Le due strade dei contestatori di Raniero La Valle

Le due strade dei contestatori Uomini e religioni Le due strade dei contestatori Sarà interessante vedere quali reazioni, oltre quella della critica, susciterà «I cannibali», l'ultimo film di Liliana Cavani, la giovane regista che s^i è già misurata con le figure di Francesco d'Assisi e di Galileo. Si tratta infatti di un film duro, che si direbbe fallo apposta per essere ricusato dalla società a cui viene offerto. Da un lato, perché questa società rifiuterà di riconoscersi nella spietata rappresentazione che ne danno queste immagini; dall'altro perché la risposta che la Cavani sembra suggerire non è una risposta politica, ma una risposta religiosa, ed una risposta religiosa che non sembra passare attraverso la Chiesa istituita. Questo dice con quale intransigenza la Cavani abbia voluto fare il suo discorso, senza preoccuparsi di precostituirsi dei consensi. Ma proprio per questo è un'opera provocante, la cui tematica religiosa merita di essere discussa anche fuori della sede specifica della critica cinematografica, senza pregiudicare una valutazione globale e propriamente estetica del film. La storia è quella di Antigone che seppellisce i morti, infrangendo il divieto del tiranno, che siede sui morti, ed ha bisogno di esibirne i corpi per convalidare il suo potere. I] problema proposto non è nuovo; come nell'Antigone di Sofocle, a cui il film liberamente si ispira, si tratta della superiorità della coscienza alla legge. Ma la differenza, rispetto alla tragedia sofoclea, non è solo quella che passa tra unh moderna città industriale e la Tebe di Creonte; la differenza è che il tema del primato della coscienza è diventato ormai un tema cristiano, e in quesio passaggio si è trasformato e convertito; ciò che legittima la rivolta al potere ingiusto e oppressivo, non è l'appello a un astratto criterio di giustizia 0 a una immutabile legge naturale, ma è l'urgenza irrinunciabile di un concreto gesto d'amore, che libera dalla legge che lo vieta, e fa di chi lo compie un ribelle, fino al sacrificio della vita. Ma proprio perché compiuta per amore, questa ribellione solitaria non rappresenta una fuoruscita individualistica, e perciò sterile, dal sistema; essa ha un valce oggettivamente redentivo, cioè liberante, anche nell'apparente sconfitta. E' il tema della croce, evidentemente richiamato nella scena dell'esecuzione di Antigone e del suo compagno in una piazza della città. La controprova di questo significato è nella figura di Emone, figlio del tiranno, anche lui ribelle, anche lui violatore della legge imposta dal suo « padre e padrone »; la sua protesta però non è determinata da una positiva esigenza d'amore, ma da una indignazione, da un disgusto, da una cupa rivolta contro il sistema; così non riesce ad uscirne, pur avendone individuato l'orrore; a quel punto la sua sorte non può essere che quella di un regresso verso l'animalità; fallila la rivolta della coscienza, perché non sorretta dall'amore, l'alternativa è quella di un annullamento della coscienza. Viene in mente una parola attribuita a Gesù, che si trova in un antico manoscritto dei Vangeli, e che non figura nei Vangeli canonici, ma che ha molte probabilità di essere autentica: « In quel giorno Gesù vide un uomo che lavorava di sabato e gli disse: " Uomo, se sai ciò che fai, sei beato. Ma se non lo sai, sei maledetto e trasgressore dalla legge " ». Cioè, come interpreta f. Jeremias, se trasgredisci il sabato per amore, sei libero nella tua coscienza dalla legge, ma se non lo fai per amore, sei solo un ribelle e rimani schiavo della legge. L'alternativa In fondo questa mi sembra essere l'alternativa proposta dalla Cavani: di fronte a una società autoritaria e violenta, qualunque essa sia, due sole sono le possibilità, anche per 1 « contestatori »: o « perdere » las propria vita per amore, o rientrare nel branco. C'è da vedere piuttosto fino a che punto la Cavani stessa fosse consapevole di questo significato cristiano del suo film. Certo, esso è pieno di simboli cristiani, talora di diffìcile lettura: il segno del pesce, il pane e l'uva dell'Eucarestia, la fuga, nudi, per la città, come simbolo della fuga escatologica, dinanzi a Satana seduto sul trono di Dio (« Chi è nel cam. o non ritorni indietro a prendere il suo mantella ») j ma il gesto di Antigone, di pietà verso i morti, non esprime (ino in fondo l'amore cristiano, che è amóre dei vivi; è per i vivi che si dà la vita, come insegnò il Signore quando disse: « Lasciate che i morti seppelliscano i loro morti ». Una parola con cui una versione cristiana dell'Antigone avrebbe dovuto confrontarsi. Resta da chiedersi se la allucinante città descritta da questo film, oppressa dal tallone del potere e disseminata di morti, è una città plausibile, se essa trova riscontro nell'esperienza dei nostri giorni. Certo, essa è un simbolo radicalizzato della violenza del potere; ma il nostro tempo ci ha l'atto vedere cose di fronte a cui anche questi simboli estremi impallidiscono. Basta pensare alle forche dell'Irak, o ai cadaveri trasportati dalle acque del Mekong; basta pensare ai rumori di violenza, che risuonano da ogni parte del mondo: basta pensate a come nasce, in America Latina, un « prete guerrigliero »: « Poniamo il caso — ha detto il domenicano brasiliano padre Rezende — del. prete che trova sulla porta di casa un uomo ferito in un'operazione di guerriglia e che, essendo ricercato, non può andare in ospedale. Bisogna prestargli soccorso e salvargli la vita. Da questo momento il prete è in certo modo compromesso con la guerriglia, a causa di un semplice dovere pastorale ». E basta pensare a quanto c'è di morto nelle nostre città, a cui passiamo accanto facendo finta di non vedere. Raniero La Valle

Persone citate: Cavani, Gesù, Liliana Cavani

Luoghi citati: America Latina, Assisi