Fallimento della società commerciale fondata dal padre di Carlo Campagna

Fallimento della società commerciale fondata dal padre di Carlo Campagna Dichiarato dal tribunale su istanza di tre creditori Fallimento della società commerciale fondata dal padre di Carlo Campagna L'uomo si uccise pochi giorni dopo l'arresto del figlio che si autoaccusò della morte di Martine Beauregard Coinvolto nel dissesto anche il giovane, che è procuratore della ditta - Il passivo supererebbe i 200 milioni La società del padre di Carlo Campagna, il play-boy in carcere per la morte di Martine Beauregard, è stata dichiarata fallita Ieri mattina dal Tribunale. Si tratta della Carlo Ferraris i C. (s.a.s.) del dott. Guido Campagna, che ne era socio accomandatario. Giudice delegato è stato nominato il dott. Venditeli! Casoli, curatore il dott. Cagnassone. L'esame dello stato passivo (che si aggirerebbe sul 200 milioni) è fissato per 11 mattino del 18 settembre. La dichiarazione di fallimento è stata decisa su Istanza di tre creditori: Pier Luigi Garbin, Francesco Derossi e la s.r.l. V.a.r.t.o. in persona del suo legale rappresentante Osvaldo Bellani. La Carlo Ferraris di piazza Carlo Felice 80, con uffici e magazzini in via Andrea Dorla 7 e 9, si occupava del commercio di macchine calcolatrici. La ditta cominciò a trovarsi in difficoltà cinque anni fa, quando il dottor Guido Campagna, sofferente di una grave malattia, si fece ricoverare in una clinica svizzera. In quell'occasione diede una procura generale al figlio Carlo, allora ventitreenne, il quale, da un giorno all'altro, si trovò a dirigere l'azienda. La Carlo Ferraris non era in stato di insolvenza, ma aveva difetto di liquidità. Poco tempo prima erano state chiuse lo filiali di Genova e Roma e c'erano vertenze fiscali di vario genere. Carlo Campagna seppe fronteggiare la situazione ed in breve riportò la società su basi solide, tanto che il padre, al ritorno dalla Svizzera, gli lasciò tutta la responsabilità della ditta. Nel frattempo il play-boy tentava una impresa ardua: fondò 11 Credito Finanziario Italiano, con sede in via Andrea Doria, una società a responsabilità limitata che concedeva prestiti e mutui fiduciari ad artigiani, professionisti ed impiegati. Ma negli affari, come nella vita privata, Carlo Campagna — lo ammette lui stesso parlando con i periti psichiatrici — amava il bluff. Si compiaceva di rischiare, di far apparire ciò che in realtà non era. Le condizioni della Carlo Ferraris, dopo un breve periodo di ristabilimento, peggiorarono: giri di cambiali a vuoto, mancanza di liquido, speculazioni sbagliate. Lo stesso accadde per la Finanziaria, dove i rapporti con le banche per ottenere denaro e imprestarlo a interessi maggiori, divennero difficili. Sarebbe stata questa situazione disastrosa che contribuì, insieme con altri motivi di carattere familiare e psicologico (ancor oggi non chiariti), ' alla costituzione del play-boy alla polizia, la sera del 5 dicembre scorso. Pochi giorni dopo, nella sua villa di Gressoney, il dott. Guido Campagna si uccise con un colpo di pistola. Le cause del suicidio furono subito collegate col dolore del padre per il gesto compiuto dal figlio, con la disperazione di essere coinvolto in una storia cosi amara. Successivamente si pensò a ragioni di carattere finanziario e oggi 11 fallimento della Carlo Ferraris ne è una conferma. Anche la Finanziaria, dopo l'arresto del play-boy, è in cattive acque in seguito al ritiro dei | fidi da parte delle banche. Carlo I Campagna non ne fa mistero: j avrebbe ammesso di essersi co! stituito dopo un'ennesima richiei sta di pagamento di 200 milioni, \ sollecitata da una banca. Seconj do l'imputato, il gesto clamoroso i dell'autoaccusa e poi, un mese | dopo, della ritrattazione sarebbe j dovuto servirgli a far « colpo » sui creditori, a creargli un certo « prestigio ». E' un ragionamento piuttosto contorto, che la perizia psichiatrica dovrebbe illuminare. Una cosa ormai è certa: Carlo Campagna amava il bluff negli affari, nella vita coniugale, nelle amicizie. Ha spinto 11 suo folle gioco d'azzardo anche nella morte di Martine? — Cinquanta pacchi di caffè e 20 mila lire in contanti sono stati I rubati la notte scorsa dal depo sito di Luigi Pellegrini, 34 anni, in via Biblana 108. Il furto è stato scoperto dal titolare ieri mattina all'apertura. Guido Campagna il 18 dicembre visita il figlio in carcere

Luoghi citati: Genova, Roma, Svizzera