Questi svagati, ironici Beatles

Questi svagati, ironici Beatles Le loro canzoni illustrate da umoristi e pittori Questi svagati, ironici Beatles « Th» Beatles IUustrated Lyrics », a cura di Alan Aldridge, Macdonald, Londra, pagine 155, lire 2500. Dopo anni di intenso, ininterrotto fulgore, l'astro dei Beatles non accenna ad oscurarsi. Il quartetto londinese non è forse più all'onor delle cronache come quando suscitava, per le sue smanie iconoclaste, furenti interpellanze alla Camera dei Pari: ma ogni iniziativa legata al suo nome continua ad incontrare un sicuro successo. E' ora la volta di un libro. The Beatles IUustrated Lyrics, cfte in pochi mesi ha conosciuto ristampe su ristampe, per i tipi dell'editore londinese Macdonald. Lo ha curato Alan Aldridge (uno dei tanti ragazzi-prodigio della grafica inglese, amico intimo del quartetto) che vi ha raccolto un centinaio di testi scritti dai Beatles per le loro canzoni ed ha invitato a commentarli fotografi, pittori, umoristi, cartoonists delle ultime leve. A pie d'ogni pagina, ciascuno dei Beatles ha postillato a turno, con massime lapidarie, questo o quel componimento. Il libro è difficile da presentare: perché sarebbe al tempo stesso da vedere-leggereascoltare: e ciò di cui più sì avverte la mancanza è proprio il sottofondo musicale, vagamente madrigalesco, cui i Beatles ci hanno avvezzi. Ma andiamo con ordine: e diciamo che l'apparato illustrativo è un caotico, eppure affascinante bric-à-brac di nudi femminili (un paio, sofisticati e perversi, portano la firma del grande David Bailey), di vignette, collages, manifesti floreali, caricature, ritagli di giornale. Diversi per ispirazione e per contenuto, questi « omaggi » hanno in comune un marchiano cattivo gusto, tutt'altro che involontario: la parola d'ordine è quella di crogiolarsi nel risaputo, nel pacchiano, per trarne, quando l'estro sorregge, pagliuzze e perline: e talvolta tutto quel ciarpame dì bambole monche, burattini guerci, dentiere in disuso, pagliette e scarpe sfondate si compone in « congegni » (co. me auro chiamarli?) di ^busta tantasiosìtà. Sono esemplari di quella che ì critici chiamano popular art, e dì popolare non ha altro che un certo vigor sanguigno: è arte colta, anzi di maniera. Una naturale levità e grazia hanno invece i versi dei Beatles: e questo contrasto tra parola e immagine è evidentemente calcolato. Non tutte le liriche, intendiamoci, persuadono: ma anche nelle riuscite meno felici siamo a distanze abissali dai parolieri nostrani. Poeti d'amore un poco ripetitivi (e le canzoni sentimentali sono in soprannumero), i quattro cantautori fanno sfoggio del loro talento svagato ed eccentrico nell'invenzione di alcune vaporose figurine, tra favola e cronaca quotidiana: Rocky Racoon, un candido cowboy del Dakota, che scende dalle montagne per vendicarsi di un rivale che gli ha sottratto la fanciulla del cuore (« il suo nome era Magill — e si faceva chiamare Lill — ma la dicevano Nancy...»); il Matto delle Colline, che trascorre la vita « un giorno dopo l'altro, solo' sulle alture, col suo folle ghigno, perfettamente immobile »; Bungalow Bill, « perfetto americano testardo - figlio di madre sassone », cacciatore intrepido e sin troppo sanguinario: ^ci pensiamo su, lasciamo che Eleanor Rigby, zitella inconsolabile, che spia trepidante tra le navate d'una chiesa le nozze delle altre (« Eleanor morì nella chiesa — e fu sepolta col suo nome sulla lapide — nessuno venne al funerale »). In queste, come in altre canzoni di fiaba, i Beatles mostrano un distacco trasognato e compunto: mai che trepidino per le loro creature oltre il consentito, o invochino cielo e terra a giudicare l'irreparabilità delle ler pene d'amor perdute. Il che, per i patiti della canzone all'italiana, tutta guaiti e alti lai, dovrebbe avere qualche efficacia didattica. Altrettanto pedagogico dovrebbe riuscire, per le nostre ugole d'oro, il distacco con cui i Beatles giudicano la loro professione: « C'è un bel po' di casualità nelle nostre canzoni: scribacchiamo qualcosa, altri ci pensino... Adesso suohatevele, avete il vostro rompicapo da ricomporre ». Al vertice della popolarità e della ricchezza, i Beatles continuano insomma a non prendersi sul serio: e anche da questo punto di vista, la loro è una bella lezione di ironia ed eleganza. Guido Davico Bonino f 'Jlt I Beatles fra trentanni, secondo l'ipotesi di uno spiritoso disegnatore

Persone citate: Alan Aldridge, Bungalow Bill, David Bailey, Eleanor Rigby, Guido Davico Bonino, Macdonald, Rocky Racoon

Luoghi citati: Londra, Nancy