Antigone fra i grattacieli

Antigone fra i grattacieli LE "PRIME,, SULLO SCHERMO Antigone fra i grattacieli « I cannibali » di Liliana Cavani, una parabola sulla violenza della società moderna - La tragedia greca ambientata nella Milano di oggi (Cristallo) — Liliana. Cavani conduce con molta serietà la professione di regista, (ne fecero fede Francesco d'Assisi e Galileo, lo conferma oggi I cannibali, da un soggetto suo proprio, sceneggiato con la collaborazione di Italo Moscati), volgendo in sé pensieri virili, antichi, quale, nell'ultimo film principalmente, quello d'un ritorno della società cristiana (in senso lato, non già confessionale) alla purezza delle origini, contro le dure opposizioni d'ogni « chiesa », sia religiosa sia laica, o per meglio dire d'ogni « collettivo » che presuma, snaturandoli, di dirigere gli uomini. Afferrata da un raptus ideologico (mistico, non vuole che si dica), la regista carpigiana che ha anche doti di scrittrice (le sue sceneggiature si tengono ritte), ci rappresenta la crisi della società contemporanea nei tèrmini di un'allegoria o, più indietro ancora, di una « profezia » medievale cui il mezzo cinematografico conferisce il carattere di un vero e proprio « Trionfo della Morte ». Quel ch'è certo, si tratta di un film così insolito e acceso, così estremo pur nella tradizione avanguardistica del cinema della contestazione, così stratificato di segni, emblemi e simboli culturali (da disgradarne i fratelli Taviani « e lo stesso Pasolini, il cui influsso, evidente nel titolo, è assai discreto nel resto o quasi nullo), così irrazionale e astorico e furibondamente antimachiavellico . (la Cavani non apparterrà alla Sinistra cattolica, ma molto bene ne esprime i voti), che solo per ciò stesso merita di essere visto: molto più che tali motivi non si lasciano mai cogliere in peccato di verbosità, ma sono orchestrati e sepolti dentro un avvincente spettacolo, contesto di atroci trovate. Strade, piazze e fin la sotterranea della Milano d'oggi sono dunque disseminate di corpi di giovani « ribelli » trucidati dalle forze dell'ordine, che la gente scansa indifferente col piede: indifferenza comandata dalle autorità, le quali vogliono che quei corpi rimangan lì, a far da esempio. 'Ma una fanciulla, che non per nulla si chiama Antigone (nel film è lievemente -adombrata la 'tragedia di Sofocle) sente pietà di:, quei martiri e specialmente d'uno^i . suo fratello, ch'ella-va cercane do in quei mucchi, tra la riprovazione della famiglia intenta al video, e dello stesso fidanzato, figliuolo, per l'appunto, del primo ministro. Ma quella pia persevera, e viene ad aiutarla un giovane sconosciuto, inferraiuolato di nero con sciarpa rossa e una conchiglia in mano, il quale parla una lingua sconosciuta, ma sente* e agisce all'unisono con lei. I due ritrovano insieme il corpo del fratello, ne raccolgono qualche altro e a tutti danno rustiche esequie, alla campagna, in sepolcreti vagamente etruschi. Ma intanto la polizia è in armi, insegue i due « delinquenti » che si travestono prima da chierici poi da soldati (qui cade un corrucciato « grottesco » di bellissimo effetto), li acciuffa e li martoria a diversi « livelli », conforme alla visione che la Cavani ha della società capitalistico-tecnologica: una sorta di ruota che nel girare schizza via i sassi che le sono incomodi e che poi variamente classifica come « ribelli », « disadatti », « degenerati » e via dicendo: i « diversi », insomma, insopportabili ad ogni società fondata sulla crudele astrazione. Mentre il fidanzato di Antigone, trascinato dalla generosa corrente, raccoglie anch'esso un cadavere, incorrendo perciò nei rigori della legge (se ne vendicherà decidendo di cancellarsi come persona fra coloro che persone non sono, cioè trasformandosi, per quanto può, in cane) Antigone è condotta all'ultimo supplizio e muore fra le braccia del giovane sconosciuto, che-dimesso frattanto dalla « neuro », l'aveva cercata per ogni dove. II film, che ha la stoffa dei sogni, tanto perde ad essere raccontato, quanto guadagna ad essere visto nel plastico macinìo dei suoi simboli (tali a volte da ricordare Bufiuel). Non vogliamo dissimulare che l'ideologia della Cavani, corretta e pacata dalla Storia quale si faceva trovare nei suoi due primi film, aveva a nostro avviso toni più persuasivi, laddove nello sbaraglio di un cinema d'avanguardia e quasi da « sottosuolo », essa non manca di correre qualche rischio in ordine alla castigatezza del gusto e dello stile, e qua e là sente il fiato dell'estetismo. D'altro canto, fra le tante invenzioni visive di questo film, ferve .un ritmo, un'alacrità,, un ardire, che non erano nella Cavani di prima. Da aggiungere che s'ingannerebbe a partito chi intendesse per « cannibali » gli uomini del potere: sono invece, per disdegnoso rovesciamento, i giovani del dissenso, giusti e reietti. L'autrice sconsiglia una lettura non prettamente laica del suo film; tuttavia è diffi¬ cile non assomigliare quei suoi giovani, che hanno per tessera di riconoscimento il segno del pesce, ai primi cristiani, per lo meno a medievali fraticelli della buona vita falciati dall'autorità dommatica. Il febbricoso Pierre Clementi e in parte anche Tomas Milian respirano agevolmente il clima del film difficile; più notevole, e fa onore al polso della Cavani, che anche Britt Ekland (Antigone), Delia Boccardo, Ma¬ rino Masè e gli altri tutti, facciano, o siano indotti a fare, il medesimo. La bella fotografia a colori di Albonico, le acconce musiche, e altri rincalzi d'un vivido spettacolo, non compromettono punto la sostanza dura, inquisiva, provocatoria di un film che non concede nulla alla speranza, nel quale assolutismo soltanto, si sente un poco, sia detto con tutto il rispetto, che l'autore è donna. Leo Pestelli

Luoghi citati: Assisi, Milano