Gli italiani all'estero e la "Dante Alighieri,,

Gli italiani all'estero e la "Dante Alighieri,, Le iniziative per gli emigrati Gli italiani all'estero e la "Dante Alighieri,, L'attività dell'associazione ha ottant'anni - Come funziona il «Comitato», organismo autonomo in cui i dirigenti sono eletti dai soci L'emigrazione ha mutato volto. Le tradizionali direttrici non sono più i continenti del nuovo mondo, ma le nazioni della Comunità europea, dove nel 1968 l'incremento del flusso migratorio è stato del 6,7 per cento; per l'Oltre Oceano, invece, vi è stata una diminuzione dell'8,8 per cento. Ha favorito questa svolta la graduale eliminazione del protezionismo e la libertà di circolazione nell'area della Cee. Bisogna però dire che è mutata anche la situazione economica interna: l'aumentata richiesta di lavoro ha fatto dell'emigrazione un atto di libera scelta, non un cammino obbligato come era un tempo. Ma la scelta di un impiego all'estero significa anche desiderio di un altro tipo di vita. Ed è a questo punto che incominciano per l'emigrante le difficoltà, dovute alla differenza di cultura e di manifestazioni sociali che egli incontra nel paese che lo ospita. Alla mutata concezione dell'emigrazione si è affiancata, però, una diversa struttura amministrativa ed una diversa azione affinché alla « tutela » di passata memoria si sostituisca poco alla volta la collaborazione tra gli emigranti e quegli organi che devono garantirne i diritti nella nazione straniera. Molti enti si sono così affiancati al Comitato consultivo degli italiani all'estero istituito dallo Stato italiano il 5 gennaio 1967, ed il sottosegretario, on. Giorgio Oliva, presidente delegato, in occasione della seconda sessione di questo Comitato, ha raccolto l'auspicio delle nostre comunità all'estero affinché « la rete della nostra presenza culturale sia tenuta aggiornata e sia estesa ai luoghi di più recente emigrazione e specialmente attraverso gli istituti di cultura e la benemerita opera, della Dante Alighieri ». Un riconoscimento, questo, che spetta di diritto ad una istituzione che vanta 80 anni di vita ed un bagaglio di esperienze strutturali' ed organizzative che le hanno permesso di dare vita al « Comitato rappresentativo degli italiani' all'estero ». Il nuovo organo, nato per rafforzare i legami tra emigranti e popolazioni, trae la sua forza e la sua ragione di essere dalla propria autonomia (i limiti cali) e non è condizionato dai placet diplomatici. Superate le barriere burocratiche, il Comitato è diventato il luogo ideale per l'incontro e la sintesi delle due culture. Eppure, ora che ad operare all'estero nel settore della cultura le associazioni sono tante, a qualcuno è sembrato che la « Dante » debba mettersi in riga con esse, per esempio, in un contesto di azioni il cui centro coordinatore sia l'Istituto di Cultura. Ma non si può oggi snaturare il Comitato degli italiani all'estero subordinandolo e quindi privandolo della sua maggiore qualità: l'autonomia. Tanto varrebbe scioglierlo, ma di diverso parere sono gli italiani che vi hanno aderito, trovandovi rispondenza alle loro esigenze. Quali sono infatti le caratteristiche di questa iniziativa della « Dante »? Autonomia e spinta dalla base: nessuna decisione viene presa al vertice od assume l'aspetto della tutela paternalistica. Come avviene questo? Il Comitato si forma per iniziativa di un gruppo promotore (minimo venticinque soci) composto da italiani e stranieri, promuove iniziative, provvede al proprio ordinamento ed elegge ogni anno in sede di assemblea generale dei soci i propri dirigenti, dispone integralmente dei propri introiti per il conseguimento dei fini sociali. p. Cer.

Persone citate: Dante Alighieri, Giorgio Oliva