Escalation della forza di Ferdinando Vegas
Escalation della forza ANALISI Escalation della forza (Arabi ed israeliani sembrano sordi a qualsiasi appello per la pace) La crisi del Medio Oriente si è ulteriormente inasprita in questi ultimi giorni, avvicinandosi sempre più al punto di esplosione. Nuove vittime innocenti si sono aggiunte ad un elenco fin troppo lungo: i sei bambini israeliani uccisi dai guerriglieri palestinesi nell'autobus che li portava a scuola, si uniscono ai trenta bambini egiziani uccisi ai primi di aprile nella loro scuola dalle bombe d'un aereo d'Israele. Ma « calcoli di questo genere », commenta tra accorato e rassegnato The Guardian, «non sono altro che esercitazioni spettrali nella matematica della barbarie». Resta il fatto che bambini e adulti innocenti continuano ad essere massacrati. Al di là di questo doloroso lato umano, è l'aspetto politico-militare della crisi del Medio Oriente che desta le maggiori preoccupazioni. La guerra endemica, di fatto, tra arabi e israeliani, si è ormai estesa al quarto degli Stati confinanti con Israele, il Libano, che ha definitivamente, perduto la sua posizione privilegiata di oasi di pace nel Medio Oriente, anzi è divenuto l'epicentro del conflitto. Come quello giordano, anche il governo libanese si è dimostrato impotente a controllare i guerriglieri palestinesi che si sono insediati nel suo territorio e di 11 conducono le azioni terroristiche contro Israele. E Israele, applicando il principio di ritenere responsabili 1 governi arabi che ospitano i guerriglieri, dirige le sue rappresaglie anche contro il Libano. Particolarmente dura è stata l'operazione del 12 maggio, in seguito alla quale si è avuto ancora una volta l'intervento del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, concluso il 19 con una rinnovata condanna di Israele. Il testo della risoluzione del Consiglio, approvata con undici voti favorevoli, nessuno contrario e quattro astenuti (tra i quali gli Stati Uniti), è molto severo, ma in fondo non dissimile da precedenti condanne emesse dall'Onu contro Israele, compresa l'intimazione che « questi attacchi armati non possono essere ulteriormente tollerati ». Ma Tel Aviv è talmente abituata a simili giudizi dell'Onu che, pur rammaricandosene, non vi presta ascolto: l'Onu, prima di condannare Israele, avrebbe l'obbligo di garantirne la sicurezza dai continui attacchi degli arabi. Cosi le decisioni del massimo organismo internazionale vengono trascurate, con grave smacco al prestigio dell'Onu, messa nell'impossibilità di svolgere la sua naturale funzione di pace fra gli Stati in conflitto. Non solo quella dell'Onu, d'altronde, ma anche ogni altra iniziativa pacifica si è dimostrata sinora vana, come pure inconcludente risulta il tentativo dei Quattro Grandi di concordare una linea comune per risolvere la crisi. Al punto cui sono giunte le cose, dunque, non si intravede alcuno spiraglio di evoluzione positiva. Al contrario, sembra quasi che dirigenti politici ed opinione pubblica in genere si rassegnino al fatale slittamento della situazione, fingendo di ignorare quale ne sarebbe l'esito ultimo. Ferdinando Vegas 4
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