Lombardi e piemontesi tutti alla "Promotrice,,

Lombardi e piemontesi tutti alla "Promotrice,, LE MOSTRE D'ARTE Lombardi e piemontesi tutti alla "Promotrice,, Cinquanta disegni di Felice Casorati, dal '19 al '63 La pittrice lana, moglie del maestro Celibidache Con la collaborazione della « Rizzoli Torino Arte » ed a cura di Gabriele Mandel la « Promotrice » ha organizzato nel suo palazzo al Valentino una grossa mostra alla quale si stenta a dare una qualificazione. Si intitola « Pittori e scultori lombardi e piemontesi » e ci si domanda, allora, come e perché vi sia inserito l'ottantaquattrenne Nino Springolo che, nato e operoso a Treviso, col suo colore delicato e limpido, con la sua figuratività gentile e naturalisticamente puntuale, è uno dei più simpatici rappresentanti della tradizionale pittura veneta. Stessa domanda per la sua conterranea Gina Roma, il cui impetuoso cromatismo tende sempre più a una specie di espressionismo astratto. Non è una mostra di tendenze, perché accanto alle squadrate 'sagome lignee (assai vicine alle carpenterie del sempre più famoso Ceroli) di Lorenzo Biolcati stanno le sensibili modellazioni di Maria Pia Fànna Roncoroni e i curiosi viluppi di radici del vigezzino Giacomo Prevosto; non di chiarificazioni culturali, perché alla rinfusa s'incontra la garbata ironizzazione della civiltà del supermarket di Giuseppe Grosso e il torbido psicologismo alla Bacon di Virgilio Bari; non di revisioni, perché un ottimo pittore come Beppe Levrero non è mutato d'una linea dall'ultima sua « personale » torinese, e così Edgardo Corbelli, Pippo Pozzi, benché talora ci offra l'occasione di approfondire conoscenze: per esempio della spigliata gra- fica di Ercole Pignatelli, di quella severa del ticinese Umaldo Monico, o della «sentimentale» pittura di Corrado Balest. Che cos'è dunque questa mostra? Per una quarantina di artisti è una possibilità di esporre gruppi d'opere abbastanza cospicui evitando il non lieve onere che comporta una « personale » in una galleria di vendita; per il pubblico è uno spettacolo che richiede un'ora di contemplazione e che se non è addirittura entusiasmante non lascia indifferenti; tant'è vero che i bollini rossi del « venduto » sono frequenti in alcune sale. A un ente culturale importante come la «Promotrice» si avrebbe il diritto di chiedere manifestazioni più impegnate e più utili appunto sul piano della cultura. * * Cinquanta disegni di Felice Casorati sono riuniti alla galleria « Narciso » (piazza Carlo Felice 18) ini una sequenza stupenda dal 1919 al '63, anno della morte dell'artista, brevemente ma succosamente presentati da Marzio Pinottini. Col '19, o press'a poco, cioè con le Scodelle e Anna Maria De Lisi, la sensibilità casoratiana si pone sotto la divisa di «r Numerus, mensura, pondus », che a lungo indicherà la direzione estetica del maestro. Dalla sequenza è dunque esclusa l'ascendenza di una pittura-musica che Lionello Venturi denunciava kandinskiana mentr'era, se mai, klimtiana. Perciò il contorno lineare fermo e continuo prende l'avvìo di una polemica antimpressionistica. *" Linea meravigliosamente plastica e duttile, che non soltanto con il tratto netto, elastico chiude la forma, ma isola la figura — quasi sempre femminile — in una solitudine, in un silenzio che non conosce, e non vuole, comunicazione. Il segno, infallibile come quello di Modigliani, ma più vàrio e più ricco, assume perciò, al di là del necessario valore formale che dà vita spontanea al volume, quel valore psicologico che tipicizza tutta l'arte di Casorati. Una indefettibile spiritualità pervade le immagini, fruga la realtà umana del modello, ne definisce la condizione morale, il suo momentaneo esistere nel tempo fuggente.'E', ogni disegno, un attimo lirico che non si dichiara, ma con estremo pudore si raccoglie in se stesso. E la prodigiosa abilità manuale dell'artista si difende dal virtuosismo ch'essa gli concederebbe con la medesima discrezione che impedisce ogni traboccare del « sentimento » pur nelle figure più patetiche. Forse nessun altro pittore italiano contemporaneo ha dato, come Casorati, col suo disegno l'equivalenza poetica della propria pittura. * * « Ioana riconosce che sì è formata e che continua a vivere nell'atmosfera poetica di Klee », riferisce Renzo Guasco nella presentazione della pittrice per la sua mostra alla « Dantesca » (Libreria Fogola, piazza Carlo Felice 19). Ma chi è la romena Ioana? E' la moglie dell'illustre direttore d'orchestra Celibidache, e non sorprende dunque di ritrovare nelle sue squisite pitture oltre la musicalità di Klee una condizione del suo ambiente domestico. Altri nomi si potrebbero fare: da Kandinsky a Mirò (che pure la signora Ioana respinge), a Mathieu; e aggiungere, su un sottofondo di esperienze internazionali, il fascino di certe suggestioni genericamente definite Zen. La pittrice ha una eccezionale sensibilità segnica e cromatica, una raffinatezza di linguaggio degna degli antichi maestri giapponesi, mar. ber.

Luoghi citati: Roma, Torino, Treviso