Rassegnarsi è rischioso

Rassegnarsi è rischioso Mentre in città la delinquenza aumenta Rassegnarsi è rischioso Abbiamo ricevuto centinaia di lettere di indignazione e di scoramento, di amarezza e di rabbia « D'accordo, uniamoci. Ma poi che cosa faremo? » - Questo atteggiamento rinunciatario alimenta la protervia dei criminali - Se vogliamo una Torino più sicura, non dobbiamo chiudere gli occhi I giorni scorsi abbiamo pubblicato, in questa pagina, alcuni articoli contro la delinquenza e il malcostume, che sono molto aumentati in pochi anni, continuano a crescere, e colpa di ciò è anche l'indifferenza di tutti o quasi tutti. Moltissimi lettori ci hanno scritto. In realtà, il numero di lettere ri. cevute è tanto alto che questo — della sicurezza — è uno dei problemi più vivi. Riassumiamo le lettere e riportiamo alcune frasi. Abbiamo detto del difficile compito delle forze dell'ordine e abbiamo messo In risalto. l'episodio dei carabinieri Concas e Deli morti inseguendo del ladri. « Morti sul lavoro » abbiamo commentato. La parola « lavoro » non è piaciuta a un ingegnere, che ce la rimprovera. Afferma che Concas e Dell erano « combattenti al servizio della Patria, pertanto sono caduti in servizio e vanno considerati eroi ». Avevamo scelto la parola « lavoro » perché la ritenevamo nobilissima e significa anche « dovere » o u sacrificio ». La gran maggioranza del lettori ci ha capiti. Ci ha capito Pietro Morittu: « ... un orfano non più giovanissimo di un appuntato di carabinieri che servì con onore per ben 27 anni nell'Arma benemerita. Penso di esprimere il pensiero di tutti gli orfani del collegio di San Mauro per orfani dei carabinieri, dove furono ospiti per nove anni i miei due fratelli, per plaudire a La Stampa che mette in evidenza il sacrificio di questi uomini senza retorica e falsa morale. L'articolo mi ha fatto piangere, lo confesso senza vergogna, spero che abbia fatto anche meditare quelle persone sempre pronte a sbuffare per un semplice controllo di documenti... ». Un'altra lettera, della signora Pina Casse: « Sono la mamma di un allievo sottufficiale del carabinieri, mio figlio ha 21 anni. Ho letto l'articolo sui due carabinieri morti sul lavoro. Grazie, grazie di cuore, è la prima volta che leggo qualcosa di buono per questi nostri figli che vanno contro la morte in silenzio. Grazie a nome di tutte le mamme, le spose d'Italia. Mio figlio è fiero d'indossare la sua divisa, perché — come dice lui — è onesto e pulito, infatti è un bravissimo giovane e speriamo che Dio lo protegga dai disonesti. A noi mamme e spose non resta che pregare ». CI sono parecchie altre lettere per 1 - carabinieri « morti sul lavoro » e alcune sono amare. Eccone una, di Vittorio Velatta: « Quando leggo che le vittime sono tutori della Legge, allora provo un senso di rabbia e di scoramento. Di rabbia, perché le vittime sono degli onesti cittadini ai servizio ed a salvaguardia di tutta una Nazione. Di scoramento, al vedere un continuo aumento della delinquenza; nel leggere che vengono concesse amnistie, condoni... ». « Ma perché dobbiamo essere il Paese che ha il primato delle amnistie? » domandano altri lettori. Matilde Revèlli: « ... come ristabilire l'ordine in questa giungla composta da ladri, rapinatori, scippatori, travestiti, pervertiti, belle di notte e di giorno? E' un sottobosco che vive sul sudore degli altri che lavorano; è una lebbra che verrà alimentata dall'amnistia prossima... Amarezza, sdegno, rabbia.ci sconvolgono e chiediamo a gran voce di poter lavorare onestamente in pace ». La signora Oreggia: « Scrivete che la malavita dilaga e la città deve difendersi. Dunque, d'accordo, uniamoci tutti, e quando saremo uniti che cosa faremo? Promulgheremo noi leggi contro la delinquenza dilagante? Le faremo rispettare noi queste leggi con il manico della scopa? Costruiremo noi carceri quanto basta o, meglio ancora, campi di la voro per questa bella dèltìiquenza che ha voglia dì lare tutto tranne che di lavorare? Uniamoci, torinesi, intanto il tempo passa e le cose restano come sono, anzi è piti probabile che cambino in peggio ». Il signor Giovarmi Ruspaggiari, ricordando la nostra frase « anche l'indifferenza è colpa » fa un quadro cupo di quanto vede per le strade della città e aggiunge: « ... è proprio perché il cittadino si sente abbandonato e indifeso — alludo al cittadino probo, tranquillo — che si è vieppiù rinserrato nel proprio guscio e rimane indifferente a tutto, perché se osasse, con un atto di forza, tentare di spezzare il cerchio che lo rinserra, suo malgrado, rischicrebbe troppo e inutilmente. Esempio. Due ragazzi, 17 | anni lei, 18 lui. A mezzanotte escono dal cine (in una vla centrate) e sono affrontati da cinque teppisti che offendono la ragazza. Il fidanzato reagisce energicamente. Morale: il giovane sanguinante per le botte ricevute è portato in Commissariato dagli agenti intervenuti e denunciato per " rissa " ». Sono moltissime le lettere come questa. C'è II rimpianto di una città più decorosa e gentile, c'è II desiderio d'una città più sicura. Ma c'è anche troppa rassegnazione: aumentano nelle strade la sporcizia e il fracasso, la volgarità e l'insolenza e II crimine. Non possiamo proprio farci niente? Soltanto assistere e tacere? La nostra rassegnazione alimenta la protervia della delinquenza.

Persone citate: Concas, Deli, Matilde Revèlli, Oreggia, Pietro Morittu, Pina Casse

Luoghi citati: Italia, San Mauro