestione generale dell'Inps, la liquidazione del capitale accantonato comprensivo degli interessi, ma con esclusione dell'intervento statale). Lo Stato dovrebbe quasi completamente pagare per le prestazioni di disoccupazione, l'assistenza di malattia, la tutela contro gli infortuni sul lavoru. A taluni di questi benefici verrebbero ammessi anche i lavoratori occupati in paesi convenzionati, poiché anche nelle regqlamentazioni internazionali si riscontrano non poche lacune che a mano a mano dovrebbero essere eliminate con una azione parallela. In ogni caso una nuova politica dell'emigrazione dovrebbe portare al « completo abbandono di schemi assistenziali e paternalistici», collegando la tutela dell'emigrato alla gestione del collocamento e dell'occupazione. Giancarlo Fossi » Roma. Il « marine » Aldo Caputo ieri in aula (Telefoto Ap)

Persone citate: Aldo Caputo, Raffaele Vanni

Luoghi citati: Australia, Canada, Roma, Stati Uniti, Venezuela