Una scuola nuova per preparare i tecnici qualificati del futuro

Una scuola nuova per preparare i tecnici qualificati del futuro Regione Piemonte, problemi da risolvere Una scuola nuova per preparare i tecnici qualificati del futuro Tutte le province chiedono l'Università; ma il grande compito del nuovo ente sarà l'istruzione e formazione professionale - Sono interessati i settori dell'industria, commercio, agricoltura, turismo. - Previsti per il 1980 circa 70.000 studenti universitari Si parla di Regione e subito tutte le province insorgono: « Vogliamo l'Università ». E' una richiesta generale che non nasconde motivi di prestigio. Non tiene conto però che i 18 argomenti di competenza legislativa regionale non comprendono l'attività universitaria, ma solo l'« istruzione professionale e assistenza scolastica » (punto sesto dell'art. 117). Un compito impegnativo, che richiede un rivoluzionamento dei metodi tradizionali. La Regione non dovrà limitarsi a far funzionare le scuole che già esistono, ivyi sforzarsi a prevedere le necessità future dell'istruzione professionale nel campo dell'agricoltura, dell'industria, del commercio e del turismo. II sen. Paolo Vittorelll, capolista del psi alla regione, afferma: « Occorrono più anni per preparare tecnici e mano d'opera qualificata che per produrre la maggior parte degli impianti industriali. Perciò l'istruzione professionale deve essere programmata con anticipo sulle linee di sviluppo dell'economia e sull'assetto territoriale. Niente università o istituti tecnici di prestigio, pertanto, nelle località dove non sono richiesti dalle previsioni dello sviluppo economico e dove sono rivendicati solo per motivi campanilistici. « Fissati gli obiettivi di fondo della programmazione per il futuro equilibrio regionale, verificata la loro concreta possibilità di realizzazione mediante la contrattazione programmatica, accertate le risorse disponibili, la prima cosa da fare per ottenere questi obiettivi è preparare gli uomini che permetteranno di raggiungerli e. insieme, la rete di facoltà, istituti tecnici e professionali, necessari a tale fine ». Gli industriali offrono la loro collaborazione presentando un esperimento positivo: un consorzio costituito nel Canavese tra un gruppo, di aziende per la formazione professionale del giovani. Animatore dell'Iniziativa è il comm. Merlonghi (medaglia d'oro dell'istruzione professionale) il quale in una recente tavola rotonda a Rapallo ha espresso ai rappresentanti dei ministeri della Pubblica Istruzione e del Lavoro « le preoccupazioni dell'industria per la crescente carenza di operai specializzati e la difficoltà che gli istituti professionali e i Centri del ministero del Lavoro hanno per raggiungere i più alti livelli dì qualificazione resi necessari dall'entrata dell'industria italiana nell'area del Mercato Comune ». La serietà delle intenzioni di questo istituto canavesano — dice il direttore dell'Anima, dott. Gambaruto — è stata compresa dallo Stato che, a consorzio costituito, è intervenuto con una sovvenzione di 30 milioni raddoppiando il capitale iniziale. La validità dell'incontro scuolaindustria nell'istruzione professionale è dimostrata dalla « Casa di carità arti e mestieri ». II.suo direttore, prof. Domenico Conti, è candidato alle elezioni regionali, indipendente nella Usta de. Ci dice: ii Il problema è aperto alla collaborazione dì tutti, e prima ancora che nella fase esecutiva, in quella preparatoria. La Regione dovrà operare una diagnosi continua delle necessità in una visione di sviluppo programmato non soltanto quantitativo, ma anche qualitativo; poi dovrà fare un bilancio e una valutazione periodica dei risultati conseguiti, tenendo conto che la formazione professionale è bilanciata dal collocamento ». Un esempio: è sforzo inutile, nel settore metalmeccanico, continuare a formare aggiustatori e tornitori secondo i sistemi tradizionali quando stanno prendendo ampia diffusione le macchine utensili computerizzate che fanno automaticamente e con precisione assoluta 1 lavori una volta affidati all'uomo. Il momento di previsione è fondamentale e per esso la Regione dovrà chiedere la collaborazione di personale altamente specializzato. In certi casi dovrà addirittura formarselo. Le difficoltà non saranno poche: prevedere il futuro dell'industria, dell'agricoltura, del commercio e del turismo, ottenere la collaborazione competente dei sindacati e dell'industria, infine formare i docenti e 1 dirigenti di queste nuove scuole. ii I nuovi organi regionali — afferma ancora il sen. Vittorelll — non dovranno fissare genericamente una certa cifra da spendere in un certo numero di anni e per scopi nebulosi. Le linee dello sviluppo dell'istruzione professionale dovranno precedere, in qualche caso incentivare, quelle dello sviluppo economico e della sua localizzazione ». Basata su questi criteri e aperta alla collaborazione di tutte le forze in grado di dare un valido contributo, la scuoia professionale della Regione dovrà comunque sempre tener conto del punto di arrivo, che è una meta politica: aumentare il benessere economico e sociale. Il progetto di legge per consentire dopo un biennio preparatorio l'accesso all'Università a chi ha frequentato i tre anni di istruzione professionale dopo la scuola media è uno spiraglio aperto al futuro, un primo passo reale verso la soppressione della scuola di classe. Siamo tornati all'Università, autonoma nelle sue decisioni anche per quanto riguarda i problemi edilizi. Lo ha dimostrato quella di Torino che, mentre si progettavano nuovi insediamenti decentrati e si polemizzava sulla scelta dei terreni, si è costruita nel centro della città il nuovo palazzo delle Facoltà umanistiche. E' evidente che in un'epoca in cui le grandi scelte non sono di competenza esclusiva del privato che le propone, ma di tutta la società (l'industria ha accettato negli ultimi tempi questo concetio) l'autonomia assolutistica dell'Università è un coritrosenso. Più che accanirsi nel chiedere varie e contrastanti dislocazioni di sedi di facoltà, 1 cinquanta consiglieri regionali potrebbero invece farsi promotori di una saggia proposta di legge che limiti l'autonomia e consenta la discussione in termini democratici di tutti i problemi universitari. Ora Università e Politecnico di Torino hanno circa 31 mila studenti e la realtà ha superato le previsioni che ipotizzavano 28 mila posti-studio per il 1970. L'Ires prevede che saliranno a 69 mila nel 1980. Il problema va quindi affrontato In termini di sdoppiamento. Si potrà pensare a un decentramento di facoltà, al « campus » proposto per la zona del Piemonte Nord, ad una nuova università urbana. L'essenziale è che tutte le proposte siano vagliate democraticamente e la scelta avvenga a livello di programmazione pianificata senza influssi campanilistici. Domenico Garbarino 11 i » i : 11 ' 111 c 1111111 m i m s t 111 ! 11111 ; 11 t j 11111111 r : i m i i i ! 1

Persone citate: Domenico Conti, Domenico Garbarino, Gambaruto, Paolo Vittorelll

Luoghi citati: Piemonte, Rapallo, Torino