Il satellite di Mao continua a suonare "L'Oriente è rosso,.

Il satellite di Mao continua a suonare "L'Oriente è rosso,. Nei trionfali commenti cinesi mancano finora le polemiche antiamericane e antirusse Il satellite di Mao continua a suonare "L'Oriente è rosso,. PECHINO non ha trasmesso alcun dato nuovo - A TOKIO si fischietta per le strade e si canta nei «nights» il motivo dell'inno nazionale trasmesso dallo spazio - I commenti a NEW YORK: la potenza del razzo vettore è giudicata «preoccupante » - La biografia del grande fisico Chien, padre del satellite, « epurato » durante l'ondata maccartista dagli Stati Uniti nostro servizio Tokio, lunedì mattina. . Tutti i giornali cinesi hanno dedicato anche ieri titoli a caratteri cubitali e la maggior parte delle pagine al lancio del primo satellite artificiale di Mao. Qualche quotidiano è uscito di nuovo in edizione straordinaria per ripetere che nel volo attorno alla Terra tutto funziona alla perfezione. L'agenzia « Nuova Cina » riferisce che il « Giornale di Pechino » è uscito con la prima pagina stampata in caratteri rossi, sulla quale campeggia la frase di Mao: « Dobbiamo costruire satelliti artificiali ». Il giornale ripete i dati sul satellite, ma non fornisce alcun elemento nuovo; indica un quadro delle ore in cui esso solca il cielo delle varie città del mondo, soffermandosi con particolare at- tenzìone sui nomi dei centri americani e russi che vengono sorvolati, ed infine mostra fotografie di manifestazioni popolari di giubilo: sì vedono studenti che ascoltano il giornale radio, operai che, secondo la dicitura, « attendono con entusiasmo che il satellite voluto da Mao passi sopra Pechino », e persone che si disputano alle edicole le ultime copie delle edizioni straordinarie. Purtroppo mancano completamente le fotografie, od anche la semplice indicazione della base di lancio, per non parlare poi di illustrazioni che mostrino il razzo vettore od i tecnici che l'hanno costruito. Quanto alla località, gli esperti giapponesi affermano che si tratta di Shuang Cheng-tsu, a circa 800 chilometri da Lop Nor, poligono di esperienze nucleari cinesi. Alcune fotografie scattate dai satelliti osservatori americani sembrano confermare questa località. Pechino ieri è apparsa di nuovo calma, come se si fosse sparsa la parola d'ordine di non eccedere nelle manifestazioni. Non vi sono più cortei né fuochi artificiali. In compenso tutti i muri della immensa capitale sono ricoperti da manifesti che inneggiano alla « prima impresa spaziale, voluta dal presidente Mao ». La nota più interessante sta nel fatto che gli entusiastici commenti sul lancio non sono accomppgnati, almeno finora, da polemiche antiamericane od antirusse: i vari portavoce insistono sul trionfale ingresso della Cina Popolare nel ristretto numero dei signori dello spazio, ma evitano di lasciare adito anche al più lieve sospetto che qualcuno pensi di utilizzare il satellite per scopi militari. A Tokio il lancio è seguito con interesse enorme. Ne è una prova il fatto che l'inno trasmesso dal satellite, invece del solito bip-bip, è diventato immediatamente popolare e viene oggi fischiettato per le strade di Tokio e cantato nei duemila night clubs della capitale. Il titolo dell'inno è « L'Oriente è rosso ». In origine si trattava di una canzone di uno spettacolo teatrale che aveva avuto notevole successo in Cina, ad opera delle varie compagnie di Stato. Dal 1966 ha sostituito come inno nazionale della Cina comunista la « Marcia dei volontari », poiché gli autori di questa, Tien Han e Nieh Erh erano stati epurati durante la rivoluzione culturale maoista. L'inno dice: « L'Oriente è rosso, sorge il sole, la Cina ha espresso un Mao [Tse-tung Egli lavora per la felicità [del popolo Il presidente Mao ama il [popolo egli è la nostra guida. Per edificare la nuova Cina, egli ci guida in avanti. Il partito comunista è co[me il sole dovunque brilli c'è la luce, dovunque c'è il partito co[munista il popolo sarà liberato ». I commenti giunti, dagli Stati Uniti si mostrano ancora divisi. Il quotidiano New York Times riconosce alla Cina il merito di una realizzazione che rientra nelle grandì tradizioni di quel paese in fatto di astronomia, una scienza in cui i cinesi primeggiavano già duemila anni addietro. «L'impresa dimostra ora — prosegue il N.Y. Times — che il progresso tecnologico in Cina è proseguito a dispetto della confusione provocata dalla rivoluzione culturale ». Altre fonti mettono l'accento sulla preoccupante potenza del razzo vettore; altri infine ricordano sarcasticamente i rimproveri lanciati non molto tempo fa dalla Cina agli Stati Uniti: « Puntate verso lo spazio e intanto dimenticate il mondo attorno a voi, che ha fame e vuole la libertà » e affermano che molti anni dovranno passare prima che gli « artiglieri spaziali di Mao » avvicinino l'arsenale statunitense. Diverse trasmissioni radio e ,diversì giornali americani hanno rievocato la carriera di Chien Hseu-shen, a cui unanimamente si attribuisce la paternità del satellite: nato nel 1909 a Shanghai, si laureò nel '34 nell'università di Ka-yo-tung poi passò in California per studiare aeronautica supersonica, e divenne rapidamente così bravo da essere nominato direttore del Jet Propulsion Center, il più importante istituto di missilistica del mondo, da cui sono usciti, fra gli altri, il razzo Saturno e la nave spaziale Apollo: alcuni fra i più strepitosi successi americani sono quindi in parte dovuti alle geniali anticipazioni di Chien. Fra i suoi assistenti era anche un italiano, il prof. Dino Dini, che ora insegna all'Università di Pisa. Nel 1950 aveva ottenuto il permesso di fare un viaggetto ad Hong Kong per rivedere alcuni parenti. La polizia eseguì un sopralluogo nel suo alloggio e vi trovò una mezza dozzina di casse, già pronte per l'imbarco, con la scrìtta « Indumenti ». Il guaio è che, invece che camicie e mutande, le casse contenevano documenti scientifici che l'America considerava segreti. Chieng sostenne invece che erano materiale di studio senza grande importanza, che egli si preparava discutere con certi amici rimasti in Cina. Erano gli anni in cui in America i maccarlhisti si scatenavano nella « caccia al- j le streghe », ed erano pure \ gli anni del trionfo del co-1 munismo e di Mao in Cina. I Chien fu arrestato, poi ri- i messo in libertà contro una \ cauzione di dieci milioni di lire, ma rimase bloccato negli Stati Uniti per cinque anni: durante i quali potè ancora insegnare, ma fu sottoposto a gravi restrizioni personali. Pazientemente. Chien lasciò passare un lustro, unì ripartì per Hong Kong con la famiglia, e questa , .. .i le autorità americane si limitarono a controllare che le casse di indumenti contenessero davvero effetti personali. Era il 13 dicembre 1956 quando Chieng raggiunse la patria Cina, e la sua prima frase fu: « L'America è un paese libero solo per gli americani ». Non aveva fogli di appunti, ma tutti ricordano che la sua memoria era davvero eccezionale. Ora non sono passati quindici anni, ed ha cominciato a prendersi qualche rivincita. Notiziario Ansa. Associated Press, France Presse a cura di Carlo Moriondo Il padre del satellite cinese: Chien Hseu-shen. Fino al 1955 insegnò negli Stati Uniti