I razzisti in piazza di Francesco Rosso

I razzisti in piazza L'ONDATA DI VIOLENZA A PARIGI E IN PROVINCIA I razzisti in piazza C'è un terreno d'incontro fra le due estreme: ì'antisionismo, che nasconde spesso l'antisemitismo - Da destra premono i cattolici rimasti all'« affaire Dreyfus », i gollisti, i bottegai che temono i concorrenti ebrei - Da sinistra i comunisti, i « cinesi » e i cattolici « gauchistes », i più decisi nel sostenere la guerriglia palestinese (Dal nostro inviato speciale) Parigi, giugno. L'affare Dreyfus ritorna alla memoria dei francesi ogni volta che l'antisemitismo riaffiora dal fondo oscuro delle coscienze a denunciare un'infezione endemica che affligge la Francia da sempre. Gli avvenimenti di Orléans, Amiens e di altre piccole città, sono stati gli episodi più clamorosi dell'antisemitismo che serpeggia inconscio in gran parte della provincia francese; ma vi sono altri aspetti, meno vistosi, che danno la misura dell'ampiezza con cui l'inquietante fenomeno investe la Francia ancora oggi, dopo i campi di sterminio e le camere a gas naziste. I «sei giorni» Molti studiosi hanno 1 indagato sulle cause dell'antisemitismo; sorprende tuttavia che il fenomeno riemerga periodicamente e con incredibile virulenza. Le cause che hanno ridestato oggi l'antisemitismo in Francia, secondo alcuni indagatori, devono essere ricercate nella «Guerra dei sei giorni» e nella strepitosa vittoria degli israeliani. Quell'avvenimento ha condizionato la politica del generale De Gaulle, filoaraba ed antisraeliana, ed ha portato sulla stessa barricata antisraeliana tanto i comunisti, fedeli seguaci della polìtica di Mosca, quanto gli estremisti cattolici di sinistra che fanno capo a Témoignage Chrétien. Naturalmente, nessuno vuole l'etichetta di antisemita, tutti si limitano a dichiararsi antisionisti, quindi solo contrari allo Stato israeliano; e per giustificazione portano l'esempio di moltissimi ebrei, fieri di essere tali, che sono tra l più fanatici avversari dello Stato ebraico, quindi antisionisti. Ma è facile rendersi conto di quanto sia fragile la posizione di un simile schieramento; dietro l'antìsionismo si riaffaccia, quasi per evocazione, il mai spento antisemitismo, cioè l'odio per l'ebreo in quanto uomo diverso da tutti, ancora considerato, in molti settori del cattolicesimo francese meno preparato, l'assassino di Gesù, nonostante il Concilio Vaticano II. In Ebrei e cattolici francesi, Pierre Pierr.ard traccia una storia dell'antisemitismo in Francia che lascia sgomenti; per esempio, erano gli. intellettuali che verso la fine del secolo scorso più si sentivano attratti dall'occultismo e dal mistero, tendenza particolarmente accentuata fra i cattolici che invocavano miracoli dalla Vergine e dai Santi. Non ottenendo risposta alle loro invocazioni, attribuivano i prò- pri mali a complotti dia bolìci tramati, o anche secondati soltanto, dagli ebrei. A guardar bene, gli avvenimenti di 'Orléans e di Amiens hanno gli stessi caratteri dell'antisemitismo del secolo scorso; anche qui, se non proprio il magico, c'è l'occulto, cioè l'ebreo che droga le belle ragazze mentre misurano abiti eleganti nel salotto di prova, sempre situato in uno scantinato per rendere più facile il rapimento, avviandole poi in Medio Oriente con una « tratta delle bianche » la cui ampiezza avrebbe dovuto mettere in allarme la polizia. Fantasiose accuse Nessuna denuncia di ragazze scomparse era mai stata fatta alla polizia; eppure ad Orléans tanti giuravano che in cinque negozi di abbigliamento, quattro dei quali appartenevano ad ebrei, erano entrate, e non erano mai più uscite dalla porta principale, un numero impressionante di ragazze e giovani donne; stordite con una iniezione, erano state trasportate attraverso corridoi segreti chi sa dove, eppoi imbarcate per Beirut, a ingrossare le file della prostituzione mediorientale. Non c'era nulla di vero, s'intende, ma ad Orléans tutti avrebbero scommesso, dal momento che lo narravano con dovizia di dettagli, sull'autenticità dell'avvenimento. Il sociologo Edgar Morìa ha dedicato un grosso volume-inchiesta ai fatti di Orléans, e la radice antisemita è facilmente individuabile nella fosca vicenda, anche se affiorano altre componenti: ad esempio, il fumettismo di alcuni periodici inclini al sensazionale. Attenuatisi ad Orléans, i rumori antisemiti sono esplosi ad Amiens, poi in altre piccole città di Francia; commercianti ebrei si dedicavano un po' ovunque a drogare ragazze avvenenti per spedirle a Beirut. Il buon senso dovrebbe far sorridere soltanto a sentir narrare tali fandonie, ma c'è sempre qualcuno che ha interesse ad alimentarle; anche l'affare Dreyfus nacque prima da un antisemitismo inconscio, poi da precisi interessi politici. Che ad Orléans, Amiens ed altrove siano stati indicati come autori di una turpe attività quasi esclusivamente commercianti ebrei, può far pensare che a diffondere le accuse criminose siano stati altri