Il gambero e la giraffa di Alberto Ronchey

Il gambero e la giraffa DUE FAVOLE PE^ IL PCI Il gambero e la giraffa La campagna elettorale è quasi finita; e il pei, pur aspirando a governare il Paese, non ha ancora chiarito quale grado d'indipendenza immagina di poter ottenere dall'Urss. Il vice segretario del pei, Berlinguer, s'è limitato a trattare la questione in termini di apologo. Enrico Berlinguer ha voluto sostenere alla televisione che il pei sarebbe diverso dagli altri partiti comunisti; e dunque, implicitamente, che governando in Italia farebbe cose diverse. Per convincere e rassicurare ha citato un detto di Togliatti, secondo il quale chi non riconosce la natura speciale e benigna del pei somiglierebbe a « colui che trovandosi per la prima volta di fronte a una giraffa e vedendo che l'animale è così strano, con il collo così lungo, non voglia*riconascerne l'esistenza ». In "questo eccentrico paragone risiedono tutte le garanzie offerte agli elettori circa l'indole confortante del pei. « Ho meditato — commenta Donat-Cattin -- su questo paragone. Ma la giraffa, pur con tutte le stranezze delle sue forme, se non è un cavallo o un asino, è pur sempre qualche cosa del genere. Non vorrei cadere in un errore zoologico, quel che m'importa è d'essermi fatto capire ». Un errore zoologico c'è stato. Pare che la giraffa (dall'arabo «zarafah») non appartenga agli equidi, come il cavallo e l'asino, bensì agli artiodattili ruminanti pecoriformi. Ma il punto è un altro: nessuno ci ha fatto vedere mai questa giraffa. Dunque, mostrino prima rantolale politico davvero speciale, così diverso dagli altri di cui si ha fondato timore, e poi si potrà condannare chi non vorrà dire pane al pane e giraffa alla giraffa. * * L'idea di cogliere nel regno animale proprio quell'esempio non è stata la migliore che Berlinguer (o Togliatti) potesse avere. Infatti vi è un'altra «storia naturale», ben più famosa e significativa, da ricordare al partito che cerca un proprio simbolo araldico nelle schede del naturalista, come s'addictalle nobili casate. Nel '59 domandarono a Kruscev quando i comunisti avrebbero potuto accogliere alcune forme del liberalismo occidentale, e Kruscev rispose: « Dopo che il gamberetto imparerà a fischiare». I gamberi, come tutti sanno, in genere non fischiano; ma alcuni cronisti occidentali a Mosca, per cogliere in errore l'uomo a quel tempo tenuto per infallibile nell'Urss, affrontarono una lunga serie di ricerche, dalla Bolshaja Sovetskaja Eneiklopedija alle più rare monografie della Biblioteca Lenin, e infine accertarono che una specie di gambero, osservata nelle acque del fiume Amur, poteva in effetto anche fischiare. I cronisti tentarono di dar conto della scoperta nei loro dispacci da Mosca, citando il volume, il capitolo e la pagina in cui avevano raccolto l'informazione. Ma la censura sovietica (Glavlit) semplicemente cancellò dai dispacci in inglese, in francese e in italiano quella notizia, che era costata così attente ricerche. La storia ha un seguito. Alcuni anni dopo un gambero tentò di fischiare, non già sulle rive delFAmur, ma della Moldava: si chiamava Aleksandr Dubcek. E di nuovo intervenne la censura. * * Enrico Berlinguer è un politico sottile e di riguardo. Ci dicono che oggi sia, fra i dirigenti del pei, il meno gradito ai massimi apparati del Panzerkommunismus. Non sappiamo perché egli non riesca molto grato a Mosca, dove rappresentò il pei al Vertice Rosso del giugno 1969, pronunciando un discorso in cui affioravano misurati dissensi (non oltre il « limite insuperabile della rottura »), simile ad altri discorsi che Togliatti aveva pronunciato decenni pri¬ ma (caso Trockij, caso Bucharin, ecc.) e che tuttavia non impedirono al pei d'essere poi riassorbito nell'obbedienza alla « linea generale » sovietica. Non sappiamo se davvero Berlinguer abbia la vocazione segreta d'un Dubcek; ma vediamo che numerosi anche nel pei sono gli Husak, Strougal, Indra e Bilak. Temiamo che questo Dubcek nostrano non avrebbe maggior fortuna dell'archetipo di Praga. Alberto Ronchey

Luoghi citati: Italia, Mosca, Praga, Urss