Un "Dramma della gelosia" popolare, comico e impegnato
Un "Dramma della gelosia" popolare, comico e impegnato LE ALTRE «PRIME» DEL CINEMA Un "Dramma della gelosia" popolare, comico e impegnato Il film di Scola (destinato al Festival di Cannes), con Monica Vitti e Marcello Mastroianni (Reposi) - Rispetto alla filmografia di Ettore Scola (Se permettete, parliamo di donne, La congiuntura. Il commissario Pepe), la comproduzione italo-spagnola Dramma della gelosia - Tutti i particolari in cronaca (invitata al festival di Cannes, dove dovrebbe fare buona figura), diciamo pure che costituisce un fuor d'opera, anzi un capo d'opera. E' un film popolaresco, ma tutt'altro che popolarescamente narrato; un film comico, ma tutt'altro che facile; un film sovraccarico, e qualche poco fiaccato da ambizioni stilistiche che fanno capo al rifiuto di raccontare le' cose semplicemente, dentro un tono omogeneo. Tale industriosità di linguaggio, che appare soprattutto nella seconda parte do-' ve il film accusa rigiri e lungaggini pur di giungere alla durata, ormai canonica, delle due ore, oltre che nella prima, dà felicissimi risultati ed è poi compensata da quello che ci sembra il maggior pregio di questa pellicola: una fresca intuizione dell'anima popolare, espressa senza cedimenti fino all'epilogo, quando il tragico s'innesta nel «quotidiano» senza guastarlo. Il centro invisibile del film è un processo per delitto di gelosia, processo appena filtrato nel vivo dell'azione, dove arriva per folate oratorie. Antonio, un muratore romano di 45 anni, con una moglie di 58 e figli non suoi, ricomincia a vivere dopo che ha conosciuto Adelaide, una giovane fioraia del Verano che per un po' lo ricambia di pari amore. Ma poco dopo ella conosce Nello, un « pizzettaro » fiorentino, amico di Antonio e suo compagno nella lotta di classe e allora il suo cuore si divide esattamente in due, non sapendo ella a chi dare la preferenza. Come Antonio scopre d'essere tradito, dà in escandescenze; e i varii e. spesso comici espedienti cui ricorrono gli altri due per placare la sua gelosia (la gelosia* arruffata e inesprimibile delle anime semplici), non danno altro risultato che di sequestrare Antonio in una solitudine semidemenziale. La quale diverrà intera e felice, dopo ch'egli avrà ucciso Adelaide (che andava a sposarsi con Nello), e condannato a soli cinque anni per essergli stata concessa la seminfermità di mente, potrà, liberato, appagare il suo desiderio di vivere solo con la ragazza, ridotta, s'intenda, a docile fantasma. Ecco dunque i « particolari » ironicamente evocati dal sottotitolo, e che in nessuna cronaca si troverebbero mai. Composito e in parte compiaciuto di echeggiare le più moderne tendenze di spettacolo, lo stile non è però freddo, anzi pervaso, come s'è detto, di calda simpatia per quei poveretti, cui è fatto parlare un linguaggio altrettanto spiritoso quanto medita¬ to. Del resto tutto il film, anche là dove concede ai pretesti dello spettacolo, risente di una insolita vigilanza del pensiero, di ima goduta contemplazione dall'alto. Deliziosa di tenera umanità Monica Vitti, qui « comica » nella sua vena più eletta, e degnissimi di lei un Mastroianni tutto persuaso e croccante, e il bravo Giancarlo Giannini. La bella fotografia a colori, chiamata spesso in causa dal linguaggio del regista (autore anche della sceneggiatura, con Age e Scarpelli), è di Carlo Di Palma. 1. p.
Persone citate: Di Palma, Ettore Scola, Giancarlo Giannini, Marcello Mastroianni, Mastroianni, Monica Vitti, Scarpelli, Scola
Luoghi citati: Cannes
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