Vogliono il Casinò, l'università e un centro per mostre di orafi di Francesco Rosso

Vogliono il Casinò, l'università e un centro per mostre di orafi Vogliono il Casinò, l'università e un centro per mostre di orafi (Dal nostro inviato speciale) Alessandria, 30 aprile. Pacatezza, riflessione, indifferenza per l'avventurismo demagogico sono le dominanti in provincia di Alessandria alla vigilia delle elezioni regionali. « Non facciamoci troppe illusioni, e soprattutto non creiamone, dicono gli esponenti politici ed i rappresentanti delle categorìe economiche; tutto dipenderà dagli strumenti operativi di cui la regione disporrà ». E' un discorso sensato; come si possono fare programmi per un ente come la regione di cui nessuno, oggi, può prevedere con esattezza le competenze? Soltanto comunisti e psiuppini, ma soprattutto questi ultimi, sanno già con certezza che cosa faranno; tenteranno con tutte le loro forze, e lo dicono apertamente, di paralizzare la giunta di. centrosinistra. Mancando per ora una visione generale sul funzionamento della Regione, è naturale che il discorso si limiti agli interessi ristretti della provincia, ai suoi problemi immediati; e qui riaffiora la profonda delusione subita dagli alessandrini ip. epoca recente per l'abbandóno ih cui fu lasciaU. dai tre verti"i del triangolo industriale t cui essi rappresentavano : centro geografico. Pareva che Torino. Milano, ma soprattutto Genova, dovessero scaricare nelle pianure alessandrine gran parte delle loro industrie esuberanti; invece, Alessandria continuò ad essere una provincia in parte agricola. Tutti mettono in evidenza la posizione di Alessandria, provincia piemontese confinante con Liguria e Lombardia, quindi con un'economia integrata nelle tre regioni. « Non mettiamo in discussione la nostra fedeltà al Piemonte — dice il comm. Luigi Illarìo, presidente della Camera di Commercio e dell'Unione Orafa di Valenza — però abbiamo legami commerciali anche con le altre regioni, legami che non debbono essere trascurati». Il dott. Carlo Taverna, capo ufficio studi della Camera di Commercio, soggiunge: « Alessandria può diventare un'area di riequilibrazione interregionale, ma distinguendo nelle scelte operative che potranno fare i nostri interlocutori, specialmente i liguri. Genova, ad esempio, dovrebbe dare qualcosa di più ad Alessandria, e darlo con migliore programmazione ». Il discorso devia sulla funzione di Torino come capoluogo della regione; se si facesse un referendum, la maggioranza degli alessandrini sarebbe per rimanere piemontese? « Ci sono frange filolombarde nel Tortonese, filoliguri nel Novese e nell'Acquese, dice il dott. Taverna; la maggioranza, però, è sicuramente per il Piemonte ». « Valenza andrebbe con Milano, dice il comm. Illario, ed è comprensibile; i rappresentanti dei novantatré paesi del mondo che acquistano gioielli da noi scendono a Milano, non a Torino. La capitale del Piemonte ci interessa solo per i gioiellieri che si riforniscono da noi, ma non è un mercato come Milano ». E che cosa chiederà Valenza alla regione? « Un centro per le esposizioni di oreficeria; siamo la prima città orafa d'Italia, ma il centro per le esposizioni l'ha avuto Vicenza, e quest'anno saranno spesi ancora tre miliardi per ampliarlo. Ma loro hanno l'on. Rumor, e noi stiamo zitti ». « Basta con questa regione che ha una testa mostruosa, Torino, ed un corpaccio flaccido formato da province sottosviluppate, dice il dott. Claudio Simonelli, assessore al comune di Alessandria per la programmazione, il decentramento industriale | è indispensabile. Alessandria i appartiene al Piemonte, ma | guarda anche a Lombardia e Liguria; quindi, nella regione, sarà la voce sovraregionale, sarà la coscienza dì una politica interregionale». Il geom. Dario Ubaldeschì, segretario provinciale del psi, ripete alTincirca gli stessi concetti; Alessandria è distante da Torino, sente le influenze economiche di Lombardia e Liguria, però, in provincia non esistono prevenzioni contro Torino ed il Piemonte. I problemi che assillano la provincia di Alessandria sono molti e diversi da città a città; Acqui, ad esempio, si sente isolata ed abbandonata. « La regione dovrà rilanciare Acqui come grande centro termale, dice l'avv. Pier Dario Mottura, sindaco di Acqui, potrà inserirla nel grande giro turistico con strade nuove ed il traforo del colle Cremolino. Inoltre, se sarà concessa una casa da gioco ad ogni regione. Acqui ha diritto ad avere quella piemontese ». A Casale i problemi sono differenti; la città è praticamente strozzata da quel solo ponte gettato sul Po. «L'autostrada Voltri-Sempione, dice il sindaco di Casale cav. Luigi Tartara, ci darà un secondo ponte, ma non sarà sufficiente; ne occorrerà un terzo per alleggerire il traffico verso Torino». Un altro problema discusso nei giorni scorsi in una tavola rotonda presieduta dal sottosegretario on. Romita è quello del decentramento uni- versitario. Ogni capoluogo di provincia rivendica il diritto ad un pezzetto dell'ateneo torinese, e molto ambita è la facoltà di Medicina contesa da tutti i centri, escluso Asti, mi sembra. Ma su questo argomento le idee non sono ancora molto chiare, anche se tutti sono concordi nel sostenere che Alessandria ha diritto ad una sua università. « Penso che non sia giustificata la pretesa di Cuneo di avere un ateneo, specie se relegato nel Monregalese, dice il dott. Simonelli. Maggiori diritti ha il progetto avanzato dall'ing Pier Maria Capuani per un ateneo fra Vercelli e Novara, ma anche Alessandria ha buoni titoli per essere sede universitaria» L'avv. Adriano Bianchi, segretario provinciale della de, afferma a sua volta che Alessandria può essere sede di un corretto decentramento universitario. «Abbiamo locali adatti per ospitare qualsiasi facoltà, fra cui Medicina; però non faremo il braccio di ferro con Novara Cuneo e Vercelli per ottenerla, presenteremo là nostra beri documentata richiesta ». Il dott. Renza Bruno, segretario provinciale del pri, non è dello stesso parere. « Un ateneo ad Alessandria? Non lo vedo; più probabile la realizzazione del Lirf » Questo Lirf è un istituto di ricerca fisico-nucleare il cui costo si aggira sui quattro miliardi, due dei quali dovrebbe spenderli lo Stato, il resto la regione; Alessandria ha molti titoli per ottenerlo. Anche il geom. Dario Ortensia, segretario provinciale del psu, ripropone gli stessi argomenti* « Non siamo d'accordo sulla facoltà di Medicina, dice, né su facoltà umanistiche; il Lirf andrebbe bene per Alessandria ». Francesco Rosso