commercianti « ariani », invidiosi dei loro colleghi ebrei e certi che le loro « voci » sarebbero cadute su un terreno fertile. In Francia, l'antisemiti- smo ha radici antiche, ed oggi si mescola inconsciamente ai fermenti razzistici che si avvertono in molti settori della società francese, dalle classi più popolari a quelle più elevate. Gruppi di dinamitardi fanno saltare periodicamente locali pubblici gestiti da algerini, ed i terroristi, prima di andarsene, tracciano a vernice la scritta: « Hitler aveva ragione », mettendo sullo stesso piano tutti i forestieri, ebrei compresi, anche se costoro sono cittadini francesi da sempre. Ciò che conta agli occhi di molti Mancesi è una purezza ariana che sa di nazismo e che esclude gli ebrei. Il 29 gennaio scorso, gruppi di studenti manifestavano a favore dello Stato d'Israele in rue Buffon; arrivò la polizia, un paio di giovanotti furono acciuffati e furiosamente manganellati dai poliziotti die, come buon peso, gli gridavano: «Sale youpin », cioè lurido giudeo, come avrebbero gridato « sporco beduino » ad un nordafricano. Si potrebbe obiettare che simili casi isolati non possono servire per una generica accusa di antisemitismo a tutta la Francia. Tra questi episodi isolati si potrebbero mettere anche il numero speciale della rivista Charivari, di un così delirante antisemitismo che la direttrice, signora Jeanne Jacquemart, fu condannata ad una forte ammenda; caso sporadico dovrebbe essere considerato anche l'atteggiamento di gruppi di studenti maoisti aderenti ad un comitato per la liberazione della Palestina. Il 31 gennaio scorso aggredirono, con sbarre e catene dì ferro, gruppi di studenti sionisti al gridò: « La Palestina vincerà » e( « La dittatura del proletariato liquiderà il problema ebraico ». ancora caso di antisemitismo sporadico potrebbe essere considerata la situazione di Aix-en-Provence, dove alcuni studenti hanno disegnato macabre svastiche sui muri dell'Istituto di Studi Politici e tracciato scritte come le seguenti: « Il sangue ebreo scorrerà ancora », « Hitler aveva ragione », « Ebrei, verrà il giorno ». Meno francesi Tutti casi isolati, che non dicono nulla? Eppure l'antisemitismo deve aver raggiunto in ""rancia limiti inquietanti se l'iF'OP, Istituto Francese di Opinione Pubblica, ha ritenuto opportuno eseguire un sondaggio tra i francesi per conoscere i loro sentimenti verso gli ebrei. Il risultato è stato impressionante; solo l'uno per cento degli interrogati, è vero, ha risposto che il massacro di ebrei fatto dai nazisti fu salutare, ma il dieci per cento sono risultati antisemiti dichiarati, il venti per cento ìianno rivelato chiare inclinazioni all'antisemitismo, ed un altro venti per cento considerano gli ebrei cittadini meno francesi degli altri. Il sedici per cento dei francesi non si farebbe curare da un medico ebreo, il 37 per cento non darebbe la propria figlia in moglie ad un ebreo, e non vorrebbe un'ebrea per nuora. Il 51 per cento dei francesi trovano che vi sono troppi ebrei nella finanza, il 55 per cento che ve ne sono troppi in politica e, cifra rivelatrice, l'Sl per cento trovano che vi sono troppi ebrei nel commercio: ciò spiega i fatti sorprendenti di Orléans e di Amiens. Bagno di sangue? In Francia, gli ebrei so?io circa mezzo milione, un numero non impressionante rispetto alla popolazione, eppure costituiscono un problema. Lo storico Jacques Madaule, durante la riunione a Strasburgo, tenuta nel gennaio scorso, dell'associazione « Amicizia ebreo-cristiana di Francia», disse: « La risorgente propaganda antisemita in Francia è oggi simile a quella che in passato ha reso possibile il caso Dreyfus ed il genocidio nazista ». Egli alludeva agli atteggiamenti assunti dai cattolici che fanno capo a Témorgnage Chrétien i quali, ancora ultimamente, hanno scritto: « La resistenza palestinese esprime la guerra giusta di un popolo per la sua dignità ». E Jacques Madaule ha risposto sull'ultimo numero di Esprit che un simile atteggiamento « rischia di provocare un bagno di sangue nel Vicino Oriente e, da noi, forse una guerra civile di cui l'antisemitismo sarebbe il fermento ». Durante una lunga conversazione che ho avuto con lui, Jacques Madaule mi ha detto: « In Francia, l'antisionismo ha dimensioni impressionanti, soprattutto fra i cristiani, al punto che i gruppi di Témoignage Chrétien sostengono che la pace in Medio Oriente è possibile solo cancellando totalmente lo Stato d'Israele. Ed è anche per questa ragione che si arriverà a profonde fratture fra i cattolici. Ammonisco i miei amici di Témoignage a stare attenti; facendo dell'antisionismo così esasperato, finisco no per ridestare il mostro dell'antisemitismo, che ora sonnecchia, ma che ogni tanto ha dei sussulti di chiara inclinazione nazista ». Ma a giudicare dagli avvenimenti di Francia, non si direbbe che la voce cristiana di Jacques Madaule e dei suoi amici trovi molte orecchie disposte ad ascoltare. Francesco Rosso