Sicilia polemica di Mack Smith di Francesco Rosso

Sicilia polemica di Mack Smith Sicilia polemica di Mack Smith Il 20 marzo abbiamo pubblicato la recensione di Francesco Rosso sulla Storia della Sicilia medievale e moderna dell'inglese Mack Smith, studioso assai noto di problemi Italiani. Nelle settimane successive, si è scatenata attorno al libro una duplice ed accesa polemica: tra gli specialisti ed anche tra gli specialisti ed i « profani u, sulla validità dei giudizi storici; e tra i politici, perché nell'opera di Mack Smith alcuni hanno visto una giustificazione di malattie attuali della Sicilia. A riassunto della polemica, pubblichiamo volentieri quest'intervento di un eminente storico « meridionalista a: il prof. Giuseppe Giarrlzzo, preside della facoltà di Lettere a Catania. Prima che alcun « chierico » avesse pronunziato un giudizio sulla Storia della Sicilia medievale e moderna di D. Mack Smith, taluni « laici » (saggisti, giornalisti, ecc.) avevano anticipato i termini di una polemica che ha poi assunto — quando gli storici ebbero espresso riserve sul libro — toni eccessivi e persino truculenti. Gli storici di mestiere sono stati invitati a dismettere il saio della pedanteria, aprendosi alla responsabilità del pubblico servizio. E' una polemica, questa, che non giova al suo obietto più serio, quando ignora o svaluta lo sforzo invero ragguardevole di ricerca e di interpretazione che sulla storia italiana ed europea la nostra storiografia ha compiuto in quest'ultimo quarto di secolo (e non son certo risultati che riguardano solo i pedanti!), e falsa al tempo stesso i termini di un onesto giudizio sulla Storia del Mack Smith. Sommari, come questo dello storico inglese, trovano validità culturale non nel gusto del raccontare o nella fluida leggibilità, bensì in una loro proposta di interpretazione unitaria che registri il livello medio del dibattito storiografico e civile sul tema in questione. Purtroppo, per quanto attiene alla storia della Sicilia, occorre dire che dibattito storiografico e coscienza culturale han realizzato nel dopoguerra risultati limitati e parziali. C'è stata qualche vetta (ricorderò per tutte il Risorgimento in Sicilia del Romeo, che c del 1950!), ma fossati oscuri e paludi dominano vasti tratti di quel paesaggio. Mack Smith non ne ha avvertito tutte le insidie, ha escluso per l'esplorazione di questa difficile storia ogni ricorso a guide e punti di riferimento mutuati alla storiografia europea più aggiornata, ed è rimasto prigioniero di tesi e schemi interpretativi propri della polemica sicilianista contro i « conquistatori ». Il tema di una Sicilia vittima, che non piccola parte ha giocato nella elaborazione dello Statuto regionale (si pensi all'art. 38 e alle tesi « riparazioniste » di Enrico La Loggia), percorre cosi tutta la sua storia. E poco importa stabilire se « la Sicilia » sia stata vittima di stranieri o di indigeni con costoro alleati a sfruttarla. Quel che risulta sterile, e sul piano storiografico e sul terreno propriamente della coscienza civile,- è questo insistere nel presentare Sicilia e Siciliani come oggetto o soggetto monolitico di « interessi nazionali » (peraltro non meglio definiti), ribadendo per quella storia l'andamento convenzionale, secondo cui prosperità e miseria seguono il ritmo alterno della libertà o servitù.politica. Anche a lasciare fuori gli arabi, perciò, la rappresentazione della « grande » età normanna ripete i tratti impostile alla fine del secolo XVIII dal Gregorio. La vicenda del Vespro resta ancorata all'alternativa polemica di M. Amari (1841): congiura o moto popolare? E la « decadenza » della Sicilia spagnuola — a poco giovando l'antiquata rappresentazione del Koenigsberger — è raffigurata con tratti convenzionali, cui dopo Vicens Vives e Chabod e Braudel non v'è chi dia credito, e che il dibattito, ancora in corso, sulla crisi del Seicento ha sostituito da tempo con più aggiornate ipotesi di ricerca. O vorremo lasciare la Sicilia fuori di questo terremoto storiografico? E un discorso analogo va fatto, dopo gli studi del Venturi e di altri, per il Settecento meridionale. La parte relativa al secoi lo XIX si avvantaggia della | più diretta conoscenza che il Mack Smith possiede dei proi blemi e delle fonti. Egli ha ' voluto però porre la mafia 1 al centro della sua narrazio¬ ne: e questa diventa, nei suoi vari aspetti, protagonista indiscussa della vicenda sociale e politica della Sicilia dal Risorgimento ai giorni nostri. Ancora un profilo della Sicilia oppressa, che non è riuscita dai Normanni a noi a trovar la strada della civiltà europea. In presenza di un discorso sulla mafia, che è ancora tutto giornalistico, il tentativo di sostituire questa interpretazione alle altre risulta per lo meno insufficiente. Esso ha procurato tuttavia a Mack Smith la pubblicizzata gratitudine di una parte cospicua della Sicilia ufficiale. Godibile, costruita con abilità grande di reporter, basata su un impianto di informazione vasto pur se consueto, animata dì quel mordente polemico che accattiva la compiaciuta complicità del lettore medio, questa Storia varrà a confortare l'immagine turistico-letteraria di una Sicilia lontana e fascinosa nei suoi insondabili misteri, negli innesti di razze e culture. La storia -nedievale e moderna della Sicilia europea resta ancora da fare. Giuseppe Giarrizzo