Braccio di ferro sulla Ostpolitik di Tito Sansa

Braccio di ferro sulla Ostpolitik ANALISI Braccio di ferro sulla Ostpolitik (La de vuole rovesciare il governo; Brandt minaccia di indire nuove elezioni) Bonn, giugno. Le due parole di moda in questi giorni a Bonn sono Kanzlersturz e Neuivahlen ( «Rovesciamento del Cancelliere » e « Nuove elezioni »). Le pronunciano, con tono minaccioso, gli esponenti dei grandi partiti parlamentari: per i democristiani-cristiano sociali è giunta l'ora di abbattere il governo Brandt e di ritornare alla guida del paese dopo 235 giorni di opposizione; i socialdemocratici vogliono consolidare con il voto popolare la maggioranza parlamentare della coalizione con i liberali, basata oggi su 12 voti. L'occasione per le reciproche minacce è data ancora una volta, sia agli uni che agli altri, dal solito pomo della discordia, la Ostpolitik, che ha diviso la Germania Federale in due blocchi dai contorni indefiniti. Secondo i democristiani-cristiano sociali dell'opposizione, Brandt e Scheel non avrebbero «alcuna possibilità» Ai far ratificare dal Parlamento i trattati di rinuncia alla violenza (con clausole riguardanti i confini), che Bonn sta negoziando con Mosca e con Varsavia. Cifre alla mano, gli oppositori del governo affermano che cinque deputati della destra liberale (Mende, Von Kuehlmann - Stumm, Zoglmann, Starke e Kienbaum) non sembrano disposti ad approvare la Ostpolitik; nel partito socialdemocratico un deputato, il rappresentante dei profughi Hupka, ha apertamente dichiarato la sua avversione agli accordi con l'Est europeo. Venendo a mancare di questi sei suffragi, il numero dei voti su cui si basa oggi il governo in Parlamento si ridurrebbe da 252 a 246, cioè esattamente alla metà dei deputati, a un voto meno della maggioranza. I democristiani ammoniscono ancora: l'oppositore socialdemocratico Hupka non è isolato, basta che un pugno di uomini lo segua e la maggioranza dei 247 voti l'otteniamo noi (attualmente i democristiani-cristiano sociali dispongono di 242 seggi). Sostengono invece gli uomini di governo, pure essi con le cifre alla mano, che la maggioranza del popolo tedesco appoggia la Ostpolitik. Lo hanno rivelato recenti sondaggi demoscopici. Sciogliendo il Parlamento e convocando nuove elezioni — sul tema Ostpolitik e riconciliazione con l'Est europeo — l'elettorato dovrebbe mandare al Bundeshaus una Camera con l'incarico plebiscitario di condurre in porto l'attuale politica di Willy Brandt. La minaccia di nuove elezioni è del capogruppo parlamentare socialdemocratico Herbert Wehner; l'ha illustrata all'opinione pubblica lo stesso cancelliere Brandt. Ha già avuto il primo effetto, quello di spaventare i deputati ribelli del partito liberale e i possibili ribelli del partito socialdemocratico, i quali non verrebbero rimessi in lista e perderebbero i propro seggi parlamentari. Anche ai democristiani la minaccia socialdemocratica ha consigliato prudenza: si sono resi conto di non avere un Cancelliere « di ricambio », e di mancare di un programma costruttivo. Il « rovesciamento del Cancelliere » è, in teoria, possibile in qualsiasi momento. All'opposizione basta garantirsi i voti di alcuni deputati dei partiti di governo intorno al nome di un proprio candidato alla Cancelleria (e proporre il cosiddetto « voto di sfiducia costruttivo ») per ritornare al potere. Pure possibile, in teoria, è lo scioglimento del Bundestag. L'articolo 68 della Costituzione prevede che « se un progetto di legge proposto dal Cancelliere e collegato alla questione di fiducia (come nel caso degli importanti trattati con Mosca e con Varsavia) non ottiene l'approvazione della maggioranza del Parlamento, allora il Presidente della Repubblica può, su richiesta del Cancelliere, chiedere entro 21 giorni lo scioglimento della Camera ». Durante queste tre settimane di « ripensamento » presidenziale, tuttavia, il Parlamento può eleggere un nuovo Cancelliere. Per Brandt il rischio esiste obiettivamente. Nel braccio di ferro sulla Ostpolitik, in corso da tempo, finora né gli uni, né gli altri riescono a prevalere. Kanzlerstvrz o Neuwahlen?, ci si domanda a Bonn. Una prima risposta potrebbe venire dalle elezioni regionali che si terranno domenica 14 giugno in tre Laender: il governo si attende una conferma della propria politica, l'opposizione spera in una chiara indicazione per passare all'attacco. Tito Sansa

Luoghi citati: Bonn, Germania Federale, Mosca, Varsavia