Su due fronti

Su due fronti Su due fronti (Dal nostro inviato speciale) Washington, 8 maggio. La battaglia su due fronti, che Nixon sta conducendo da una settimana, procede con alterne vicende. Le operazioni militari sembrano svolgersi in maniera molto favorevole; il «fronte interno » mostra invece qualche frattura. Il Presidente è impegnato in una dura battaglia difensiva contro il Congresso, contro le università e perfino contro alcuni membri della sua amministrazione. La protesta studentesca aumenta in estensione e in profondità. Ieri si sono avute manifestazioni, non tutte pacifiche, in più di quattrocento scuole, e agli studenti rivoluzionari si sono aggiunti anche i gruppi moderati e molti professori. La « rabbia » dei giovani è attribuita a tre motivi: l'intervento in Cambogia, l'uccisione dei quattro ragazzi di Kent e l'atteggiamento sprezzante che i membri più conservatori deiranrrninistrazione Nixon, a cominciare dal vicepresidente Spiro Agnew, hanno assunto verso gli universitari. Kingman Brewster, rettore dell'Università di Yale, una delle più famose d'America, lunedì guiderà mille dei. suoi studènti e dei suoi professori a Washington, e chiederà udienza ai membri del Congresso. Ma Nixon è rimasto colpito soprattutto dal manifesto redatto da alcuni insegnanti di Harvard, che hanno occupato incarichi governativi durante le ultime cinque amministrazioni. I rappresentanti di questo gruppo, che include Edwin Reischauer, ambasciatore in Giappone ai tempi di Kennedy e di Johnson, George Kistiakowsky, già | consulente di Einsenhower, | e Richard Neustadt, ex consigliere di Truman, hanno detto che non intendono più collaborare col governo. «Ciò che il Presidente sta facendo — hanno aggiunto — è così pericoloso per il paese che abbiamo deciso di prendere pubblica posizione ». Anche fra i ministri e i funzionari di Nixon l'agitazione e il nervosismo appaiono evidenti. Due funzionari, Anthony Moffat e Arthur Klebanoff, si sono già dimessi e il ministro degli Interni ha inviato al Presidente una lettera rimproverandogli la mancanza di «interessamento» per la gioventù: ora altre crisi sono in vista. Le dimissioni dei due funzionari, che hanno appena 25 anni, possono avere una spiegazione di carattere emotivo, ma anche uomini di ben altra autorità ed esperienza rivolgono critiche al Presidente. « Un malessere sempre più profondo — scrive il Wall Street Journal — si diffonde nell' amministrazione dal momento che gran parte delle persone scelte dal Presidente per governare si trovano sempre più. fuori da ogni contatto col Capo dell'esecutivo ». Molti hanno saputo dell'intervento in Cambogia soltanto a cose fatte. Funzionari, consiglieri, esperti, convinti d'essere tagliati fuori da tutte le decisioni importanti, sostengono che la politica americana è delineata, insieme con Nixon, da tre persone soltanto: Ehrlichman e Kissinger (consiglieri rispettivamente di politica interna ed estera) e John Mitchell (ministro della Giustizia). I giornalisti attribuiscono a Mitchell ia colpa di tutte le recenti sbandate del Presidente In senso conservatore. « La responsabilità della politica estera americana — ha scritto con veemenza la Washington Post — non è più nelle mani del ministro de gli Esteri ma in quelle del ministro della Giustizia». Il Presidente, col realismo che tutti gli riconoscono, sta, prendendo atto della gravità della situazione. Quale che sia l'esito delle operazioni in Cambogia è probabile che, in seno all'amministrazione, l'equilibrio interno fra i membri conservatori e quelli relativamente progressisti in futuro sarà meglio garantito. Finora Nixon aveva lasciato notevole autonomia a Spiro Agnew e allo stesso Mitchell, soprattutto per motivi di strategia elettorale. Il Presidente infatti ritiene questi due uomini particolarmente adatti a conquistare stabili simpatie per i repubblicani negli Stati del Sud. Per ora Nixon non può recuperare i giovani; tuttavia il Presidente compie seri sforzi perché la situazione non si aggravi ancora. I governatori dei cinquanta Stati saranno invitati a impedire che il nutrito program¬

Luoghi citati: America, Cambogia, Giappone, Washington