La natura e le civiltà di Remo Cantoni
La natura e le civiltà Una scienza fuori ruolo La natura e le civiltà R. L. Beals - H. Hoijer: « Introduzione all'antropologia culturale », edizione Il Mulino, pagine 725, lire 6000. Le vicende dell'antropologia culturale, scienza di fresca data, sono poco familiari al pubblico italiano, anche a quel pubblico selezionato che segue con attenzione le metamorfosi del sapere. Se sfogliamo l'annuario ministeriale ove sono elencate le materie d'insegnamento universitario coperte da professori di ruolo, vi si trova, come è ovvio, l'Antropologia, insegnata nelle Facoltà di « Scienze ». Esiste ancora, in alcune Facoltà di « Medicina », l'Antropologia criminale, di lombrosiana memoria, anche se è divenuto inattuale l'uomo delinquente come oggetto di una indagine naturalistica che non sia analisi sociale. Non vi figura invece l'Antropologia culturale. Questa disciplina, sempre presente nel contesto delle moderne «scienze umane», è posta ai margini della nostra vita accademica. Paleo-umanisti Gli editori più sensibili moltiplicano le pubblicazioni di opere di antropologia culturale, ma in molti ambienti, per lo più « paleoumanistici » o avversi alle scienze sociali, esiste ancora una specie di reazione allergica nei confronti di questa disciplina. Essa avrebbe il torto di non avere un suo ben definito metodo di ricerca, un suo oggetto autonomo e specifico e di starsene in bilico tra natura e storia, quasi a cavaliere tra le scienze della natura e quelle della cultura. A obiezioni di questo genere è giusto replicare che l'antiquata e rigida distinzione tra natura e cultura, così cara allo storicismo idealistico, sta ormai franando ovunque sotto la spinta di un umanismo nuovo che non accet- ta più il contrasto rabbioso e sterile tra una cultura scientifica isolata dalla storia e una cultura umanistica senza fondamenti scientifici. Non sarà inutile, inoltre, ricordare che studiosi di livello internazionale come Boas, la Benedict, Durkheim, Kluckhohn, Kròber, Lévy-Briihl, Lévi-Strauss, Malinowski, Mauss, la Mead, Radcliffe-Brown, Sapir appartengono tutti, di pieno diritto, alla storia dell'antropologia culturale, anche se non riesce certo facile tracciare confini divisori netti tra le varie scienze. Etnologia, sociologia, psicologia, geografìa umana, linguistica, ad esempio, fiancheggiano sempre la ricerca antropologica. Quest'ultima è .un grande specchio in cui l'uomo contempla se stesso nella infinita varietà dei suoi comportamenti. Ma quando si parla di comportamento umano hanno voce in capitolo, come è inevitabile, anche il biologo, l'economista, lo studioso di istituzioni giuridiche e politiche. Il termine « cultura » indica oggi una realtà sociale complessa e stratificata. Le differenze sociali e culturali, tema elettivo della ricerca antropologica, non escludono i ricorsi e le continuità che testimoniano l'unità dell'uomo nelle sue strutture e funzioni di fondo. L'edizione italiana del voluminoso trattato americano di Beals e Hoijer, intitolato Introduzione all'antropologia culturale, è molto opportuna perché il testo è un accurato inventario degli argomenti e dei metodi che caratterizzano, da oltre un secolo, la ricerca antropologica nei suoi diversi indirizzi. L'opera è un'utile rassegna dei risultati conseguiti dall' antropologia dai suoi esordi evoluzionistici, in Tylor e Morgan, fino agli aspetti più recenti del funzionalismo e dello strutturalismo. Questa scienza nuova, in senso 'vichiano, indaga tutto ciò che l'uomo ha inventato come risposta creativa alla sfida dell'ambiente naturale e sociale. L'avventura umana possiamo ormai seguirla, in dimensioni spaziali e temporali sempre più vaste, dalle prime culture illetterate e tradizionali fino alle più sconvolgenti metamorfosi quantitative e qualitative che si verificano nelle nostre culture intercomunicanti e mobili. Costruzione di strumenti, raccolta e produzione del cibo, vestiario, abitazioni, trasporti, strutture della parentela, organizzazioni economiche, politiche e religiose, linguaggio, arte, educazione della personalità: ecco alcuni problemi fin troppo vasti che l'indagine antropologica deve affrontare. « Noi » e gli « altri » Non è un piacevole diversivo per smarrirsi in congetture fantasiose riguardanti l'uomo preistorico o una raccolta di curiosità sui popoli esotici. E' piuttosto un modo per conoscere e criticare noi stessi in un continuo confronto tra noi e gli altri. Ciò che l'antropologia culturale sottolinea è il polimorfismo delle culture in polemica 'con l'idea d'una monocultura egemone, punto d'arrivo d'un'evoluzione a percorso obbligato. E' tuttavia inesatto ritenere che l'antropologia coincida senz'altro con il relativismo culturale. Quest'ultimo, nelle sue forme più radicali, è anzi una semplificazione arbitraria. Il confronto critico fra i vari modi d'essere nel mondo è solo una lezione d'umiltà e un invito alla solidarietà e alla comprensione tra gli uomini. La curatrice dell'edizione italiana, Matilde Callari Galli, ha giustamente scritto nel suo pregevole saggio introduttivo: « Il progresso non è patrimonio d'una sola cultura o di una solu razza, che coerente al proprio schema si pone in testa alla cordata, e pone gli altri dietro, più o meno distanziati ». Remo Cantoni
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