Come si potranno salvare i famosi cavalli di S.Marco

Come si potranno salvare i famosi cavalli di S.Marco La sottoscrizione de "La Stampa,, per Venezia Come si potranno salvare i famosi cavalli di S.Marco La stupenda quadriga bronzea soffre di un male provocato dal progresso industriale: il metallo non più protetto dall'antica doratura è corroso dalle esalazioni chimiche di Marghera combinate con l'atmosfera salina - Non c'è altro rimedio che trasferire i cavalli nel Museo di San Marco e sostituirli con copie perfette - In un telegramma il prof. Bacchion, Primo Procuratore della Basilica, ringrazia i lettori de « La Stampa » La sottoscrizione lanciata da La Stampa per salvare 1 quattro cavalli di San Marco e gli stupendi arconi che li sorreggono ha incontrato la piena adesione di tutti gli amhienti torinesi. La somma stabilita come primo finanziamento è stata raccolta in un giorno: enti e grandi industrie hanno risposto con generosa rapidità all'appello; associazioni culturali hanno dato il loro appoggio; cittadini e ragazzi delle scuole ci hanno telefonato 11 loro plauso. Dando esempio alle altre grandi città italiane, Torino s'è inserita per prima nella gara di concreti aiuti in corso tra le Nazioni. Domenica abbiamo pubblicato un elenco di offerte: 11 totale ha già raggiunto 106.650.000. Nei prossimi giorni li consegneremo al «Proto di San Marco.», l'ing. Forlati, tecnico e magistrato di grande esperienza e prestigio, che ha l'incarico di tutelare il patrimonio artistico della Basilica veneziana. Provvederà l'eminente esperto, seguendo le direttive del Primo Procuratore prof. Bacchion, agli studi e alle opere per conservare all'Italia e al mondo 1 cavalli di San Marco. Il Primo Procuratore oi ha telegrafato: «Procuratoria San Marco di Venezia, sensibilissima alla solidarietà di Torino, esprime, commossa, viva riconoscenza al Direttore de La Stampa e ai suoi collaboratoli per il prezioso, sollecito aiuto alla soluzione dei problemi per la conservazione della Basilica di San Marco, patrimonio universale dell'arte, della cultura e della religione. Deferenti saluti ». La risposta all'appello de La Stampa per un diretto, immediato, concreto intervento nell'opera che si va predisponendo a favore dei tanti monumenti veneziani minacciati di rovina, è stata quale attendevamo dalla generosità torinese. Parecchi dei maggiori enti cittadini hanno già offerto somme che complessivamente superano i 100 milioni, e siamo certi che altri non si asterranno dalla nobile gara. La nostra iniziativa interessa soprattutto quelle élites culturali non ignare che i beni materiali hanno scarso valore se li si disgiunge da una ricchezza spirituale. Come abbiamo detto domenica, fra quei monumenti La Stampa ha scelto il più illustre, il « più grande sogno », per ripetere l'espressione di Piovene, della città lagunare unica al mondo: la basilica di San Marco. E non potendo ovviamente affrontare nel suo complesso il problema della conservazione dell'intero edificio (che del resto è tutelato in questa bisogna da non indifferenti dotazioni), ha scelto nella basilica stessa quelle presenze artistiche che a giudizio della Procuratoria di San Marco hanno più urgente bisogno d'un aiuto finanziario che ne assicuri l'integrità (o almeno salvi ciò ch'è in esse ancora salvabile), e per la difesa delle quali la Procuratoria manca di fondi: la stupenda quadriga bronzea, capolavoro d'arte greca del IV o III secolo a.C. portato da Costantinopoli a Venezia col bottino della Quarta Crociata, ed i mirabili rilievi romanici che sull'arcone del portale centrale simboleggiano le Virtù ed i Mesi. Qual sia la malattia che insidia i quattro superbi cavalli che stanno sulla facciata del San Marco ed entusiasmarono della loro bellezza Francesco Petrarca (« Quasi nitriscono e scalpitano con i piedi », scrisse il poeta di Laura durante la sua dimora veneziana), l'abbiamo chiarito ieri l'altro. Non è una malattia naturale, una specie di senescenza del metallo, che qualcuno chiama empiricamente « cancro del bronzo ». E' un male provocato dal progresso industriale, che nel caso presente spinge dagli insediamenti d'industrie chimiche a Marghera — causa prima, sotto tutti i -apporti, della