Diavoleide di Bulgakov di Lia Wainstein

Diavoleide di Bulgakov "La sua vivacità, l'inesorabile arguzia99 Diavoleide di Bulgakov Michail Bulgakov: « Racconti», Editore Einaudi, pagine 315, lire 2800. Due autorevoli coetanei hanno espresso dei pareri complementari sulla personalità di Bulgakov. L'uno è Paustovskij, che fu suo compagno di scuola nel primo gim—sio di Kiev: « Ricordo distintamente la sua impetuosa vivacità, l'inesorabile arguzia, temuta da tutti, l'impressione di forza e di fermezza, palese in ogni sua frase... Era sempre colmo eli invenzioni, di scherzi, di mistificazioni, e trasformava l'andamento del ginnasio, a noi noto nei minimi particolari, in un susseguirsi di avvenimenti e di casi straordinari. Con le sue invenzioni, Bulgakov spostava leggermente l'ambiente, da un mondo del tutto reale, verso l'orlo di un mondo esagerato, quasi fantastico ». L'altro parere è di Fadcjcv, il quale, al contrario, conobbe Bulgakov solo nell'ultimo, penoso periodo della sua vita. 11 segretario dell'Unione degli scrittori, non avendo assistito ai funerali, e temendo che alla sua assenza venisse attribuito un « significato polìtico », che vi si vedesse un « segno di diffidenza politica », pochi giorni dopo, nel marzo del 1940, scrisse alla vedova Elena Sergejevna: « Non solo ritenevo necessario, per me era umanamente indispensabile (per sapere, capire, aiutare) di andare a trovare Mikhail Afanasjevic, e l'impressione, prodotta da lui su di me, è incancellabile. Capii subito che avevo davanti a me un uomo di straordinario talento, interiormente integro, fedele ai suoi principi e molto intelligente. La conversazione con lui, per quanto gravemente malato, era interessante come lo è di rado. Politici e letterati sanno che egli, e nell'arte e nella vita, non si è mai macchiato di una falsità politica, che il suo cammino è stato sincero e organico, e che se all'inizio (e talvolta anche in seguito) non vide tutto così come era in realtà, in questo non vi è nulla di sorprendente: peggio sarebbe stato se si fosse mostrato ipocrita ». Con tale differita giustificazione (date le circostanze, quasi ironica) Fadejev alludeva agli svariati guai che amareggiarono la vita di Bulgakov senza, tuttavia, impedirgli di lasciare delle opere tra le più equilibrate, vigorose e originali della letteratura sovietica. L'attuale volume, nel presentare dei racconti diversi, in parte ora tradotti per la prima volta, e scritti tutti tra il 1924 e il 1926, lascia un'impressione assai viva di quest'ingegno dalle molteplici facce. In quell'epoca, Bulgakov aveva da poco abbandonato la medicina per dedicarsi alla letteratura. Nel 1921 si era trasferito da Vladikavkaz a Mosca, dove lavorò in un ufficici statale chiamato « Lito », ufficio che tosto si chiuse e in guisa di liquidazione diede allo scrittore tante scatole di fiammiferi. La curiosa esperienza è appunto descritta nel primo racconto della Diavoleide, opera fantasiosamente autobiografica, mentre i Ricordi di un giovane medico (nel medesimo volume) lo è testualmente. La Diavoleide, in cui i critici contemporanei trovarono un atteggiamento « ostile » e « neoborghese », ancora in anni recenti è stata definita dalla critica ufficiale come «una rappresentazione travisata della realtà sovietica » o « un rifiuto della realtà da parte dello scrittore, che non seppe vede-e, dietro "le smorfie della NEP", il vero volto dell'epoca ». (Questo benché, oltre al vivo consenso del pubblico, perfino Gor'kij ammirasse i racconti di Bulgakov, soprattutto lo « spiritoso e abile » Uova fatali). Quanto siano fondati tali rimproveri è facile intuire, se solo si tiene presente il ricordo serbato da Paustovskij della fantasia irrefrenabile e congenita di Bulgakov adolescente. Inoltre, la letteratura di quei primi anni dopo la rivoluzione, quando la nuova, aspra vita quotidiana si andava faticosamente assestando, non poteva non rispecchiarne taluni aspetti, inevitabilmente grotteschi. Ne troviamo l'eco in varie chiavi, per esempio nella pacata cronaca autobiografica dello stesso Paustovskij, nel bonario umorismo del giovane Zoscenko, nell'atmosfera neogoticosurreale del racconto II cacciatore di topi (1923-24) di A. Grin. Per Bulgakov, l'acuto critico V. Laksin (uno dei quattro membri della redazione del Novyj Mir recentemente sollevato dalle sue responsabilità) propone la definizione di « utopia sa¬ tirica ». Questo genere si ricollega ad un'antica e gloriosa tradizione, rappresentata beninteso in primo luogo da Gogol', poi dal Dostoevskij di alcuni racconti, da Cekhov e da SaltykovSccdrin. Si fondono in esso la minuziosa, realistica descrizione di ambiente e gli aspetti grotteschi e fantastici di caratteri ed eventi. Non si tratta di allegorie, ma piuttosto di un mezzo per percepire più profondamente le contraddizioni della vita, con i suoi paradossi e i suoi lati comici, « attraverso il prolungamento delle sue tendenze ». Altri tratti eckhoviani, umanità, modestia, sobria ironia, si nolano nelle esperienze e nei quadri della provincia russa, descritti nei Ricordi di un giovane medico. Questo volume, olire a presentare tre saggi significativi dell'arte di Bulgakov (tra cui la versione integrale di Cuore di cane), consente anche di constatarne la sorprendente maturità: nella Diavoleide dell'esordiente già risùonano gli accenti che dopo tanti anni l'ormeranno una delle due trame de Il maestro e Margherita. Lia Wainstein Bulgakov con la moglie e il figlio di primo letto della donna

Luoghi citati: Kiev, Mosca