"Mario l'epicureo" di Walter Pater

"Mario l'epicureo" di Walter Pater "Mario l'epicureo" di Walter Pater Walter Pater: «Mario l'epicureo », Editore Einaudi, pagine 330, lire 2000. Walter Pater è uno scrittore insieme robusto e prezioso, che esige dai propri lettori un'attenzione quasi devota. La sua eleganza è inimitabile, in sommo grado eccitante e discreta: come tale, si^nega agli sguardi disincantati, sfugge itile valutazioni sommarie o frettolose. E, in ogni modo, presuppone in chi ne voglia riconoscere le risorse, se si vuole le malizie, una non improvvisata familiarità con la Ietterai tra. Prosatore geniale, come si è detto sempre, perfezionista scontento anche della perfezione, Pater mescolava alla strenua pazienza dello stilista una tormentosa, eterna insoddisfazione. Ancora oggi, a quasi ottant'anni dalla morte, l'immacolata solitudine del suo ingegno, il travaglio spirituale che troviamo al fondo del tuo cosiddetto estetismo ci fanno cauti e commossi. Come il Watteau, che crediamo d'indovinare nelle pagine bellissime dei suoi Ritratti immaginari, Pater si riconosceva soltanto nei più arditi oracoli della mente, nei pensieri più improbabili o distanti dalla realtà. Così era e così voleva essere: inquieto, incline alle seduzioni raffinate, immerso nelle discrete penombre e nelle suggestive semioscurità. Eppure, come ognuno vedrà in questo libro, gii izie alla pregevole traduzione dall'inglese di Lidia Storoni, pochi scrittori hanno conosciuto la severa disciplina, la diligenza mai stanca del Pater. Nulla lascia al caso. Le sue pagine così povere di eventi, diffìcilmente parafrasagli, ci trasmettono una contìnua tensione. Il linguaggio esatto, improntato alla più implacabile precisione, ci cattura quasi insensibilmente; non passa molto che ci sentiamo assorti e condiscendenti come davanti a un antico marmo levigato. t Gli ambienti, i costumi, descritti dal Pater con calcolata assenza di prospettiva storica, appartengono alla remota, complessa epoca del regno di Marco Aurelio. In questo scenario, dove l'immenso bagaglio d'erudizione dell'autore si concentra in poche, essenziali e stupetide stilizzazioni, sì muove il protagonista, Mario: un personaggio che proclama a ogni istante la propria inconsistenza umana. Gli insegnamenti della scuola cirenaica, i fermenti spirituali del cristianesimo trovano in lui un'eco quasi immateriale. Più che una creatura egli è infatti un indizio, che rivela la presenza d'un mito culturale. Quello che esalta nell'ascetica rinuncia ai sentimenti comuni, nel rifiuto orgoglioso della materia il primo passo verso la perfezione. Non a torto, dunque, la critica ha voluto vedere in quest'opera, pubblicata per la prima volta nel 1885, il vangelo letterario e non solo letterario della scuola preraffaellita. Antonio Debenedetti *

Persone citate: Antonio Debenedetti, Einaudi, Lidia Storoni, Pater, Walter Pater