Mao e il fronte delle campagne di Mario Bonini

Mao e il fronte delle campagne Mao e il fronte delle campagne Dove arriva l'influsso del suo pensiero? Giorgio Galli: « La tigre di carta e il drago scarlatto - Il pensiero di Mao Tse-tung e l'Occidente », Ed. Il Mulino, pagine 266, lire 3000. Al tempo di Kruscev una delle storielle politiche più in voga fra i comunisti occidentali era questa: in un futuro storico r.ion troppo remoto un cittadino di Mosca, leggendo un libro, si imbatte in una fugace menzione di certo Nitrita Kruscev. Non sapendo di chi si tratti, va in biblioteca e cerca di documentarsi su enciclopedie e altri testi di consultazione: ma dell'oscuro personaggio nessuna traccia. Finalmente, in un vecchio dizionario biografico, trova una definizione assai laconica: « critico d'arte minore dell'epoca di Mao Tse-tung ». La battuta ironica celava un profondo pessimismo sull'Urss e la sua politica: anche fra i sostenitori più aper- ti della destalinizzazione c'era una sorta di cattiva coscienza che li spingeva a vedere nel partito comunista cinese il vero alfiere della rivoluzione mondiale. Molti comunisti dell'Occidente, pur convinti che nei paesi a struttura capitalistica avanzata la lotta per il potere debba assumere forme assai diverse da quelle che assunse nella Russia del 1917 e nella Cina del 1945-49, ritengono che a lunga scadenza il confronto decisivo sarà quello fra « campagne » e « città », fra mondo sottosviluppato e paesi economicamente evoluti; e che ir» questo confronto la Urss sarà riassorbita, volente o nolente, nel fronte delle « campagne ». Nel suo studio penetrante, anche se a volte temerario, sul pensiero di Mao Tse-tung e il suo influsso su altre aree culturali, Giorgio Galli sembra invece dare per scontato e irreversibile l'assorbimento dell'Urss nel campo delle « città ». Si tratta, naturalmente, di una valutazione di ordine culturale, non politico e tanto meno strategico. Elemento discriminante fra la « Weltanschauung » cinese e quella che accomuna l'Occidente e l'Urss è l'atteggiamento radicalmente opposto verso la minaccia di un olocausto atomico: la Cina vede nell'arma nucleare una « tigre di carta », incapace di frenare e reprimere la lotta rivoluzionaria dei popoli, mentre l'Urss e l'Occidente sono egualmente persuasi che un conflitto atomico segnerebbe la fine della civiltà umana. La posizione cinese è stata più volte espressa da Mao Tse-tung sulla base di conteggi sulle possibili vittime di una guerra nucleare, simili nella meccanica, se non nelle conclusioni aritmetiche, a quelli degli strateghi del Pentagono. Ma non è questo l'unico contrassegno paradossalmente analogo fra le due visioni del mondo: la teoria maoista della guerra rivoluzionaria combacia con la teoria americana della guerra limitata di contenimento, cosicché l'Indocina, per fare un esempio, è per entrambe le parti un campo di sperimentazione prima che di lotta. Ma le considerazioni sullo scontro di potenza fra la Cina e l'Occidente sono solo una parte secondaria del libro di Galli, i cui motivi di interesse sono più vasti e complessi. Si tratta, come dice l'autore, di uno studio interdisciplinare, in cui le radici del pensiero e i moventi dell'azione politica di Mao Tse-tung vengono esaminati alla luce di certi valori permanenti della cultura cinese, e di questa peculiari. Di estremo interesse, per esempio, è l'individuazione del carattere fondamentalmente antiburocratico della rivoluzione culturale, un movimento che, al di là delle formule catechistiche e lapalissiane, ha investito non soltanto le « deviazioni » economicistiche di tipo sovietico ma anche, e soprattutto, certe incrostazioni gerarchiche profondamente radicate in Cina. Talora, come nota Arrigo Levi nella cordialissima eppure polemica prefazione, i raffronti e le deduzioni di Galli sono acrobatici e sfiorano la fantapolitica; talora l'indagine sulla Cina è sacrificata alla riflessione sulla crisi dell'Occidente; e forse l'autore non ha dato sufficiente peso alla confusione che provocano in Occidente certi tentativi spiccioli e fantasiosi di applicare le tesi maoiste in un contesto politico-sociale — e culturale — estraneo. Ma si tratta di un libro di ricerca, e ogni ricerca comporta rischio. Mario Bonini