"Le forze cambogiane non lottano" di Giorgio Fattori

"Le forze cambogiane non lottano" Severo giudizio del comandante delle forze sud-vietnamite "Le forze cambogiane non lottano" II gen. Tri dichiara: « Non nascondo la mia totale delusione. Siamo qui per eliminare i vietcong, non per difendere il paese. Appoggeremo solo chi vuole battersi, non i vili» (Dal nostro inviato speciale) Tay Ninh, 23 maggio. Al quartier generale sudvietnamita della operazione Big One si accentua l'ottimismo dopo gli ultimi giorni di guerra in Cambogia. La città di Tay Ninh è a venti chilometri dal confine khmer e fino all'anno scorso era controllata dai vietcong. Ora il corpo d'armata comandato dal generale Tri vi ha posto la sua base. Ci si arriva da Saigon su una strada seminata di fortini e percorsa da convògli scortati, comunque da tempo fuori portata dalle imboscate viet. L'appuntamento è con il personaggio numero uno della guerra cambogiana, il generale Tri, che sta lanciando le truppe sud-vietnamite in tutto il Sud del paese, verso il porto di Sihanukville e oltre Phnom Penh, mentre gli americani sono sempre nel perimetro dei trentacinque chilometri fissato dal presidente Nixon. Tri è uno dei giovani generali della nuova ondata, leader dell'esercito americanizzato ed efficiente che si propone di sostituire in ogni ruolo le truppe Usa quando verranno ritirate dal Vietnam. Ha quarantun anni, piccolo, con la testa quasi completamente rapata. Proviene dai paracadutisti ed ha una lunga carriera alle spalle: allievo dell'accademia dì Saint-Cyr, poi di altre scuole di guerra in Francia, negli Stati Uniti e in Vietnam. Si sposta solo in elicottero e ogni mattina, dopo un giro volante al fronte, prende contatto da pari a pari con gli alti ufficiali americani. E' un uomo spericolato che l'attacco ai « santuari » ha reso di colpo famoso. Soprattutto è noto per la sincerità, anche brutale, dei suoi giudizi che offrono interessanti indicazioni sui delicati risvolti politici della guerra. « Le cose — dice il generale — stanno andando proprio bene. La nostra azione si è sviluppata in quattro fasi attorno alla regione " Becco d'anatra " con l'intento di accerchiare i vietcong. Ora tentiamo di bloccare la via di ritirata alle truppe che si ammassano nelle piantagioni francesi di caucciù, trenta chilometri oltre la frontiera. Sappiamo che nella zona opera la nona divisione nord-vietnamita. Le piogge vicine dei monsoni non ci preoccupano gran che. Fermeranno i carri leggeri ma le grandi tanks sono attrezzate per l'avanzata nel fango: e comunque il maltempo ritarderà anche i rifornimenti vietcong ». Può dire se vi è qualcosa di nuovo nei limiti di spazio e di tempo dell'azione sudvietnamita in Cambogia? « Non abbiamo per il momento alcun limite — replica il generale — ma soltanto la missione di distruggere il nemico dov'è. Per il futuro ci baseremo sul nostro servizio informazioni per decidere se è opportuno vibrare altri colpi. Naturalmente io non sono un politico e non spetta a me l'ultima parola ». Osservatori militari, anche americani, ritengono che un persistente attacco in forze in Cambogia possa scoprire le spalle in Vietnam facilitando un'offensiva dei vostri nemici nel Nord. « Francamente non vedo questo problema. Per l'attacco in Cambogia ho adoperato truppe di riserva senza toccare il dispositivo difensivo al Nord. La prova che le cose stanno come dico è che l'attività militare dei viet nel nostro paese è diminuita del quaranta per cento ». Dicono che il suo giudizio sui soldati cambogiani sia molto severo. « Non nascondo la delusione completa. E' un esercito senza morale, che non ha voglia di battersi. Ora sento che a Phnom Penh alcuni farebbero pressioni affinché ritiriamo le nostre truppe dall'interno del paese. Allora stamattina ho telefonato al generale in capo cambogiano e gli ho detto: "Guardi, se lei vuole me ne vado dalle zone dov'è il suo esercito. I miei soldati non sono in Cambogia per difendere il suo paese, ma per eliminare i viet. L'appoggio lo daremo solo a quelle truppe che intendono battersi: non intendiamo aiutare i vili" ». E' vero ohe vi tono itati incidenti fra soldati sud-vietnamiti e cambogiani? «Posso dire che ho dato ordini strettissimi di rispettare i cambogiani, civili e militari. Siamo andati in questo paese da amici, ma è evidente che non accetteremo provocazioni ». Si riferisce alle persecuzioni di emigrati sud-vietnamiti che ora lasciano il Cambogia? « Sì, con Phnom Penh le cose funzionano sul piano militare, ma su quello politico è diverso. Non direi che si sta creando un clima favorevole. So di ruberie e sequestri ai nostri contadini profughi: ebbene, prenderemo le disposizioni più energiche con i cambogiani che venissero trovati colpevoli ». L'energia di cui parla sarà diretta ' anche sulla popolazione? « Nessun provvedimento indiscriminato, ma colpiremo nel modo dovuto i cambogiani, militari o civili, che si mostreranno infidi con i sudvietnamiti ». Le parole chiarissime del generale Tri inquadrano, almeno parzialmente, lo stato d'animo latente fra Phnom Penh e Saigon. L'esercito americano avrà forse il compito di fare da arbitro fra gli alleati indocinesi che senza amarsi combattono i vietcong. Intanto contìnua la stretta attorno al Cambogia, rnn l'annuncio ufficiale che navi della VII flotta affiancano le torpediniere sud-vietnamite nel blocco delle coste fino al golfo del Siam. Si tenta su tutti i fronti di accelerare i tempi. La data del 30 giugno preoccupa relativamente il generale Tri, ma rimane sempre la scadenza militare e politica dell'attacco ai « santuari ». Giorgio Fattori *

Persone citate: Nixon