crisi veneziana — le venefiche esalazioni che, combinate con l'umidità atmosferica e le nebbie saline, provocano fenomeni di corrosione sulle superfici bronzee dei cavalli, non più protette dall'antica doratura quasi tutta sparita. E non si creda trattarsi di un processo lentissimo che dia agio a interventi altrettanto lenti. Ciò potè esser vero fino a qualche decennio fa, ma oggi la situazione si fa di giorno in giorno più grave, si diffonde sempre più rapida la micidiale « vaiolatura » di quei bronzi. Vari rimedi, ripetiamo, furono presi in considerazione da un congresso internazionale di sessanta specialisti nel 1964, e finora non sperimentati. Ma il rimedio radicale, e per molti veneziani doloroso, non può essere che quello della sostituzione dei quattro cavalli con copie perfette, e del trasferimento degli originali in ambiente difeso dal nefasto inquinamento dell'atmosfera (ad esempio il Museo di San Marco, n.d.r.). Sarà un'operazione lunga, difficile, costosa,- e a pagarla confidiamo sia sufficiente la sottoscrizione de La Stampa. La rimozione della quadriga dalla terrazza non presenta alcun rischio. Già fu calata tre volte: per l'esilio a Parigi dal 1797 al 1815, per gli « sfollamenti » artistici della prima e della seconda guerra mondiale. La difficoltà consiste piuttosto nell'ottenere calchi e forme di fusione della massima precisione, che ogni buon veneziano ha il diritto di esigere perché questo suo Palladio conservi intatta l'immagine che tanto gli è cara; e questo stesso buon veneziano si persuaderà ch'è meglio una eccellente copia che un rudere in disfacimento. Anzi, per accontentarlo meglio vorremmo che, se è possibile, scrupolosamente si ripetesse la percentuale della lega metallica, tipica della fusione delle statue greche per la fortissima prevalenza del rame sugli altri componenti del bronzo: rame 97,22"'o, stagno t.22%, piombo .l.W/o (questo è il risultato dell'analisi del bronzo dei quattro cavalli). Per fortuna in Italia, per esempio a Verona, disponiamo di fonditori di grandi capacità. Sarà una stretta al cuore contemplare per qualche tempo la facciata del San Marco senza i cavalli, e poi rivederli in facsimile. Ma i fiorentini non si sono abituati a una copia del Michelangelo di piazza della Signoria? Forse anche più arduo il problema della conservazione delle sculture d'influsso antelamico dell'amine centrale, e persino più urgente di quello dei cavalli. Il prof. Valcanover, soprintendente alle Gallerie di Venezia, ha calcolato il deperimento delle opere d'arte veneziane di anno in anno a causa dell'inquinamento atmosferico, dell'umidità e della salsedine: ogni anno il ti per cento delle immagini in marmo e in pietra, il 5 per cento delle pitture murali, il 3 per cento dei dipinti su tavola e tela. Ciò significa che fra venti o trent'anni, se non si provvede subito, di queste sculture del San Marco non rimarrà più nulla. Come provvedere? Anzitutto assicurarne la perpetuità delle immagini con dei calchi accuratissimi prima che i progressivi sfaldamenti lo impe¬ discano; poi intervenire direttamente sulle opere, dopo attentissime sperimentazioni, coi pochi mezzi che per ora la scienza del restauro concede alle sculture. Queste, se di piccole dimensioni, e se movibili, possono essere consolidate impregnandole di resine sotto vuoto spinto, un metodo applicato con successo agli angeli di Tullio Lombardo della chiesa di S. Mar¬ tino. Ma ritiene il proto-architetto della Procuratoria, Ferdinando Forlati, che qualcosa di simile si possa fare per i rilievi del portale di centro, tra i più preziosi di Venezia, perché ancora una volta indicano il confluire artistico dell'Oriente e dell'Occidente sullo specchio della Laguna? La scelta fatta da La Stampa a nome dei torinesi che sanno che cosa significa Venezia nella storia del mondo civile, è quindi estremamente impegnativa. E' un'impresa, come ha scritto Piovene, di cui conosciamo la difficoltà, la vastità e l'assillo. Ma è una di quelle imprese sulle quali si misura la solidarietà morale che non deve mancare fra le genti di uno stesso Paese. Almeno lo speriamo. mar. ber.

Persone citate: Ferdinando Forlati, Francesco Petrarca, Piovene, Proto, Tullio Lombardo