Nureyev, il più grande di Luciano Curino

Nureyev, il più grande Incontro col ballerino russo al Teatro Nuovo Nureyev, il più grande A 32 anni, è il solista più celebre del mondo, adorato dalle signore dell'alta società internazionale, estroso e imprevedibile - Stasera con il balletto della Scala presenterà L'estasi di Scriabin e l'ultimo atto della Bella addormentata « Nureyev — gli domando — pensa che ci sia un altro ballerino bravo come lei? Pensa di essere il migliore del mondo? «. Sorride: « Da tanti anni sento ripetere che sono il migliore... ». « O divento il più grande o muoio » disse qualche anno fa Rudolf Nureyev. Ma gli era facile parlare così, perché sapeva di essere il migliore di tutti, e soltanto poche sere prima aveva strappato al difficile pubblico parigino le ovazioni. che furono tributate al favoloso Nijinski. Questa sera danzerà al Nuovo con il balletto della Scala per la stagione dell'Ente Regio. Il programma, che sarà ripetuto anche nelle rappresentazioni di domani sera e di sabato pomeriggio, comprende: Concerto barocco di Baiandone su musica di Bach, L'estasi dì Roland Petit sull'omonimo poema sinfonico di Scriabin e Le nozze d'Aurora dall'ultimo atto della Bella addormentata di Ciaikowski. Nureyev danzerà nei balletti di Scriabin e dì daikowski accanto alle prime ballerine Liliana Cosi è^Vera Colombo. Ha 32 anni, è alio e bello e selvaggio con quella sua aria circassa e gli occhi verdi, e freddi. « Un monello, pettinato alla malcontenta, vestito di un vecchio Musone di cuoio... » lo descrissero i giornalisti parigini nove anni fa, quando arrivò con il teatro Kirov di Leningrado. Era amico di Evtuscenko, del poeta ricordava questa frase: « L'esistenza delle frontiere mi opprime, io trovo inammissibile non conoscere New York o Buenos Aires, io voglio passeggiare per Londra... ». Quando la troupe del balletto del teatro Kirov andò all'aeroporto di Le Bourget per ritornare a Leningrado, Nureyev « scelse la libertà ». Si disse allora che aveva preso que ta decisione per l'amore di una sudamericana. Si parlò di prossime nozze. Nureyev smentì: « Con un mestiere come il nostro — disse — è quasi impossibile sposarsi. Bisognerebbe avere un posto e un lavoro fisso, non si può avere una casa e non esserci mai ». Allora, perché si era rifiutato di ritornare nell'Unione Sovietica? Aveva risposto: « Nel mio paese la tecnica del balletto è estremamente perfezionata, Ma in Europa e in America io credo di poter arricchire i miei mezzi di espressione artistica, come I non avrei potuto fare laggiù ». Poi aveva aggiunto: « Sono rimasto qui anche perché volevo essere indipendente, libero di approfittare di tutte le buone occasioni della vita e del mio mestiere ». Il mestiere se lo era scelto lui, disubbidendo al padre che lo voleva ingegnere. A 17 anni se ne andò dì casa, a Ouga in Siberia; arrivò a Leningrado, alla scuola del teatro Kirov e tre anni dopo era celebre. « Voglio che il mio nome diventi grande: Nureyev un fenomeno davanti al quale si spalancano tutte le porte ». Ha conquistato Europa ed America, ha ballato nei più grandi teatri con le massime « vedettes », all'Opera di Stoccolma poltrone da diecimila lire si vendevano alla borsa nera a 120 mila, e la principessa Lee Radziwill, sorella dì Jacqveline Kennedy, volava da New York a Stoccolma per assistere al suo spettacolo. E' il migliore, ma non sembra soddisfatto. Sembra senza pace. Una piccola contrarietà, un minimo dissenso del pubblico lo esaspera. « Non è questo il successo che cercavo — fui confidato qualche tempo fa —. Qui corrono a vedere un artista solo se nella sua vita privata c'è qualche cosa che stuzzica la curiosità o che eccita la fantasia, non vanno a vederlo per quello che vale ». E' un uomo estroso e imprevedibile. « Hanno perfino scritto che sono pazzo », dice. Non lo è affatto. Parlavamo, ieri sera, nel camerino del Nuovo, mentre si cambiava per le prove, ed era molto gentile. « Ha altri interessi oltre alla danza? » gli ho chiesto. « Se si vuol fare bene questo lavoro, non si possono avere altri interessi. Esiste soltanto la danza ». Non gli interessano le automobili, né avere una bella casa, guadagna molto ma nessuno sa che cosa ne faccia del danaro. « II solo piacere è il lavoro », dice. Studia e prova quotidianamente, per parecchie ore, perché « devo migliorare, posso fare di più ». Un'ultima domanda: « Nureyev, sente nostalgia del suo Paese? ». Non esita a rispondere: «No. Niente nostalgia, nessun rimpianto. Il mio lavoro mi basta e non mi lascia pensare ad altro ». v Luciano Curino