Graziano Mesina elegante ed abbronzato al processo contro l' «anonima sequestri» di Mario Guerrini

Graziano Mesina elegante ed abbronzato al processo contro l' «anonima sequestri» Breve prima udienza in Corte d'Assise a Cagliari Graziano Mesina elegante ed abbronzato al processo contro l' «anonima sequestri» Cinquecento persone attendevano l'ex fuorilegge in aula - Gli imputati sono undici: avrebbero formato una banda per rapire i possidenti - Fra i testi anche l'allenatore dei rossoblu, Scopigno - Il dibattimento rinviato a lunedì (Dal nostro corrispondente) Cagliari, 15 aprile. Il processo per l'« anonirna sequestri » è cominciato stamane a Cagliari con una mezza delusione. Poche battute d'udienza e poi tutti a casa. Il processo è stato aggiornato a lunedì 20 aprile. L'« anonima sequestri » è la banda che si proponeva di agire a Cagliari, sequestrando a scopo di estorsione i più facoltosi possidenti della città. Gli imputati sono undici: otto in stato di arresto; tre a piede libero. Essi sono: Graziano Mesina, il fuorilegge di Orgosolo; il procuratore legale sassarese Baingio Piras; Antonio Ballare; Vittorio Piras; Giovanni Tranci; Giuseppe Lubìnu; Giuseppe Leonardo Musina; Pietro Buesca; Guerino Marrosu; Salvatore Sauna e l'avvocato nuorese Bruno Bagedda; i primi otto sono accusati di associazione per delinquere con l'aggravante dì « aver corso in armi le campagne », gli altri tre, di favoreggiamento a Graziano Mesina. Mesina, Ballore e Baingio Piras sono accusati anche di aver promosso e capeggiato l'organizzazione. Baingio Piras, Antonio Ballore, Vittorio Piras, Giovanni Tronci, Giuseppe Lubinu e Giuseppe Leonardo Musina, infine, sono accusati del tentativo di sequestro e dell'omicidio del commerciante cagliaritano Gianni Picciau, ucciso la notte del 23 agosto di tre anni fa. ' I grossi personaggi stamane c'erano tutti. Mancava all'inizio il solo Graziano Mesina, l'ex « numero uno » del banditismo sardo; ma il presidente della Corte d'Assise. Pili, lo ha fatto chiamare e così, anche se di malavoglia, il bandito di Orgosolo si è dovuto presentare in aula sotto buona scorta di carabinieri che l'hanno prelevato dal carcere di Buoncammino. C'era molta gente ad attenderlo, circa cinquecento persone. La curiosità ovviamente era tutta per lui. Mesina appariva in buona forma: ingrassato, anche abbronzato e con un sorrisetto ironico. Ve¬ stiva con eleganza: abito grigio, camicia colorata e cravatta. Aveva quasi l'aria di uno studentello: ha compiuto una settimana fa 28 anni, ma l'espressione quasi fanciullesca del suo volto lo fa sembrare ancora più giovane. Nella gabbia degli imputati si è seduto al fianco di due orgolesi: Giuseppe Leonardo Musina (il custode della villa di Gianni Picciau, il rappresentante della «Mercedes» ucciso sulla soglia di casa nell'agosto del 1967) e Pietro Buesca. Ha seguito con indifferenza l'udienza. Dopo le prime formalità (appello dei testimoni, degli imputati e degli avvocati della difesa) la Corte ha dovuto esaminare una richiesta di Graziano Mesina: il fuorilegge di Orgosolo ha chiesto che la sua difesa fosse affidata all'avv. Giovanni Guiso, anziché ai due legali che gli erano stati nominati d'ufficio. Ma l'avv. Guiso — come ha fatto osservare il pubblico ministero — è anche testimone in questo processo e pertanto le due posizioni sono incompatibili. La Corte sì è ritirata per decidere. Quando è tornata in aula, il presidente Pili ha annunciato che la richiesta di Graziano Mesina era stata respinta. Il bandito ha allora nominato suo difensore l'avv. Bernardo Aste. Niente in contrario da parte della Corte e quindi il processo vero e proprio è cominciato. Il primo (e anche l'unico) ad essere interrogato stamane è stato Antonio Ballore. il barbaricino amico dell'avv. Gavino Piras. E' ritenuto uno dei capi dell'« anonima sequestri » ed avrebbe partecipato anche all'omicidio di Gianni Picciau. « Si dichiara innocente o colpevole? », gli ha chiesto il presidente della Corte. « Innocente, signor Presidente — ha risposto Ballore — sono innocente ed estraneo a tutto. Sono vittima di una terribile macchinazione ». L'udienza a questo punto è stata dichiarata chiusa ed il processo aggiornato a lunedì prossimo. Prima che gli imputati venissero condotti via dai carabinieri, Graziano Mesina è stato avvicinato da alcuni giornalisti. Gli è stato chiesto se avrebbe partecipato anche alle prossime udienze del processo: « No — ha risposto — di tutta questa storia non ne voglio saper nulla; voglio stare tranquillo. Non faccio altre dichiarazioni ». Tra i testimoni a carico sono il padre ed i fratelli del commerciante Gianni Picciau, Stefano Maxia, che per incarico della polizia raccolse elementi ritenuti determinanti contro gli imputati, gli industriali cagliaritani Fodde, Trois e Vespa, i cui nomi erano nella « lista » delle persone da sequestrare: alcuni giornalisti che scrissero articoli su Graziano Mesina; Peppino Cappelli (il commerciante nuorese di carni che fu sequestrato e poi liberato da Graziano Mesina) e, infine, l'allenatore del Cagliari, Scopigno, il quale, per una circostanza fortuita, ascoltò un colloquio in un albergo cagliaritano tra persone implicate nella banda. Mario Guerrini Cagliari. Graziano Mesina in Assise (Telefoto Ap)

Luoghi citati: Cagliari, Orgosolo