Villot indica a Moro e Reale la tesi vaticana sul divorzio
Villot indica a Moro e Reale la tesi vaticana sul divorzio decisione governativa o, forse, al referendum popolare, per il quale la de si è battuta, ottenendo l'approvazione della legge istitutiva da parte delle due Camere. La posizione della Santa Sede può riassumersi in questi termini: il Concordato, essendo accordo internazionale, ha precedenza sulle leggi civili; poiché l'art. 34 riconosce gli effetti civili al matrimonio concordatario che, per sua natura, è indissolubile essendo disciplinato dàlie leggi canoniche, l'eventuale introduzione del divorzio violerebbe il Concordato. L'Italia sostiene, invece, che accettando l'art. 34 lo Stato non ha affatto rinunciato alla propria sovranità connaturale di dettare la propria regolamentazione degli effetti civili del matrimonio, inclusa la possibilità di scioglierlo con il divorzio. Il problema appare in sé scarsamente aperto ad una soluzione concordata in modo amichevole come prevede, in caso di contestazioni, l'articolo 44 del Concordato, al quale si è fatto ricorso^ per la prima volta in questa circostanza. Ma circolano voci, che trovano conferma nelle tensioni esistenti nell'ambiente vaticano e cattolico, di una certa disponibilità di circoli responsabili della Santa Sede ad esaminare una possibile proposta del governo italiano per la revisione globale o parziale del Concordato, vale a dire attraverso uno « stralcio », dell'art. 34, che è all'origine dell'attuale vertenza. Si attribuisce fondatamente al card. Villot e a mons. Casaroli una funzione decisiva, che rispecchia gli orientamenti di Paolo VI, nel senso di un atteggiamento moderato per trovare, mediante il negoziato, la via d'uscita. Ma in Vaticano si attende, probabilmente, una proposta che deve partire, per evidenti motivi, dall'Italia. L'eventuale revisione dell'art. 34 non è stata sinora sfiorata: la stessa commissione Gonella, incaricata di sottoporre al governo gli articoli conconrdatari suscettibili di revisione, non studiò l'ormai famoso articolo 34. D'altra parte, l'on. Loris Fortuna ha espresso il pieno consenso dei divorzisti (La Stampa. 4 giugno) al suggerimento di ristabilire un regime di separazione (matrimonio civile e matrimonio religioso), avanzato su Palestra del clero dai gesuiti Emile Pin, Pao lo Tufari e Giuseppe Diez ÌAlegria, i tre docenti della pontificia università gregoriana che avevano criticato, a suo tempo, le prese di posizione della Santa Sede. Ambienti vicini ai tre gesuiti giudicano molto importante che Fortuna abbia accettato, con la loro proposta, anche la prospettiva di un negoziato con il Vaticano, da essi sostenuta nell'articolo citato. Lamberto Furno -* Come interpretare l'art. 34 del Concordato Villot indica a Moro e Reale la tesi vaticana sul divorzio L'incontro alla Farnesina - Due diversi comunicati invece di un «comunicato congiunto», come nel primo colloquio - Da parte italiana si afferma che le richieste della Santa Sede saranno esaminate dal Parlamento; da parte vaticana si usa invece l'espressione «sede competente» (Nostro servizio particolare) Roma, 15 giugno. Secondo « vertice » riservato, stamane alla Farnesina, fra Italia e Vaticano per la vertenza interpretativa dell'alt. 34 del Concordato, a tre giorni dall'inizio, al Senato, del dibattito sul divorzio già approvato dalla Camera. All'incontro, durato un'ora e un quarto secondo fonti italiane, hanno partecipato gli stessi uomini che erano stati protagonisti del primo coUoquio avvenuto in Vaticano il 1 giugno: il ministro degli Esteri, Moro, il guardasigilli Reale con l'ambasciatore Gianfranco Pompei, per parte italiana; il segretario di Stato card. Jean Villot, mons. Agostino Casaroli, segretario del Consiglio per gli Affari pubblici della Chiesa, con il nunzio mons. Romolo Carboni per il Vaticano. Un fatto nuovo e rilevante è costituito dalla mancanza d'un comunicato congiunto, che invece era stato emesso al termine del precedente incontro. Questa volta la Far¬ nesina e il Vaticano hanno diramato due comunicati distinti, divergenti in una sfumatura che agli occhi degli osservatori appare sostanziale. Mentre il comunicato italiano dice che la posizione della Santa Sede sarà « oggetto di sollecito ed attento esame in sede parlamentare», nel testo vaticano, apparso sull'Osservatore Romano, si dichiara più genericamente che i rappresentanti italiani hanno assicurato che l'esposto della Santa Sede «■sarà fatto oggetto di attenta e sollecha valutazione in sede competente ». Il Vaticano usa l'espressione « sede competente », il comunicato italiano parla invece di « sede parlamentare », secondo l'impegno assunto a suo tempo dal presidente del Consiglio Rumor nel dibattito sulla fiducia al nuovo governo. L'espressione usata dal Vaticano viene interpretata come indicativa d'una sua volontà di non esaurire la questione nell'ambito parlamentare, ma di affidarla ad una
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